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Ti guardo - Desde allá - Recensione

Ti guardo - Desde allá - Film - RecensioneLabirinto narrativo ricco di troppi fili rimasti pendenti Ti guardo - Desde allá, opera prima del venezuelano Lorenzo Vigas, lascia molti dubbi e una certezza: quella di aver sprecato una grande occasione

Armando è un uomo di mezza età, metodico, grigio, vicino all'apatia, svolge il suo lavoro da odontotecnico con grande scrupolosità. Nel tempo libero abborda giovanotti di vita nelle strade di Caracas, se li porta a casa, li paga per spogliarsi mentre lui a debita distanza si masturba. Quando il caso gli mette sulla sua strada di ossessione onanistica Elder, questi si dimostra ben poco propenso a prestarsi al gioco, lo deruba e lo picchia. Nonostante ciò, Armando prova per il giovane un'attrazione che sembra andare oltre il semplice rapporto onanistico-marchettaro, motivo per cui si prende cura del ragazzo dopo che questo è stato picchiato a sangue, portandoselo a casa sua. Anche Elder sembra cambiare il suo atteggiamento verso l'uomo: scambio di confidenza sull'infanzia trascorsa, sulla vita quotidiana, e quando sarà il ragazzo ad avvicinarsi sarà Armando a respingerlo. L'uomo ha anche un altro tarlo che lo macera: la ricomparsa dell'anziano padre verso cui prova un odio sconfinato cui il giovane amico, quasi fosse una prova di amore, mette fine ammazzando il vecchio e riavvicinando a sè in maniera più tangibile Armando.
Il colpo di scena finale, a sorpresa nella sostanza, ma assolutamente necessario formalmente per la struttura del racconto, lungi dal far collimare le tessere del puzzle, scava maggiormente il cratere in fondo al quale sono depositate pericolosamente troppe cose rimaste sospese ed inespresse.
E' forse Lorenzo Vigas, qui alla sua opera prima, un abile manovratore di marionette al punto di fare dell'ambiguità e del dubbio la colonna portante del film, oppure è un furbacchione che si affida al non detto per stimolare l'immaginazione dello spettatore?
Da questo punto di vista Ti guardo - Desde allá è certamente opera che non passa inosservata, stimola il confronto, acuisce le percezioni che nascono da prospettive diverse ben oltre il lecito rischiando di rimanere un lavoro non espresso. Troppe domande che non trovano neppure un accenno di risposta, ma solo ipotesi, si parano davanti: perchè Armando odia così il padre? Perché non molla il ragazzotto una volta capito che sarà un osso duro rispetto alle sue fantasie sessuali? E viceversa perché poi una volta che Elder si decide all'approccio lo respinge? E' forse solo un gelido manipolatore che dietro le sue fantasie sessuali asettiche nasconde solo una ossessione malata? C'è un perverso legame padre-figlio tra i due?
Il volto di Armando negli ultimi fotogrammi del film, lungi dal lanciare una piccola ancora di salvataggio alla interpretazione dei troppi buchi neri, non fa altro che accentuarli. Per tale motivo Ti guardo - Desde allá, film dall'indubbia cifra stilistica, soprattutto nella capacità del regista di costruire le inquadrature e dare ampio spazio ai primi piani, in fondo in fondo lascia troppo amaro in bocca, perché la storia sarebbe anche ben costruita e le atmosfere non sono scontate, a parte un segmento iniziale fin troppo pasoliniano, ma la sensazione più tangibile rimane quella di aver partecipato ad un sottilmente perverso gioco al gatto e al topo.

Quello che invece è chiarissimo è la eccellente prova (l'ennesima) di Alfredo Castro nel dare corpo ad un personaggio che nella sua glacialità ossessiva oscilla pericolosamente tra la vittima ed il carnefice, candidandosi decisamente al Premio come migliore interprete maschile della 72esima Mostra del Cinema di Venezia.

 

Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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