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Star Wars: Episodio VII - Il risveglio della Forza - Recensione

Star Wars - Il risveglio della forza - Film - J.J. Abrams - 2015J.J. Abrams fa rivivere la saga di Star Wars con un nuovo attesissimo capitolo. Poche emozioni autentiche e molta nostalgia: le idee nuove scarseggiano

Sono passati circa dieci anni dall’ultimo episodio di una delle saghe più iconiche della storia del cinema (Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith, 2005), e le aspettative per l'avvio di una nuova trilogia erano ovviamente altissime. Tuttavia alcuni timori circa l'effettiva utilità di questa prosecuzione hanno trovato purtroppo conferma in Star Wars - Il risveglio della Forza, titolo che segna il definitivo avvicendamento creativo e generazionale legato all'epopea iniziata tanto tempo fa in una galassia lontana lontana.
La storia è ambientata circa trent'anni dopo Il ritorno dello Jedi, e vede una nuova minaccia incombere sulla Repubblica: dai resti dell’Impero è sorto infatti il Primo Ordine, una forza che vuole prendere il potere asservita al lato oscuro della Forza. Solo Luke Skywalker (Mark Hamill) può costituire un ostacolo, ma l'eroe è scomparso da tempo in un esilio volontario dopo un terribile evento. Due ragazzi (John Boyega e Daisy Ridley) uniranno le forze con alcune vecchie conoscenze per ritrovare Luke, scoprendo come quelli che credevano semplici miti siano in realtà l'eco di un passato assai recente che ritorna.
La sceneggiatura scritta da Lawrence KasdanJ.J. Abrams riprende i temi principali della serie, nel tentativo di riannodare i fili della storia bilanciando l’elemento di novità con quello di continuità. C’è un grande rispetto per l’immaginario fantastico creato da George Lucas, che si manifesta attraverso una sorta di premura nel dosare con attenzione riferimenti e caratteristiche proprie della saga. Eppure narrativamente il film è inaspettatamente debole, con una caratterizzazione superficiale dei personaggi e una trama costruita su alcune scelte oggettivamente forzate e frettolose. Sicuramente l’arco della storia è pensato per estendersi sulle successive pellicole, tuttavia le reticenze e le lacune evidenti conferiscono una sensazione di incompletezza al film, che si limita a esporre in maniera meccanica e lineare gli avvenimenti senza una vera alternanza dei piani del racconto. Paradossalmente manca quel tono di epicità capace di conferire un fascino quasi ancestrale e fuori dal tempo alle vicende narrate.
Anche le interazioni fra gli interpreti principali lavorano a intermittenza, intervallando momenti di grande impatto con sequenze decisamente più anonime e scarsamente incisive. I nuovi innesti offrono in qualche occasione scambi di battute fulminanti con le vecchie glorie, ma affiora anche un compiacimento ingenuo e poco accattivante nel voler giustificare a ogni costo l’emergere delle qualità dei nuovi protagonisti. Molti dialoghi mostrano una vena comica distensiva piacevole, ma non sempre pienamente riuscita: infatti, se certe trovate funzionano sfruttando il giusto equilibrio fra irriverenza e citazionismo nostalgico, altre risultano meno brillanti e dirette. Gli autori non hanno osato abbastanza per poter sviluppare una vera idea originale in grado di giustificare pienamente questo lungometraggio, limitandosi alla sterile riproposizione di un impianto narrativo già ampiamente sfruttato.
L’omaggio scade inevitabilmente nel déjà-vu, riproponendo schemi ormai abusati ed esausti che nulla aggiungono all’esperienza del pubblico. I personaggi più iconici vengono impiegati in maniera non del tutto onesta, facendo leva sul legame affettivo dello spettatore per poi sfruttarlo come grimaldello emotivo nelle svolte più importanti della trama. I nemici introdotti in questa prima parte non hanno una valenza archetipica tale da renderli subito memorabili, con una conseguente poco efficace resa drammatica. In definitiva, anche le scelte più azzardate e potenzialmente rischiose appaiono inevitabili e prevedibili, e solo l’azione diviene il vero collante per la pellicola, a scapito quindi dell’aspetto più squisitamente riflessivo e interiore.
J.J. Abrams dirige limitando in parte il proprio consueto stile ipertrofico, integrando soluzioni estetiche che ricalcano gli stilemi tipici della serie (dalle transizioni circolari ad alcune inquadrature ricreate con meticolosa precisione) all’interno di un ormai consolidato impianto visivo. La fotografia di Daniel Mindel (già collaboratore per i due Star Trek e Mission: Impossible III) sottolinea proprio questo approccio ricco di contaminazioni, ma alcune sue inaspettate variazioni cromatiche appaiono distanti dalle atmosfere dei capitoli passati. Ricco e di qualità il campionario di effetti speciali, accompagnati da un uso sostanzialmente ininfluente della terza dimensione. Lodevole il lavoro svolto utilizzando animatronic e materiale prostetico, che sposa innovazione e tradizione evocando le suggestioni fantastiche dei primi episodi. Le perplessità maggiori sono legate al concept di diversi personaggi, che spesso sembra non amalgamarsi perfettamente all’interno dell’universo distintivo di Star Wars, a cui fa invece costantemente richiamo la musica sempre potente di John Williams.
Discreta la prova del cast, nonostante qualche esitazione e una certa stanchezza mostrata da Harrison Ford e Carrie Fisher. Interessanti i ruoli di Adam Driver e Oscar Isaac, insieme all’interpretazione convincente della giovanissima Daisy Ridley.

Star Wars - Il risveglio della Forza è sicuramente un prodotto tecnicamente solido e robusto, ma non è in grado di aggiungere nulla a un mondo fantastico già ricchissimo e stratificato nell’immaginario di più di una generazione di fan. Una pellicola piacevole e ben confezionata, ma purtroppo sostanzialmente inutile.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

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