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Youth - La giovinezza - Recensione

Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino è racconto sulla passione, sul desiderio e sul futuro che regalano la giovinezza senza vincoli di età

Ai piedi delle maestose cime delle Alpi svizzere si adagia il monumentale albergo che sembra sospeso nel tempo: architettura classica, saloni sterminati, giardini perfetti e curatissimi, un luogo che sembra fatto apposta per astrarsi dal tempo. In questo immenso albergo vi passano le vacanze anziani facoltosi allettati dalle innumerevoli cure che le spa all’interno del complesso gli riservano tra massaggi e piscine; ma non solo anziani, anche chi vuole semplicemente estraniarsi dal mondo.
Fred e Mick sono due vecchi amici ormai vicini agli 80 anni: il primo è un grande musicista che da anni ha abbandonato le scene e che rifiuta addirittura la richiesta della Regina d’Inghilterra di tornare sul palco a dirigere almeno per una volta, l’altro è un regista americano che con i suoi collaboratori sta ultimando la scrittura di quello che dovrebbe essere il suo ultimo film, un testamento artistico e personale. I due sono legati da profonda amicizia ed affetto e solo nelle loro chiacchierate abbiamo modo di vedere il loro vero animo: Fred è apatico, disilluso e schiacciato dalla perdita della moglie, amatissima e trascuratissima, nonché musa artistica, Mick è cinico e beffardo, ancora animato dalla voglia di lavorare dietro la macchina da presa.
Sono entrambi ineluttabilmente avviati sul viale del tramonto, vivono le loro giornate apprezzando le bellezze della natura e specchiandosi nella allegra giovinezza di coloro che li circondano. Fred è accompagnato dalla figlia che è anche la sua assistente, nonché fiera fustigatrice del suo ruolo mancato di padre e che a sua volta sta vivendo una profondissima crisi coniugale col marito. Intorno a loro si muovono nell’albergo vari personaggi a completare un microcosmo nel quale il collante che li tiene assieme è una visione incerta del futuro: Jimmy, il giovane attore che sta cercando ispirazione per il personaggio del suo nuovo film e che vive con frustrazione il fatto che sia conosciuto da tutti solo per il ruolo di un robot con tanto di armatura in un film di quarto ordine; una coppia di attempati coniugi silenziosa che ripete all’infinito gli stessi gesti, i collaboratori di Mick, tutti giovani e infervorati nel lavoro, il maestro di arrampicate silenzioso, un grottesco e obeso Maradona (una delle divinità del pantheon sorrentiniano, addirittura citato alla consegna dell’Oscar) con tanto di bombola d’ossigeno e un gigantesco tatuaggio di Marx sulla schiena e, dulcis in fundo, l’apparizione di Miss Universo, che giunge nell’albergo per un breve periodo di vacanza; e poi una schiera di massaggiatrici che manipolano corpi afflosciati e persino una escort che attende silenziosa nella hall.
Il progetto di Mick, dopo il rifiuto della star hollywoodiana vecchia amica dell’uomo, finisce a rotoli e tra i due amici sembra verificarsi una inversione di stati d’animo: il vivace Mick che cade nell’apatia e il remissivo Fred che trova qualche spunto per guardare al futuro. E qui sta il motore potente del film: Youth - La giovinezza è racconto sulla passione e sul desiderio e, come dice Sorrentino stesso, la voglia di guardare al futuro che rende liberi e quindi giovani: per cui al di là dei corpi usurati dal tempo messi in bella vista sui quali le mani della massaggiatrice compie movimenti lenti e ragionati messi a confronto con i corpi giovani e statuari (meravigliosa la scena della Miss Universo che nuda si immerge nella vasca dove Mick e Fred stanno parlando), la giovinezza diventa per il regista una condizione dello spirito, la volontà di pensare al domani e di incidere anche sul lato artistico dell’uomo. Tutti i personaggi del film, ad un certo punto, quasi mossi da un unico impulso iniziano a sentir vibrare le corde della passione che darà alla loro esistenza un colore nuovo.
Il lavoro di Paolo Sorrentino rimanda per molti versi ai toni e alle atmosfere de La grande bellezza: lì la storia era il microcosmo di Jepp Gambardella e delle sue illusioni, qui invece è il microcosmo ideale del regista nel quale prende corpo il concetto astratto di giovinezza. La regia ancora una volta è di quelle pompose, senza che però cada mai nel manierismo fine a se stesso, ed alterna, in perfetto stile dell'autore napoletano, momenti onirici a visioni frutto del processo emotivo del protagonista.
L’aver saputo evitare l’errore di racchiudersi troppo in una regia tendente all’artistico e all’estetica, che pure ben dosata e presente, è un gran pregio che mostra l’equilibrio e la maturità di SorrentinoYouth - La giovinezza si avvale inoltre di una grande componente tecnica sia da parte di una fotografia pulitissima che di una colonna sonora efficace e puntuale che riescono a fondersi con una sceneggiature solidissima fatta di dialoghi che mai appaiono scontati. Il cast è di quelli che lasciano il segno e su tutti vanno sottolineate le prove dei tre senior: Michael Caine, addirittura commovente in taluni frangenti, Harvey Keitel e Jane Fonda, seppur in una piccola ma intensa apparizione, dimostrano tutto il loro fascino da vecchi lupi di mare dentro cui però arde la passione.

Ora per Sorrentino ed il suo film rimane da superare la prova del 68esimo Festival di Cannes: il film è di quelli che emoziona, bello visivamente e nella sua poetica che porta in sé messaggi universali e, perdonandogli il piccolo difetto di un finale magniloquente, possiamo dire che probabilmente è destinato a lasciare traccia più profonda de La grande bellezza, imponendosi come il lavoro più bello e maturo del regista napoletano.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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