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Sopravvissuto - The Martian - Recensione

Sopravvissuto - The Martian (Ridley Scott, 2015)Ridley Scott torna alla fantascienza con Sopravvissuto - The Martian, odissea futurista permeata di ottimismo e buoni sentimenti. Un’operazione retorica e ammiccante che intrattiene senza convincere pienamente

Ridley Scott torna al genere che lo ha consacrato adattando il romanzo di fantascienza L’uomo di Marte, dello scrittore statunitense Andy Weir. La pellicola introduce quasi subito gli elementi principali della trama, catapultando lo spettatore nel centro della storia. In un prossimo futuro il programma di esplorazione spaziale della Nasa è finalmente riuscito a portare l’uomo su Marte. Grazie alla missione Ares 3, infatti, un gruppo di astronauti guidati dal comandante Melissa Lewis (Jessica Chastain) è giunto sul pianeta rosso per svelarne i misteri. Durante una tempesta di inaspettata potenza, però, l’equipaggio è costretto ad abbandonare l’avamposto di ricerca per effettuare una ripartenza di emergenza. Nelle fasi concitate dell’evacuazione, l’ingegnere Mark Watney (Matt Damon) rimane vittima di un incidente e, creduto morto, viene abbandonato dal resto dei compagni. Isolato e con pochi mezzi a disposizione, il 'marziano' dovrà lottare per la propria sopravvivenza nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi. Riuscirà la Nasa a scoprire che è ancora in vita e a organizzare una missione di salvataggio?
Drew Goddard, autore del sopravvalutato caso cinematografico Quella casa nel bosco (2012), realizza una sceneggiatura che semplifica in maniera radicale molti aspetti del romanzo originale. Si tratta di una scelta che snellisce eccessivamente le dinamiche narrative, conferendo all’intera vicenda uno sviluppo estremamente lineare e prevedibile. Rispetto a pellicole più compiaciute come Interstellar, lo spettatore è senza dubbio agevolato da una maggiore comprensione degli avvenimenti, in cui i riferimenti tecnici e specialistici sono presentati come semplici dati di fatto da sfruttare per risolvere problematiche e criticità. Ciò avviene tipicamente in modo sbrigativo e superficiale, costringendo lo spettatore a ricorrere integralmente alla sospensione dell’incredulità, dal momento che il presunto realismo scientifico attribuito alla pellicola scade più volte nell’inverosimile e nell’esagerazione iperbolica.
Anche la caratterizzazione dei personaggi è grossolana, tratteggiata con pochi elementi essenziali che non portano mai a una vera evoluzione emotiva, ma si ripetono secondo stereotipi tipici del cinema di genere. Tranne pochi momenti riusciti, non c’è una vera tensione drammatica nella descrizione del disagio (sia fisico che psicologico) vissuto dal protagonista. Si ricorre, al contrario, a un’attenuazione costante del senso di isolamento e alienazione attraverso l’uso dell’ironia e dell’irriverenza, con espedienti ammiccanti e ruffiani nei confronti del pubblico, come sottolineato anche dalla colonna sonora impertinente di Harry Gregson-Williams. In questa moderna odissea su un mondo alieno, manca paradossalmente il tema del ritorno tipico del nostos (che implica anche il distacco e la perdita): tutto prosegue in maniera scontata e poco emozionante verso l’unico finale possibile. Forse l’aspetto realmente riuscito dell’intera pellicola è il modo in cui viene scandito il trascorrere del tempo, che pone il pubblico di fronte alla vera entità delle distanze siderali che ci separano dagli altri pianeti del sistema solare. A questo si aggiunge l’ottimo ritmo con cui si dipana la storia, che mantiene vivo l’interesse senza vistosi cali di attenzione.
Ridley Scott dirige con consolidato mestiere, abbandonando i toni cupi di Prometheus e dando vita a un lungometraggio di inconsueto ottimismo. L’uso degli effetti digitali è ben calibrato e funzionale allo sviluppo narrativo, accompagnato da un discreto effetto stereoscopico e dalla fotografia assai curata di Dariusz Wolski. Interessante, in particolare, la contrapposizione fra le grandi vastità degli ambienti di Marte e il sempre più esiguo spazio vitale all’interno del quale si muove il protagonista (fino ad arrivare al limite estremo della sua stessa tuta spaziale). Buona la prova degli attori, su cui spiccano un Matt Damon in grande forma, il veterano Jeff Daniels e la sempre affidabile Jessica Chastain.

Sopravvissuto - The Martian è un prodotto di indubbio valore tecnico, impreziosito dalle interpretazioni dei suoi protagonisti, tuttavia non riesce a emozionare completamente lo spettatore, cedendo spesso alla retorica e a un buonismo eccessivo.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

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