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Home - Recensione (Venezia 73 - Orizzonti)

Home - Film - 2016 - Recensione - Fien TrochPrendendo spunto da fatti realmente accaduti, Fien Troch mette a fuoco il divario generazionale tra genitori e figli nel racconto corale di un matricidio compiuto da un ragazzo stanco di subire abusi sessuali e mortificazioni morali. Indagine sui rapporti familiari nella società dell’era digitale, dal forte accento documentaristico, in cui lo sguardo della regista non riesce mai ad andare oltre la superficie degli eventi

Home, il titolo del quarto film della regista Fien Troch, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 2016, fa riferimento a uno spazio fisico in cui dovrebbe cementarsi l’unione familiare e che invece sembra essersi trasformato nel teatro di un divario generazionale sempre più crescente tra genitori e figli.
Le pareti domestiche sono diventate un rifugio per i bisogni fisiologici: mangiare, bere, dormire, fare sesso. Un muro invisibile separa le esistenze di ognuno, vissute in un solipsismo tecnologico che si tramuta in un surrogato dei legami personali (emblematica la scena in cui uno dei personaggi del film, dopo aver accolto in casa sua il nipote appena uscito di prigione, impossibilitato a tornare a vivere con la sua famiglia, non trova di meglio da fare che regalare un televisore ultrapiatto per iniziare a instaurare un rapporto con lui).
Da una parte i figli, giovani dell’era digitale, annoiati dal benessere e dalla libertà a loro concessa in grande misura, i quali dividono il loro tempo tra chat su Facebook, sbornie in compagnia, assunzioni di droghe varie, scazzottate per sfogare un’imprecisata rabbia repressa, rapporti sessuali occasionali, sessioni di calcio virtuale alla Playstation, video amatoriali di coetanee disinibite che si cimentano nei cosiddetti twerking e altro ancora.
Dall’altra parte i genitori, adulti che fanno finta di non sapere di credere in valori che i loro figli non riconoscono più come tali. Quarantenni e cinquantenni troppo presi da se stessi che non si preoccupano di stabilire un dialogo con i loro figli, accontentandosi di conversazioni pleonastiche sul cibo oppure di risposte scontate sull’impegno profuso negli studi.
Lo sguardo della Troch si pone tra i due mondi distanti, limitandosi a osservare le azioni quotidiane e i problemi di un gruppo di familiari che condividono lo stesso tetto in una piccola cittadina delle Fiandre: gli zii Willem e Sonja, titolari un’impresa edile; il figlio Sammy, futuro studente di legge; il nipote Kevin, reduce da un periodo di detenzione a causa di una rissa per strada. La Troch cesella immagini in formato 4:3 con una macchina da presa in spalla che resta incollata ai volti dei personaggi dei familiari, accompagnandoli verso una tragedia inaspettata: il matricidio commesso da un ragazzo stanco di subire abusi sessuali e mortificazioni morali dalla madre psicopatica, un gesto folle e improvviso, di cui saranno testimoni inermi Sammy e Kevin, entrambi amici dell’omicida, e che rischia di cambiare le loro vite per sempre.
L’impronta realistica, dal forte accento documentaristico, non basta a trasformare l’occhio della regista in quello che dovrebbe essere un bisturi affondato nel ventre molle dei rapporti familiari: la macchina da presa rimane troppo sulla superficie degli eventi, limitandosi a una sterile riproposizione del solito armamentario del cinema verità applicato al repertorio cinematografico del disagio giovanile 2.0 (compresi anche filmati girati con lo smartphone dai personaggi del film – per lo più immagini dei loro rituali dello sballo – che ogni tanto irrompono sullo schermo come a convincerci che tutto quello che stiamo vedendo corrisponde al vero).

Pur lodando il tentativo della Troch di portare alla luce una realtà che si fatica a immaginare nell’apparente tranquillità della provincia belga, Home non supera la linea che separa il film di genere come te lo aspetteresti (in questo caso il dramma famigliare a sfondo sociale) da un’opera personale che possa aiutarci a guardare il mondo da una prospettiva diversa.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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