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Free Fire - Recensione (London Film Festival 2016 - Film di chiusura)

Poca storia e molta azione per Ben Wheatley, che si apre al grande pubblico con un thriller/action/commedia ad altissima tensione, capace bene o male di intrattenere fino alla fine, nonostante la quasi totale assenza di intreccio narrativo

Il 60esimo London Film Festival si è concluso e per il Closing Gala di domenica sera è stato scelto Free Fire, il nuovissimo film del britannico Ben Wheatley.
Il regista si era affermato prepotentemente con l’inquietante Kill List, seguito dal lisergico I disertori - A Field in England, e si era poi lanciato in un'impresa piuttosto ambiziosa con il film che lo scorso anno debuttò proprio qui al LFF, High Rise, tratto dal libro di J. G. Ballard, un film con belle interpretazioni e accuratissimo stile, ma un po’ caotico, che ha riscosso il successo previsto. Con Free Fire il regista si apre di più al grande pubblico con un thriller/action/commedia ad altissima tensione.
C’è poca storia e molta azione in questo film. È una notte degli anni ‘70 a Boston e in una fabbrica di ombrelli in disuso sta per avvenire la fase finale di una compravendita di armi. Le due parti stanno per incontrarsi per fare lo scambio finale armi/denaro. I due gruppi sono formati da tre compratori, Chris (Cillian Murphy), Frank (Michael Smiley) e Justine (Brie Larson) con i loro due scagnozzi di aiuto (Sam Riley ed Enzo Cilenti), e due venditori Vernon (Sharlto Copley) e Martin (Babou Ceesay), anche loro con due aiutanti di basso rango e il mediatore Ord (Armie Hammer).
La tensione è alta per la presenza di parecchi soldi e 30 mitragliatrici, ma soprattutto - si capisce subito - per la presenza di vari idioti irresponsabili nel gruppo. Ben presto infatti la scintilla parte dalla manovalanza. Nel bel mezzo dello scambio uno degli scagnozzi dei venditori riconosce in uno degli scagnozzi dei compratori il tipo con cui la sera prima si era azzuffato e naturalmente si ricomincia. Solo che in una stanza piena di armi e di grossi ego è molto probabile che le cose si mettano al peggio. Inizia così una sparatoria tra i due gruppi che piano piano si trasforma in un 'tutti contro tutti'. Ma ad un certo punto, in questa assordante baraonda, i nostri si cominciano a rendere conto della presenza di altri due sconosciuti cecchini nel mucchio. Chi li abbia assoldati si scoprirà solo alla fine.
Filmato tutto in un ambiente unico (un edificio di Brighton), il film è inusuale per questa messa in scena quasi teatrale e per questo multiplo 'stallo alla messicana' e riesce bene o male ad intrattenere fino alla fine, nonostante la quasi totale assenza di storia.
Alcuni dei personaggi sono molto divertenti, come Vernon dallo strano accento sudafricano, Ord che mantiene il suo aplomb anche nelle situazioni più estreme e l’irlandese duo Chris e Frank. Sam Riley, uno degli scagnozzi che dà il via alla faida, regala forse la performance migliore del film, mentre Cillian Murphy mi è sembrato poco 'sfruttato'. I costumi e i dettagli sono favolosi, perfetti come lo erano in High Rise, e la buffa scelta musicale (che comprende qualche brano di John Denver dal fantastico Car 8-Track Cassette Tape di un furgone) rende il tutto stilisticamente molto 'cool'.
Detto questo, la somma di tutte queste buone parti non ne esce molto vincente. Il film che, lo avrete capito, è di uno stile decisamente 'tarantiniano' soffre di questo ovvio confronto per la mancanza di quei colpi di genio che hanno permesso a Tarantino di mettere in scena storie decisamente fuori dai canoni.

Free Fire ha uno sviluppo un po’ piatto, nonostante l'intrattenimento che regala durante la visione. Non abbastanza comico e senza una vena di geniale insanità di cui necessita una storia con poco scheletro. Purtroppo finisce per rimanere un esercizio di stile con poca anima.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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