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Blank 13 - Recensione (LEAFF 2017 - In concorso)

Esordio alla regia per l'attore Takumi Saito, che porta al London East Asia Film Festival 2017 un film su una difficile relazione padre-figlio

Takumi Saito è un noto attore e modello giapponese, conosciuto tra l’altro per la serie televisiva diventata film, Hirugao, insieme ad Aya Ueto che abbiamo intervistato quest’anno a Udine. Saito debutta ora nella regia con Blank 13, un film su una difficile relazione padre-figlio che è stato presentato in concorso al London East Asia Film Festival 2017 e che si è rivelato una vera sorpresa.
Il titolo Blank 13 si riferisce ai 13 anni di vuoto (blank) nella relazione di Koji (Issei Takahashi) con il padre (Lily Franky). Quest’ultimo, un giocatore d’azzardo impenitente, aveva lasciato la moglie e i due figli bambini, scomparendo nel nulla e se da una parte questa scomparsa li aveva alleviati tutti da una vita tormentata da creditori e da un padre indifferente, dall’altra aveva costretto la madre a lavorare giorno e notte per tirare avanti, lasciando i ragazzi da soli. Tanti motivi quindi di risentimento verso quest’uomo e non sorprende che quando il fratello maggiore (Takumi Saito) di Koji annuncia di aver avuto notizie del padre 13 anni dopo la sua scomparsa, nessuno faccia i salti di gioia. L’uomo è malato e ha tre mesi di vita, ma la moglie e il figlio maggiore non hanno voglia di andarlo a trovare, sono ancora feriti e non lo hanno perdonato per quello che le sue scelte sconsiderate hanno fatto passar loro, ma Koji ha una cosa che ancora lo lega al padre ed è la loro passione comune per il baseball. Non che il padre l'abbia condivisa tanto con lui, ma quell’unica volta che lo aveva portato allo stadio e quelle poche volte che aveva tirato la palla al figlio sono tutto quello che Koji ha di suo padre e il ragazzo decide di andarlo a trovare.
Il film in realtà ha uno svolgimento non lineare e inizia con un buffo episodio del funerale dell'uomo, dove i pochi presenti sono comparati ad un altro funerale pieno di gente, nella cappella accanto e subito introduce il suo tema del valore di una persona misurato in base all’eredità affettiva lasciata nelle vite degli altri. Seguono una serie di flashback molto intensi e dolorosi che raccontano la storia dietro questa famiglia e quest’uomo e improvvisamente a metà del film appare il titolo e la narrazione cambia registro totalmente. I pochi partecipanti al funerale raccontano di loro e delle loro interazioni (principalmente legate al gioco d’azzardo) con il morto, sciorinando una serie di buffi episodi e ricordi sotto gli occhi attoniti dei figli.
Blank 13 è un film desueto nella struttura e fresco, che racconta una storia vera (di un amico del regista), non particolarmente originale ma con grande empatia e attenzione alle sfumature. Il regista era alla proiezione e alla fine ha parlato del suo film. Ha spiegato che è stato girato in una settimana e che ha usato un misto di tecniche che lo rendono indubbiamente molto interessante. I flashback hanno una fotografia molto elegante ispirata ai colori saturi di Christopher Doyle e sono vividi, toccanti e molto curati, mentre i personaggi al funerale sono sfruttati come in un documentario, senza preparazione e con solo un accenno di copione, in lunghi piani-sequenza in cui gli attori (alcuni sono attori comici, altri sono stati presi solo per l’aspetto strambo) vanno a ruota libera improvvisando un tributo. L’effetto è sorprendentemente organico e divertente. Molto interessante è anche questo improvviso cambio dal drammatico al comico, soprattutto perché di solito avviene l’opposto, e Saito ha spiegato di essersi ispirato a certi panetti giapponesi che hanno 2 o 3 gusti diversi insieme. Un’ispirazione registica decisamente inusuale, ma visto il risultato non si può che approvarla. Un’altra straordinaria presenza che aleggia in tutto il film è quella della madre (Misuzu Kanno). La vediamo poco, spesso di spalle e ha pochissime battute, ma il film è tutto filtrato attraverso il suo personaggio creando un effetto indiretto di presenza sottile ma importante.

Takumi Saito ha messo insieme Blank 13 con una gran maturità e cura per la composizione, la narrazione e la struttura. Alle domande sul suo prossimo progetto ha dichiarato che sarà qualcosa di totalmente inaspettato. Che dire, dopo Blank 13, non vediamo l’ora di essere sorpresi ancora.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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