The Danish Girl - Recensione
- Scritto da Davide Parpinel
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La vita di Einar Wegener è abbastanza nota. Quest'uomo innanzitutto fu un valevole pittore danese vissuto all'inizio del Novecento. Si sposò con Gerda Gottlieb, pittrice anch'essa ma di minor successo, e forse anche di inferiore talento rispetto al marito. Ciò che rese celebre la vita della coppia, oltre l'arte prodotta, fu la natura di Einar. L'uomo a un certo punto della sua esistenza si rese conto di non essere in armonia con il suo corpo maschile e di celare forzatamente nel suo animo un'indole femminile. Ciò lo spinse a impersonare Lili, un alter ego femminile, in maniera sempre più convincente per sé stesso, così da rendersi conto che ciò che percepiva come un semplice segnale era in realtà la sua vera natura. In accordo con la moglie l'uomo si sottopose a un intervento di riassegnazione sessuale a cui non sopravvisse. Si può quindi identificare Einar/Lili come il primo caso dichiarato di transessuale dell'epoca contemporanea.
Fin qui la cronaca. Il regista Tom Hooper ha deciso di prendere in mano questa storia, sceneggiata da Lucinda Coxon, innestando ai fatti un apparato sentimentale e di amore che interessa principalmente la coppia di sposi. Einar è interpretato da Eddie Redmayne, mentre la moglie da Alicia Vikander. Il regista struttura la prima parte della pellicola nella contrapposizione artistica e sessuale tra i due, inserendo nella descrizione della loro storia d'amore piccoli segnali delle loro nature opposte. Gerda è volitiva, decisa, testarda e imprime il suo volere al marito. Quest'ultimo è accogliente, comprensivo, sensibile e delicato. Tale dicotomia, che mai nel film appare esasperata, si annienta nel momento in cui Einar diviene Lili e la moglie raggiunge il tanto successo artistico grazie ai ritratti che le fa. Da questo istante si crea una dipendenza, una comprensione, un'affinità nella coppia che travalica le questioni sessuali e morali per attestarsi in una reciproca e condivisa vita. Gerda accetta lo stato delle cose, accoglie la vera natura del marito, perché innamorata profondamente, mentre Einar nei panni e poi nel corpo di Lili si sente finalmente a suo agio nel mondo.
Hooper adopera nel narrare una buona dose di sensibilità e delicatezza che non conduce mai il film a sembrare forzato nella tinteggiatura drammatica, né tanto meno eccessivo. In ciò il regista è sostenuto dall'interpretazione di Redmayne che si consolida in una naturalezza e una spontaneità vere e sentite, portando la sua recitazione a conquistare senza patetismi il pubblico.
Ciò che non convince di The Danish Girl è, però, una superficialità sostenuta dal messaggio che l'amore è la linfa del mondo. Non basta solo questo a dare corpo alla vita della coppia protagonista sullo schermo, in quanto nel film avrebbe dovuto trovare maggiore spazio l'analisi del dissidio di Einar/Lili verso il suo corpo o approfondire il crollo emotivo della donna. In questo modo la pellicola non sarebbe apparsa solo commovente, ma anche portatrice di spunti di riflessione.
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Davide Parpinel
Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.
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