Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaFoxtrot - Recensione (Venezia 74 - In concorso)

Foxtrot - Recensione (Venezia 74 - In concorso)

Un padre e un figlio e la loro unione. Una storia famigliare che dimostra quanto il destino abbia un piano scritto e segnato per ognuno. Samuel Maoz torna dietro la macchina da presa a otto anni da Lebanon, perdendo un po' di efficacia e di pezzi narrativi per strada

Michael Feldmann è in casa con la moglie Daphna. Sente suonare il campanello, sono dei soldati dell'esercito israeliano che gli comunicano la morte del figlio Jonathan, al momento arruolato per il servizio di leva. La disperazione di entrambi è ampia. Se la moglie deve essere sedata, l'uomo è molto confuso e prima di tutto va dalla madre, ricoverata in una casa di riposo per comunicargli la notizia. Al suo ritorno si trova a dover gestire le sue emozioni e un protocollo di funerale impostogli dall'esercito. Poco dopo suonano nuovamente altri soldati che comunicano alla famiglia Feldmann che c'è stato un errore. Il Jonathan morto non è il loro figlio, bensì un omonimo. Si scatena così, la rabbia di Michael che decide immediatamente di richiamarlo a casa. Intanto Johathan è con i suoi commilitoni in servizio presso un posto di blocco tra Palestina e Israele. Le loro vite procedono stancamente e nella routine. L'unico passatempo del giovane è scrivere una storia a fumetti. Un giorno la noia sopita e lo stress conseguente esplodono in una sparatoria contro dei giovani fermati per un controllo, uccidendoli. La notizia è volutamente sepolta dall'esercito e mentre il pentimento invade i quattro soldati, giunge a Jonathan la notizia del rientro a casa. Un altro incidente, però, si frappone tra lui e la sua famiglia che nuovamente si trova a dover provare un dolore.
Nella sua opera seconda Samuel Maoz riprende quanto narrato in Lebanon, con cui vinse il Leone d'oro nel 2009. Qui i militari all'interno del carrarmato erano costretti dalla claustrofobia nata dalla convivenza coatta e dalla costrizione di eseguire precisamente gli ordini militari in tempo di guerra. In Foxtrot questo studio prosegue, indagando quanto un uomo sia in grado di scegliere per la sua vita e come il destino giochi comunque con lui in una ciclicità degli eventi, un po' come nel foxtrot ballo quadrato, chiuso, la cui fine è anche l'inizio. Il regista traduce ciò in immagini, suddividendo il film in tre parti. La prima è il dramma scioccante, la perdita del figlio; la seconda la fissità della vita quasi ipnotica, la routine delle azioni dei giovani militari nel posto di blocco, per poi giungere alla terza parte, quella della compassione, della commozione che nasce dal dramma di un destino ormai segnato. Il filo conduttore è il rapporto tra Michael (Lior Ashkenazi) e Jonathan (Yonatan Shiray) che si rende manifesto in due momenti narrativi. Il primo unisce la prima parte alla seconda. Qui il giovane figlio balla un foxtrot nel mezzo della strada su cui è collocato il check point, come a introdurre l'elemento della circolarità. Il secondo momento è nell'altra connessione, quella tra seconda e terza parte. Maoz qui mostra il fumetto che Jonathan sta disegnando in cui racconta la storia di Michael, i suoi successi e il rapporto un po' troppo perverso con la sessualità. A ciò si unisce la storia personale, raccontata dal giovane ai suoi commilitoni nel freddo container. Il ragazzo confessa loro che suo padre la sera prima di partire per la leva gli ha regalato una copia specifica di Playboy, la stessa che lui stesso ha esattamente letto quando si è trovato nella medesima situazione. Maoz, quindi, inquadra il volto del ragazzo sorridente e fiero della volontà del padre di continuare questa tradizione. 
Questi nodi della storia tengono uniti il film, senza però proporre un vero e necessario approfondimento. La relazione tra padre e figlio non rivela allo spettatore perché Michael sia davvero così orgoglioso e irruento. È fiero perché suo figlio è un giovane militare? Si sente soddisfatto dalla sua vita che gli ha donato il primogenito maschio? Connessi a questi dubbi emergono quelli riguardanti la relazione tra Michael e Daphna (Sarah Adler) e soprattutto all'idea che l'uomo ha della sessualità, strettamente unito al valore simbolico del numero di Playboy. Nel racconto del fumetto, come anche nel modo in cui l'uomo si esprime nei confronti del dolore della moglie, si osserva che l'orgoglio di Michael lo porta a essere superiore rispetto alla donna, ma è davvero così? La risposta di Maoz è solo accennata e rimane incastrata nella furia del padre. La causa di questi buchi narrativi è da ricercare, probabilmente, nella carica concettuale di Foxtrot che è troppo ligia nel rispettare lo schema narrativo della suddivisione in capitoli e nell'insistere sul carattere iconico. In questa sua seconda opera il regista israeliano appare, infatti, più metaforico e ironico, come dimostra la riduzione della forza dell'esercito a un robot giocattolo o quando usa inquadrature silenti e geometricamente perfette nel sottolineare il ridicolo delle azioni e della piatta esistenze dei giovani militari isolati nel posto di blocco.

Foxtrot, in conclusione, rimane comunque un film con originalità, scritto con uno spunto narrativo nuovo. Se fosse stato più preciso in alcuni dettagli, avrebbe avuto la stessa valenza espressiva di Lebanon




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film
Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.