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Intervista al regista Kohki Hasei e al produttore Flaminio Zadra per Blanka

Un regista emergente dal grande avvenire e un produttore italiano coraggioso ci parlano di un piccolo gioiello: Blanka, coproduzione tra Italia e Giappone che ha esordito con successo alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia

Segnatevi questo nome: Kohki Hasei. È un regista giapponese da tenere d’occhio, classe ’75, con un passato nel mondo dell’arte, della moda e della musica sotto varie forme (fotografo, regista di videoclip, gallerista) prima del salto nel cinema con alcuni progetti in ambito documentaristico che gli hanno permesso di farsi le ossa dietro la macchina da presa. Nel 2014 è entrato nell’orbita della Biennale College, ovvero l’iniziativa della Mostra del Cinema di Venezia voluta fortemente da Alberto Barbera per promuovere nuovi talenti a cui dare la possibilità di girare lungometraggi a micro budget con l’aiuto di professionisti che seguono tutte le fasi della realizzazione. Kohki Hasei ha avuto un alleato al suo fianco per spuntarla sugli altri 11 registi che come lui ambivano ad ottenere il supporto della Biennale College: è stato Flaminio Zadra, produttore indipendente italiano molto attivo in Germania (ha contribuito alla realizzazione di tre film di Fatih Akin), a sostenerlo con coraggio per un lungometraggio che sulla carta qualsiasi altro produttore avrebbe probabilmente ‘scansato’ come la peste. Il frutto della loro collaborazione è Blanka, un piccolo-grande film che ha riscosso un consenso unanime dopo la premiere alla 72esima Mostra del Cinema.
Blanka è uno di quei rari esempi di cinema che sanno raccontare un’infanzia negata in contesti socialmente e umanamente disagiati posizionando la macchina da presa ad altezza di bambino, senza però frapporre tra l’obiettivo e i personaggi le classiche trappole emotive a cui ci ha abituato tanto cinema degli ultimi anni: nessun giudizio morale, nessuna denuncia sociale, niente pietismi e lacrime a comando per esorcizzare sensi di colpa del pubblico occidentale verso chi se la passa peggio di noi. Hasei inquadra con una sensibilità unica la realtà nel suo farsi, in tutta la sua crudezza, assumendo il punto di vista di bambini che si trovano ad affrontare un contesto pericoloso e difficile.
Ambientato in una Manila fatiscente, il film segue il peregrinare di una ragazzina di strada di 11 anni (la Blanka del titolo) abbandonata dalla madre che, per sopperire alla mancanza della figura materna, escogita un piano: mettere da parte abbastanza soldi per 'affittarne' una nuova.
In un crescendo di situazioni cariche di un’umanità senza punti di riferimento, si fa breccia l’idea che la famiglia possa essere composta da chiunque ti voglia bene: alla fine è questa consapevolezza che donerà a Blanka una nuova vita e la commozione giunge quasi inaspettata sui titoli di coda.
Il film sta facendo il giro dei festival: recentemente ha partecipato tra gli altri al Festival di Busan, al Taipei Golden Horse Film Festival e al KIFF - Kolkata International Film Festival in India, dove ha vinto il premio NETPAC (Network for the Promotion of Asian Cinema). È notizia di pochi giorni fa che il film sarà inoltre distribuito in Francia dalla ASC Distribution nel 2016. Speriamo di vederlo presto anche in Italia.

In occasione della presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo incontro il regista e il produttore per parlare di come è nato e si è sviluppato Blanka e di quali potrebbero essere i prossimi impegni professionali di Hasei e Zadra. Di seguito il video dell’intervista. Buona visione!

 

 

 

 

 (Intervista a cura di Francesco Siciliano e Davide Parpinel)


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