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Ave, Cesare! - Recensione

Ave, Cesare! - Film - 2016 - RecensioneI fratelli Coen dirigono una commedia ambientata negli ultimi anni dell'Età d'Oro di Hollywood in cui seguiamo le vicende di Eddie Mannix, il 'fixer' dei Capitol Studios alle prese con il rapimento della star del filmone storico in produzione Ave, Cesare!

Tornano i fratelli Coen con Ave, Cesare!, un film che riprende tematiche e ambientazioni delle loro prime produzioni, come Burton Fink e Mister Hula Hoop. L’intero film è in realtà una serie di chicche autoreferenziali, cameo di collaboratori regolari e riferimenti alla reale industria cinematografica americana, tanto che i cinefili accaniti potranno andare avanti per mesi a smascherare personaggi, trovare le fonti di ispirazione e risalire a citazioni.
Ave, Cesare! è ambientato a Hollywood nel 1951 e segue una giornata nella vita di Eddie Mannix (Josh Brolin), uno studio executive realmente esistito che lavorò negli Anni '50 per la Metro-Goldwyn-Mayer. Il Mannix dei Coen lavora per i Capitol Studios (stesso nome degli Studios di Burton Fink) e il suo lavoro consiste nel risolvere problemi e assicurarsi che le produzioni lavorino tranquillamente. Eddie è un uomo tormentato dal sentimento contrastante di amore/odio per il suo lavoro e dai sensi di colpa derivati dalla ossessiva determinazione di essere un buon cattolico e un buon marito. Gli intoppi che deve cercare di risolvere sono di varia natura, spaziano dal recuperare un’attricetta scoperta sul set di foto sconvenienti, al tenere a bada le due gemelle giornaliste di gossip e rivali Thora e Thessaly Thacker (interpretate entrambe da una Tilda Swinton in ottima forma e stravaganti cappellini).
I Capitol Studios hanno varie produzioni in corso, ognuna con i suoi impicci e intoppi che Mannix pazientemente cerca di spianare. Passando da un problema all’altro, da una produzione all’altra, il film ci risucchia dentro questi bellissimi set e spezzoni di film immaginari che sono uno splendido tributo al cinema dell’epoca. C’è un grandioso musical acquatico di nuoto sincronizzato alla Esther Williams con la petulante star DeeAnna Moran (Scarlett Johansson). C’è un balletto tip-tap di marinai con il bel divo Burt Gurney (Channing Tatum) in stile Gene Kelly. Un western un po’ commerciale, veicolo del giovane e noto attore cowboy e virtuoso del lazo Hobie Doyle (Alden Ehrenreich) che in una divertentissima gag viene anche imposto come improbabile attore drammatico al regista snob e affettato Laurence Laurentz (Ralph Fiennes) che sta girando Merrily We Dance.
Ma l’intoppo più rognoso riguarda la produzione più importante, Ave, Cesare!, un kolossal storico tra Quo Vadis e Ben Hur che include, oltre a bighe, daghe e centurioni, anche la storia di Gesù CristoGeorge Clooney è Baird Whitlock, il protagonista del film che viene rapito in pieno giorno durante le riprese e di cui Mannix si deve urgentemente occupare.
I Coen ripropongono in questo film tutti i loro marchi di fabbrica, la fotografia satura di luce e di dettagli, i dialoghi serrati e le riprese in grandangolo dei bizzarri personaggi, alcune spassose perle di gag, dei contributi geniali (Frances McDormand è uno dei migliori) e il tema della religione (c’è una scenetta divertente con Mannix in riunione con esperti di varie religioni per accertare la correttezza della trama di Ave, Cesare!).
Nonostante tutti questi ottimi elementi però, il film lascia un po’ a bocca asciutta. Probabilmente perché lo scheletro è un po’ debole, manca una storia forte. Le motivazioni del rapimento e lo svolgimento dell’evento non sembrano essere particolarmente rilevanti: il binario della narrazione deraglia spesso a favore dei siparietti delle produzioni del Capitol, dei lunghi dialoghi, delle storie delle star appena accennate e presto mollate, rendendo la corsa un po’ sconnessa e con buche qua e là. L’impressione che lascia è che le parti siano migliori della loro insieme.

Ave, Cesare! è indubbiamente una 'lettera d’amore', 'tributo', 'ode', 'inno' (e chi più ne ha più ne metta) al cinema, con trovate spassose e prestazioni impeccabili, ma questo film mi ha lasciato con un senso di leggera delusione e incompletezza. Da vedere, ma per me non uno dei migliori dei Coen.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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