Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaMaudite Poutine - Recensione (Venezia 73 - Orizzonti)

Maudite Poutine - Recensione (Venezia 73 - Orizzonti)

Maudite Poutine - Film - 2016 - RecensioneL'opera prima del regista canadese Karl Lemieux è un vacuo esercizio stilistico, per buoni tratti anche riuscito, non sorretto da una storia che abbia la capacità di valorizzarlo

Nell’immaginario collettivo l’idea del Canada è spesso sovrapposta a quella degli spazi infiniti, luogo dove la sterminata forza della natura si concretizza quasi con l’idea spirituale dell’eternità e dell’infinito. Il regista canadese Karl Lemieux con il suo primo lungometraggio Maudite Poutine, presentato nella sezione Orizzonti della 73° Mostra del Cinema di Venezia, ci mostra invece come lo stesso paesaggio che si estende oltre la nostra vista diventa una minuscola cella, quella nella quale ci può racchiudere la solitudine e l’isolamento.
Per fare ciò ci racconta una storia di violenza bruta, ambientata nel Quebec, nella quale i componenti di una band rockettara heavy metal per finanziarsi la registrazione di un album ha la furba idea di rubare della droga ad una gang locale che domina il territorio: prima una bella ripassata di botte e poi la richiesta senza mezzi termini a restituire una quota di denaro equivalente al furto pena guai di gran lunga superiori. Vince, il batterista della band, ha un fratello che frequenta i malavitosi e che per tale motivo ha allontanato da sé da tempo, ma la necessità di salvare la pelle lo porta a riallacciare un legame che si era col tempo quasi dissolto.
La storia semplice e tutto sommato banale ben presto però diventa di assoluta secondaria importanza di fronte alla ricerca stilistica esasperata che il regista decide di intraprendere: bianco e nero sostenuto dal 35 mm che accentuata le immagini sgranate, riprese sfocate, piani visivi sovrapposti, lunghi piano sequenza alimentati da una musica monocorde crescente che solo raramente lascia spazio all’heavy metal, una costruzione insomma che sembra ispirarsi più al cinema sperimentale, seppur datato, che al moderno linguaggio digitale.
Tutto ciò ha indubbiamente il suo fascino, dimostra le buone capacità tecniche del regista nel dare forma alle immagini, ma a lungo andare appesantisce la pellicola, stanca e alla resa dei conti rimane un vacuo tentativo di imporre uno stile personale; l’inevitabile conseguenza è che una storia, già di per sé piuttosto debole che avrebbe solo nel rapporto conflittuale tra i due fratelli una buona possibilità di sviluppo, naufraga nel mare della stilizzazione forzata, riducendosi a una carrellata di giovani sbandati che si radunano in luoghi squallidi retaggio della post-industrializzazione, sigarette a non finire, voci roche e tosse grassa, cappucci sempre calati sulla testa, figure ingobbite sotto il freddo del profondo nord e immancabili bottiglie di birra e vodka.
Insomma quella violenza primigenia che Lemieux probabilmente voleva descrivere come uno dei cardini della vita contemporanea, figlia del disagio, si diluisce in una storia troppo debole per poter sorreggere una struttura formale di tale portata, finendo per costruire un racconto che non convince per nulla.

Come ormai avviene da un po’ di tempo nei festival, soprattutto tra gli esordienti nei lungometraggi, pare di assistere ad una fiera di esercizi stilistici ben condotti ma sterili e di frequente vuoti di sostanza. Sarebbe forse ora che qualcuno, i produttori essenzialmente, pongano ai giovani registi la fatidica domanda: “OK, hai costruito un bel contenitore dalle forme accattivanti, ci vogliamo mettere una storia dentro?”.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.