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Viaggio sola

Maria Sole Tognazzi celebra la solitudine e l’indipendenza delle donne in una pellicola tutta al femminile. Peccato che il suo film non lasci il segno, se si escludono gli scenari e la bravura degli attori

Chi ha detto che una donna single non può essere felice con un lavoro che la porta a girare il mondo, nei migliori hotel di lusso? Certamente Maria Sole Tognazzi, che firma la regia del film Viaggio sola, riflette su una condizione ormai comune: le donne senza marito o figli, che pensano alla carriera come principale ragione di vita.
Irene (Margherita Buy) interpreta il ruolo del cosiddetto ‘ospite inatteso’ degli alberghi: in altre parole è l’ispettore, mandato in incognito a controllare che tutto funzioni bene. La sua è dunque una sorta di doppia vita, in cui deve fingersi qualcuno che in realtà non è per la maggior parte del tempo. Ha una sorella svampita (Fabrizia Sacchi) in crisi col marito (Gianmarco Tognazzi), due nipotine e un ex fidanzato, ora suo migliore amico (Stefano Accorsi). Il fatto di non avere una famiglia e dei figli sembra non preoccuparla, perché è una persona che ama molto il proprio lavoro e, a parte, alcuni attimi di sconforto, sembra non risentire della solitudine.
Il tema centrale del film sembra appunto il confronto ossessivo con il modello comune di donna-moglie-madre di famiglia. Nelle intenzioni della regista non c’è il voler mostrare a tutti i costi che la vita da single sia la migliore in assoluto, ma in effetti la pellicola inizia e finisce con un’apologia dell’indipendenza femminile, in cui la Tognazzi parteggia sfacciatamente per la protagonista, piuttosto che per la sorella, casalinga disperata e sempre in preda ai nervi.

Ahinoi c’è ben poco di interessante in questa storia, che è molto fiacca nella trama, anche se può contare sull’ormai consolidata coppia Buy-Accorsi e sugli scenari incantevoli di alcune delle più belle mete di vacanza: Marrakech, Shanghai, Berlino, ecc. Una bella occasione per la troupe di visitare tanti bei posti. Peccato che allo spettatore non rimanga molto, specialmente se non si tratta di una femminista convinta che ancora ci sia da discutere sull’emancipazione delle donne e sulla possibilità concreta di vivere una vita solitaria, indipendentemente dal proprio sesso.

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