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Experimenter - Recensione (Festa del Cinema di Roma 2015)

Experimenter - Michael Almereyda - 2015Experimenter porta sul grande schermo la vita e gli studi dello psicologo sociale Stanley Milgram. Un film didascalico e discontinuo che indaga sulla natura umana e le sue aberrazioni

Il nuovo film del regista Michael Almereyda traccia un ritratto brillante e fascinoso di Stanley Milgram, famoso psicologo di origine ebraica che con i suoi esperimenti sull'influenza del comportamento turbò profondamente l’opinione pubblica nei primi Anni ’60.
In una società sconvolta dall’impatto mediatico del processo ad Adolf Eichmann, Milgram analizzò i fenomeni di obbedienza all’autorità che portavano i singoli individui a eseguire ordini anche quando questi erano in aperto contrasto con la sfera etica e morale. I risultati furono spaventosi, tanto da far temere che la banalità del male descritta in maniera straordinaria da Hannah Arendt potesse realmente portare a una sospensione imprevista della coscienza, trasformando anche la persona più insospettabile in un carnefice. Negli anni Milgram approfondì i suoi studi sulle dinamiche sociali, interessandosi fino alla morte improvvisa ai problemi del mondo piccolo (celebre il suo contributo alla teoria dei sei gradi di separazione), del conformismo e dell’influenza collettiva.
La sceneggiatura curata dallo stesso Almereyda evita la struttura del semplice film biografico, puntando sull’effetto straniante della metafinzione. Il protagonista si rivolge spesso direttamente allo spettatore, portando a una rottura della quarta parete che sembra voler coinvolgere il pubblico in uno degli esperimenti condotti durante la pellicola, creando un cortocircuito narrativo richiamato già a partire dal titolo. Tuttavia l’espediente si fa presto ripetitivo e troppo compiaciuto, tramutando l’effetto di alienazione in un senso di noiosa reiterazione. Le vicende dei personaggi si sovrappongono alternando la dimensione intima e personale a quella più didascalica e accademica, con un ritmo altalenante appesantito da un eccessivo schematismo formale. Infatti, nonostante la brillantezza di alcuni dialoghi e l’interesse implicito nelle argomentazioni trattate, la trama risente di una struttura sostanzialmente troppo monotona, in cui gli spunti più originali e anarchici non vengono mai estremizzati in maniera efficace. I personaggi sono caratterizzati in modo eccessivamente superficiale per poter creare empatia, con una mancanza di profondità che blocca paradossalmente ogni transfert emotivo.
La regia di Almereyda evidenzia gli stessi limiti creativi riscontrati in fase di scrittura, offrendo inserti surreali e grotteschi ben costruiti ma incapaci di colpire realmente lo spettatore. Il processo di astrazione cinematografica del protagonista è accompagnato da una serie di stimolanti trovate visive, che lo espongono attraverso un processo di estrusione fisica dallo schermo (ad esempio tramite l’uso di sfondi bidimensionali), quasi a sottolineare la separazione dei piani logici nelle strutture mentali di ciascun individuo. Emerge però l’assenza di un’estetica ben definita, che fallisce nel delineare uno stile coerente e funzionale al reale sviluppo della storia, nonostante la riuscita fotografia asettica di Ryan Samul. Discreta la prova di Peter Sarsgaard, che interpreta il ruolo di Milgram con garbo e sensibilità, dando spessore ad un cast impreziosito dalle presenze di John Leguizamo e Winona Ryder.

Experimenter è una pellicola interessante che disperde gran parte del suo potenziale in scelte narrative incompiute e intermittenti. Un’opera che finisce con l’incasellare in modelli alla lunga ordinari e prevedibili tematiche dall’indubbio fascino evocativo.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

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