News, recensioni, approfondimenti sul cinema asiatico

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniAsiaThe Table - Recensione (LEAFF 2017 - Stories of Women)

The Table - Recensione (LEAFF 2017 - Stories of Women)

Quattro frammenti di vita di donne alle prese con vari aspetti di una relazione, in un'antologia elegante e intelligente firmata Kim Jong-kwan

Scritto e diretto da Kim Jong-kwan, The Table è un film desueto che ha fatto una piacevole apparizione in questa edizione del LEAFF 2017 dopo aver avuto la sua premiere al Festival di Busan del 2016. Il film, elegante e intelligente, è un’antologia di quattro conversazioni intorno allo stesso tavolino, nello stesso caffè, durante lo svolgimento di una giornata. Unico testimone muto di questi dialoghi che si avvicendano è un ramoscello fiorito che adorna il tavolo e che segna la continuità della narrazione.
Nel primo episodio Yu-jin (Jung Yu-mi) è una giovane attrice già ben affermata che ha un appuntamento con un suo ex dei tempi in cui non era ancora famosa. L’incontro ha il solo scopo, per lei, di prendere un caffè e fare due chiacchiere, ma ben presto le cose prendono una piega diversa. Lui continua a portare il discorso sulla brillante carriera della ragazza, mentre lei vuole solo prendersi una pausa con qualcuno che non abbia nulla a che fare con il lavoro e lentamente comincia ad infastidirsi. Lui non molla, anzi, sembra essere ossessionato dalla fama di Yu-jin e si capisce che ne ha fatto motivo di vanto riflesso con i suoi colleghi e amici. Sono due sentieri che ad un certo punto si sono separati e hanno preso direzioni diverse e questa distanza ora danneggia anche i ricordi di un passato insieme. Lui ripete continuamente il luogo comune che il lavoro di attore cambia le persone, ma chi è veramente cambiato è proprio lui.
Il secondo episodio racconta di due ragazzi che si rincontrano dopo un po’ di tempo. I due hanno avuto solo qualche breve incontro in passato, prima che lui partisse per un lungo viaggio, lasciando la ragazza nel dubbio che il viaggio fosse una fuga da lei. Kyung-jin (Jung Eun-chae) è imbarazzata all’inizio e la conversazione vira su temi generici e futili, ma lentamente il suo viso tradisce il nervosismo e poi la frustrazione e infine si rasserena. Lo sguardo della ragazza è quasi sempre abbassato ma nonostante questo i primissimi piani rivelano delicati movimenti ed espressioni significative.
Il terzo è forse l’episodio che meno si avvicina alla nostra cultura e che quindi potrebbe risultare più freddo. Protagoniste questa volta sono due donne, la giovane Eun-hee (Han Ye-ri) sta organizzando un matrimonio e parla con la seconda donna più matura. Capiamo subito che si tratta di un matrimonio falso, perché le due discutono sull’affitto di 'comparse' per simulare gli ospiti ed Eun-hee passa all’altra, che farà la parte di sua madre, i dati e le informazioni personali per permetterle di entrare nel ruolo. Si capisce anche che le due lo hanno già fatto altre volte e che è una sorta di lavoro, probabilmente una truffa. Ma questo matrimonio è diverso dagli altri che le due hanno organizzato, è un matrimonio speciale. (Nel Q&A alla fine del film il regista ha spiegato che agli inizi della sua carriera lavorava facendo film di matrimoni, che in Corea spesso seguono una formula standard ed è normale avere gli ospiti in affitto, cosa che lui trovava tremendamente triste e questa è stata la sua fonte ispiratrice).
È sera e la giornata intorno al tavolino sta per finire. Hye-gyeong (Lim Soo-jung) è la protagonista dell’ultimo episodio. Anche qui come nel primo, una coppia di ex si incontra, ma in questo caso è per un motivo preciso. Hye-gyeong sta per sposarsi ed è tempo di dare una chiusura, in un modo o in un altro, alle storie e ai desideri non risolti. E anche qui c’è un ribaltamento di ruoli lungo lo svolgimento del breve incontro. Lui sembra quello più determinato, ma alla fine è lei che realmente accetta appieno quello che sta per avvenire.
Quattro brave attrici interpretano quattro donne, anzi quattro frammenti di vita di donne alle prese con vari aspetti di una relazione. Sono storie e situazioni molto diverse ma che sembrano avere in comune un disagio nel far combaciare sentimenti e aspettative, che siano del compagno o della società. Nonostante sia un film unicamente basato sul dialogo e sulle prove delle attrici, non è proprio una piece teatrale, al contrario ha una texture molto cinematografica con primi piani strettissimi che vanno a scovare impercettibili dettagli.

Come il regista ha fatto notare, questo non è un film commerciale, ma non cade nemmeno nella categoria del film d’autore (anche se a tratti può ricordare Hong Sang-soo) o della commedia romantica. Un film che in Corea è un po’ una rarità e che invece vorremmo vedere di più e che Kim Jong-kwan ci ha detto di voler continuare a produrre.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.