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Humandroid - Recensione

Una immmagine di Humandroid, film di Neill BlomkampA due anni di distanza da Elysium Neill Blomkamp torna ad indagare i temi cari dell’integrazione e del rapporto uomo-macchina con il suo Humandroid, singolare racconto di formazione di un robot alla scoperta della coscienza di sé

Come per il suo lungometraggio d’esordio District 9, il regista sudafricano Neill Blomkamp trae ispirazione dalle suggestioni di un suo precedente cortometraggio (Tetra Vaal, 2004) per tentare di sviluppare con più profondità e mezzi narrativi una trama che rilegge in chiave moderna molti classici del cinema di fantascienza.
In un futuro imprecisato Johannesburg è ormai sopraffatta dalla criminalità locale, che ha reso impotenti le forze dell’ordine riducendo la città ad un campo di battaglia. Per tentare di arginare la guerriglia urbana, un’azienda produttrice di droni da combattimento rifornisce il dipartimento di polizia di un nuovo modello di androide ideato dal geniale ingegnere Deon Wilson (Dev Patel). Il brillante inventore ha in realtà un obiettivo molto più ambizioso: programmare la prima forma di intelligenza artificiale autocosciente, in grado di apprendere e relazionarsi col mondo in piena autonomia. I suoi successi, però, sembrano scontrarsi con gli interessi di Vincent Moore (Hugh Jackman), supervisore di un programma di sicurezza concorrente basato sull’utilizzo di automi da guerra comandati a distanza. Quando Wilson converte un drone danneggiato nella prima macchina senziente (chiamata Chappie, titolo originale del film prima dell’inutile e ridondante adattamento italiano), Moore decide di ricorrere ad ogni mezzo per poter annientare quella che ritiene una minaccia diretta alla sua carriera. Un aiuto imprevisto, tuttavia, sembra giungere da un’improbabile quanto sgangherata banda di piccoli criminali alla disperata ricerca di un colpo risolutivo.
Neill Blomkamp scrive con Terri Tatchell una sceneggiatura tanto debole quanto banale nell’affrontare le svolte narrative decisive della pellicola. Tutto procede in maniera lineare e scontata, e l’intreccio evolve con una prevedibilità a volte talmente ingenua da suscitare stupore. Le situazioni sono descritte in maniera approssimativa, affidando le questioni più delicate ad espedienti, reticenze ed ellissi evidenti. I riferimenti ai classici della letteratura e del cinema di genere sono numerosi, ma gli autori non vanno oltre la sterile riproposizione di argomenti ormai esausti, privi di una vera rielaborazione personale. Anche le tematiche più interessanti legate alla disumanizzazione, al confine fra vita biologica e artificiale e al concetto di coscienza e anima rimangono affrontate superficialmente. Un corto di pochi minuti poteva offrire sicuramente una fascinazione differente, ma un intero lungometraggio non è in grado di sostenere la sostanziale inadeguatezza di una storia in cui gli spunti si moltiplicano senza che venga effettuata una sintesi efficace e definitiva. Anche la prova sottotono del cast contribuisce ad aumentare la sensazione di disagio dovuta alla scarsa caratterizzazione dei personaggi.
Blomkamp dirige con cambi di registro spiazzanti, che virano bruscamente dalla commedia ammiccante al cinema d’azione più violento e grottesco. Funzionale in tal senso la fotografia del collaboratore di lunga data Trent Opaloch, che alterna il taglio realistico da presa diretta negli slum di Johannesburg ad inserti fluorescenti in stile pop-art. Di primissima qualità (come sempre nella carriera del regista) gli effetti visivi curati dalla Weta Digital: l’attore feticcio Sharlto Copley ha prestato le proprie movenze al droide Chappie attraverso una perfomance capture realistica, in grado di far interagire in maniera assai credibile i modelli digitali con l’ambiente circostante.
Interessante la colonna sonora di Hans Zimmer, che mescola i consueti toni epici al rap elettronico del gruppo sudafricano Die Antwoord (i cui membri interpretano i ruoli dei gangster coprotagonisti).

Humandroid
 è forse il film meno riuscito di Neill Blomkamp, un esperimento curioso ma inconcludente, che non riesce ad andare oltre un citazionismo sterile e spesso troppo autoreferenziale.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2

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Video

Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

1 commento

  • Azerus
    Azerus Martedì, 07 Aprile 2015 17:52 Link al commento Rapporto

    questo regista è una delusione... district 9 era un gioiellino, ma il successivo elysium mi ha deluso molto, e ora mi dite che anche questo humandroid (aspettavo di vederlo con la bava alla bocca) non è all'altezza delle aspettative. blomkamp dovrebbe ritrovare le verve dei primi lavori, però la curiosità è tanta e quindi andro a vederlo!

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