Krieg - Recensione (Venezia 74 - Orizzonti)
- Scritto da Massimo Volpe
- Pubblicato in Film fuori sala
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Il racconto di Krieg, opera seconda del regista tedesco Rick Ostermann, già passato sugli schermi della rassegna Orizzonti nel 2013, si svolge su un duplice piano temporale parallelo: un presente in cui vediamo il protagonista che giunge in una baita di montagna isolata e un passato molto prossimo nel quale lo vediamo nella sua casa di città con la sua famiglia: la decisione del figlio di arruolarsi e partire per la guerra in Oriente cozza con gli ideali pacifisti della famiglia e quando il ragazzo ci lascia le penne, il protagonista decide di isolarsi dal mondo insieme al suo cane nell’eremo innevato tra le montagne dove però dovrà affrontare un misterioso nemico che non lesina le azioni violente.
La tematica della guerra e dei suoi effetti è sviluppata in modo stantio e per nulla convincente, quella dell’eremita che si isola per espiare qualche colpa interiore scontrandosi con un nemico invisibile, metaforica proiezione della sua rabbia e del suo rimorso, è fin troppo sfacciata e la riflessione conclusiva che la violenza governa il mondo non solo nei teatri di guerra ma anche tra le nevi immacolate di un posto fiabesco e soprattutto dentro sé stessi appare troppo debole.
Nonostante i tentativi del regista anche la suspense e il disagio che vorrebbe creare sono esilissimi e alla fine quello che rimane di Krieg è la bellezza mozzafiato dei paesaggi montani e pochissimo altro.
Il nostro giudizio:
Massimo Volpe
"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".
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