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The Fortress - Recensione (LEAFF 2017 - Opening Gala)

Film di apertura del London East Asia Film Festival 2017, The Fortress è un’epica e appassionata narrazione di un episodio della storia coreana del diciassettesimo secolo, un drammatico assedio invernale

Il London East Asia Film Festival ha aperto i battenti della sua seconda edizione 2017 con il film The Fortress e con il fasto che pare stia diventando di rigore per questo giovane ma determinato festival. Una gran folla formata anche da londinesi di origini asiatiche e da ragazze armate di fiori e smartphone ha accolto gli ospiti sul red carpet. Superstar della serata è stato senza dubbio Lee Byung-hun, le cui partecipazioni in blockbuster di Hollywood come I magnifici 7 e G.I. Joe e la sua indubbia bella presenza lo hanno reso molto noto al pubblico occidentale. Insieme con il regista del film, Hwang Dong-hyuk (Miss Granny, Silenced) hanno percorso il red carpet e raggiunto il ricevimento di apertura sulla terrazza che domina Leicester Square, del mastodontico cinema Odeon. I due hanno partecipato anche ad un Q&A alla fine della proiezione.
The Fortress è un’epica e appassionata narrazione di un episodio della storia coreana del diciassettesimo secolo, un drammatico assedio invernale, ed è tratto dal romanzo di Kim Hoon Namhansanseong (La fortezza).
Siamo nel 1636 e la dinastia Joseong è storicamente alleata del governo cinese Ming. Ma il sempre più vasto e agguerrito esercito Qing della Manchuria vuole costringere il Re coreano Injo (Park Hae-il) ad unirsi a loro. A questo punto il Re, rifiutata la richiesta di alleanza, si ritira con tutta la famiglia reale, consiglieri e dignitari, in una fortezza nelle montagne. Ben presto però il sovrano realizzerà che non è stata una mossa molto saggia perché la fortezza non può assicurare una lunga permanenza vista la mancanza di cibo e vestiti caldi sufficienti per la corte e i cittadini (e i cavalli) nel rigido clima invernale.
L’assedio durerà due mesi e l’intero film copre con pignoleria tutte le faide intestine della corte e le interminabili discussioni sul da farsi che vedono da una parte i dignitari belligeranti e accecati dall’onore e dall’altra i pochi consiglieri che vogliono garantire la sopravvivenza dei civili. In particolare la narrazione focalizza sul contrasto tra il mite e umano ministro dell’interno Choi Myung-gil (Lee Byung-hun) che si batte dalla parte dei sudditi e soldati e cerca di persuadere il Re a rinunciare a combattere una guerra a cui non è preparato, e il ministro del protocollo Kim Sang-heon (Kim Yoon-seok) che ha intenzioni più bellicose e insiste nel procedere a combattere per l’onore del Paese.
La narrazione di The Fortress, anche se condita di tante piccole sotto-storie, è sostanzialmente molto semplice e non molto accade nelle due ore e mezza (!) di svolgimento. Buona parte del film è composta da discussioni molto accese tra i dignitari, sotto gli occhi di uno sconcertato e sempre più insicuro sovrano, alternate a drammatiche scene di soldati e civili che muoiono di freddo. Qua e là ci sono delle scene di battaglie, molto ben coreografate e spettacolari, grazie anche allo sfondo naturale bellissimo delle montagne innevate e ostili. Tutto ciò regala punti ad un film che è realizzato con gran sapienza e qualità tecnica ma che, duole dirlo, è anche piuttosto noioso. L’assedio alla fortezza del 1636 è stato un capitolo doloroso della storia coreana, un errore costato molte vite e finito miseramente per il Paese, ma al pubblico occidentale forse manca un aggancio emotivo per sentirsi totalmente trasportato. In realtà le storie di guerra e di resistenza sono un grande collante empatico e un potente veicolo di sentimenti transnazionali (cito, perché appena visto, il bellissimo Our Time Will Come di Ann Hui) ma a mio avviso The Fortress si dilunga troppo nelle accese ma tediose riunioni strategiche che portano il film ad un tempo di durata lungo e decisamente non necessario.
A proposito di qualità tecnica, oltre alla bella fotografia bisogna citare la colonna sonora potente e trascinante del grande compositore Ryuichi Sakamoto e le interpretazioni molto sentite di tutti gli attori e in particolare Lee Byung-hun che interpreta un personaggio molto diverso dai suoi soliti, dando prova di essere non solo un action hero ma un versatile talento.

Per concludere The Fortress è stato un buon film di apertura, epico, drammatico, bello per gli occhi e per le orecchie, ma fortemente penalizzato da un’endemica mancanza di sintesi.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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