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Elle - Recensione

Paul Verhoeven ritorna dietro la macchina da presa dopo quattro anni con Elle, un film che sembrava destinato a suscitare controversie ma che in realtà sta piacendo molto proprio per il suo stile irriverente che sbaraglia gli stereotipi di genere

Paul Verhoeven ha in passato portato alla luce film di grande successo commerciale e di generi molto diversi, dal thriller alla fantascienza, ma sempre con una vena di critica ironica e analisi sociale tra le righe. Ultimamente la sua carriera sembrava aver avuto un periodo di stagnazione creativa (e anche qualche flop). Con Elle, Verhoeven torna in piena forma e ci regala un film che è impossibile rinchiudere in una ben precisa categoria o genere e che ha delle chiavi di lettura originali ed estremamente moderne.
Elle è Michèle Leblanc (Isabelle Huppert), una donna indipendente ed elegante della borghesia parigina e con un modo molto personale di gestire le proprie emozioni. Michèle è anche un donna di successo nel lavoro, presidente di una società di videogames che gestisce insieme alla sua amica più cara, Anna (Anne Consigny). Il film si apre potentemente con la scena molto forte di un violento attacco sessuale che Michèle subisce nella sua casa ad opera di un misterioso uomo mascherato. La scena è breve ma intensissima e lascia subito senza fiato. Michèle, però, proprio in contrasto alle aspettative instillate dal brutale esordio, reagisce allo stupro con indifferenza, quasi ignorandolo. Spazza via i cocci causati dall’assalto, fa un bagno caldo, ordina del sushi al telefono e una volta fatte delle analisi mediche per sicurezza e cambiate le serrature, torna al lavoro e agli amici come se niente fosse. Già questo anticipa un'originalità che il film promette e di sicuro mantiene.
Michèle ha un padre molto ingombrante, in prigione per aver commesso molti anni prima un crimine efferato su cui aleggia persino un sospetto di complicità da parte di Michèle ed è anche per questo che lei non vuole coinvolgere la polizia nella sua vita personale. Oltre all’amica Anna e al marito, gli altri personaggi che ruotano intorno a Michèle sono il suo ex marito Richard (Charles Berling), scrittore squattrinato che spera in una commissione di sceneggiatura per un videogame, suo figlio Vincent che non riesce a combinare nulla di buono e offre, insieme alla fidanzata, alcuni dei momenti più ilari del film, i suoi vicini di casa Virginie, fervente cattolica, e Patrick (Laurent Lafitte) e poi la madre con il suo toy boy e ancora i suoi impiegati della gamedesigners. Su tutti loro Michèle esercita con gusto, compiacimento e un pizzico di sadismo quello che è la chiave di lettura di tutto il film: il controllo.
Nonostante Elle sia un thriller decisamente poco ortodosso e non ci siano tradizionali colpi di scena, non voglio rivelare molto della trama perché, se come regola generale è bello farsi sorprendere al cinema, in questo film lo è particolarmente. Il trailer lo presenta come una pellicola di suspense da manuale, ma questo non è un film di vendetta da uno stupro, né un film di denuncia della violenza contro le donne o sul danno psicologico che ne consegue in queste situazioni. Michèle, che in passato è stata colpita di striscio da una violenza molto dannosa, riesce a esercitare il suo potere sotto forma di controllo, anche su un atto così annichilente come lo stupro, cambiando le carte in tavola con un aplomb tutto francese. E non bisogna scordarsi che questa è anche una sottile commedia con momenti di umorismo brillante.
Tratto dal romanzo di Philippe Djian Oh…! e adattato dall’autore stesso, Elle era destinato ad essere ambientato e girato negli USA con attori americani, ma i numerosi rifiuti delle attrici che Verhoeven aveva in mente per la parte di Michèle lo hanno fatto tornare indietro sui suoi passi e realizzare che un personaggio così inusuale era da ricercare e trovare solo nel Vecchio Continente. Nessuna delle attrici americane contattate ha avuto il senso dell’umorismo o il coraggio di esporsi in questo ruolo dalla moralità fuori dai canoni. Sinceramente non riesco a pensare un’attrice più adatta di Isabelle Huppert per questo ruolo complesso. È favolosa ed incarna totalmente il didascalico titolo. Inoltre è anche piacevole vedere che esistano ruoli di donne sexy, divertenti e provocatrici oltre i ’50.

Non dico altro. Per ora questo film potrebbe essere un probabile vincitore del Festival di Londra 2016 con il suo stile elegante e 'mondano'.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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