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Raw - Una cruda verità - Recensione

Horror dalla livrea elegante ed austera, Raw - Una cruda verità di Julia Ducournau affronta il tema del cannibalismo in una più ampia visione che esplora la carnalità e le trasformazioni del corpo

Justine è un'adolescente studiosa e timida che, seguendo le tradizioni di famiglia - tutti vegetariani fanatici e tutti veterinari - approda alla Scuola di Veterinaria: una enclave decadente e kitsch dove le matricole da subito subiscono le vessazioni dei veterani, tra feste rave e incursioni notturne nelle stanze. Il giorno del rito di iniziazione che precede la foto ufficiale annuale di inizio corso, le matricole vengono investite da una pioggia di sangue e quindi costrette a ingurgitare frattaglie animali crude, pena il ludibrio eterno. Justine obtorto collo deve soggiacere al rito spinta anche dalla sorella maggiore che nel campus è già una delle veterane.
Dapprima un diffuso eritema desquamante, poi il malore diffuso sembrano evidenziare un rifiuto del corpo della ragazza per la carne. Ben presto però, Justine inizia a sentire una irrefrenabile voglia di carne e sangue: hamburger rubati a mensa, frigorifero saccheggiato, capelli ingurgitati e poi vomitati fino al culmine del parossismo carnale che sfocia nella antropofagia in una delle scene più riuscite del film. Ma parallelamente a ciò qualcosa sembra esplodere nella giovane e timida ragazza che la trasforma in una affamata di sesso e di tutto ciò che fino ad allora non aveva conosciuto.
C’è poi il confronto con la sorella Alexia, che di fronte ai suoi comportamenti dapprima sembra provare pena, poi mostra il suo vero volto, lo specchio della sorella: la seconda parte di Raw - Una cruda verità gioca molto sul feroce dualismo tra le sorelle incentrato su scatti di rabbia animale e su momenti di sorellanza profondi. Il legame famigliare insomma emerge con tanto di colpo di scena finale risolutore di tante domande.
Proviamo ad analizzare Raw - Una cruda verità cercando di non ampliare la già lunghissima teoria di metafore più o meno nascoste abbondantemente enunciate; il film della giovane regista parigina Julia Ducournau, autentico fenomeno cinematografico da quando fu proiettato a Cannes nel 2016 dove ricevette anche il riconoscimento della Semaine de la Critique e da quando le solerti note giornalistiche narrano di svenimenti, deliqui, trambusti di stomaco scatenati dalla visione, il film - dicevamo - è anzitutto una interessantissima prova di cinema horror costruita con grande classe, dove ciò che viene mostrato, seppur a volte sopra le righe, non ha nulla del più classico dei film incentrati sul cannibalismo.
La Ducournau sembra ben più interessata a raccontarci una storia molto convenzionale nel senso che il cannibalismo non viene messo in atto da persone in qualche modo diverse, come a ricordarci che tutti potremmo esserlo, non ci sono né zombi, né psicopatici, ma una ragazzina che nel momento di travalicare il sottile confine che separa adolescenza da età adulta inizia una metamorfosi violenta che la porta a scelte estreme, probabilmente di ribellione, non tanto verso la formalità della famiglia borghese quanto verso il conformismo della ribellione che la circonda all’interno del campus. Sarebbe quindi più logico parlare di un racconto di formazione se non fosse che l’aspetto horror, seppur non così estremo come potrebbe sembrare, ha il suo peso nello svolgimento della storia. La regista però ha la brillante capacità di non affidarsi ai canoni del genere e grazie ad una regia addirittura austera riesce a incastonare le figure geometriche degli spazi con i tormenti della giovane Justine e con il suo mondo interiore che deflagra, e a mostrarci in modo convincente più i dolori corporei della ragazza e della sorella che le scene più crude, le quali, va detto, hanno sempre una impronta di eleganza stilistica.
La trasformazione del corpo e le sue sofferenze sono in effetti il filo conduttore di Raw, fino alla fine, quando tutto sarà visto sotto una luce diversa: Justine il cui corpo si squama, la sua carnalità che la porta alla ricerca del sesso sfrenato, la necessità del nutrimento umano consumato tra voracità e dolore, esaltazione e rimorso sono lì a dimostrare la normalità terrena della ragazza e ne segnano la sua ribellione definitiva.

Da molte parti Raw - Una cruda verità è stato considerato uno degli horror più belli degli ultimi anni e la lunga lista di riconoscimenti ricevuti nei festival di tutto il mondo sta a confermare questo giudizio. Di certo l’opera di Julia Ducournau funziona in ogni suo aspetto: la storia è ben scritta, la regia è superba, la tensione è sottile ma insinuante, i momenti crudi non mancano, senza cadere però nel gore, il senso di disagio che si prova nel sentirsi empiricamente legati coi cannibali è forte e, per taluni, forse disturbante e per finire, come in ogni horror che si rispetti, fondamentale c’è la prova degli attori; in tal senso Garance Marillier nel ruolo di Justine è superba nel suo assecondare la dolorosa trasformazione della protagonista e Ella Rumpf, la sorella Alexia, diventa ben presto il valido l’alter ego della protagonista in un rapporto complesso, conflittuale, a tratti con sfumature morbose, ma anche di grande complicità.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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