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A United Kingdom - Recensione (London Film Festival - Film di apertura)

A United Kingdom - Film - 2016 - Recensione - Amma Asante - London Film Festival 2016Identità nazionale e bigottismo razziale e di classe in una pellicola che appagherà gli amanti del melodramma storico-romantico della tradizione britannica. Film di apertura del 60esimo London Film Festival

Anche quest’anno una donna ha l’onore di tagliare il nastro della sessantesima edizione del BFI London Film Festival. E anche quest’anno il film del Gala di Apertura è un filmone storico, A United Kingdom, che prende in prestito un ben preciso frammento di storia britannica e africana per parlare di tematiche ancora rilevanti come identità nazionale e bigottismo razziale e di classe.
La regista londinese Amma Asante, che si era distinta con il pluripremiato film storico La ragazza del dipinto, torna con un’opera da lei definita un “labour of love”, un lavoro di passione che ha portato avanti con la collaborazione dell’attore David Oyelowo.
E’ un’apertura di festival che assume un significato particolare in questo momento storico un po’ traballante per il Paese. I risultati del referendum che hanno favorito la Brexit, hanno anche dato una forte scossa al Regno Unito che si è ricordato all’improvviso di avere ancora parecchi scheletri nell’armadio, tra i quali le questioni sociali, come non smette mai di ricordarci Ken Loach, e le difficoltà di integrazione che riemergono.
Il film racconta la storia vera di Seretse Khama (David Oyelowo), legittimo discendente della stirpe reale e in seguito leader indipendentista del Bechuanaland (ora Botswana) e di sua moglie Ruth Williams (Rosamund Pike), una cittadina britannica. Nel 1947 il Bechuanaland è ancora un protettorato britannico e il giovane Seretse è a Londra con il piano di studiare legge per poi tornare in patria a dedicarsi al suo ruolo ereditario. Una sera, ad una festa della Missionary Society, incontra Ruth, una semplice impiegata, ed è amore a prima vista. Ruth viene da un’onesta famiglia di quella che si prepara a diventare la classe media del dopoguerra e quando i due decidono di sposarsi iniziano le difficoltà. La famiglia di Ruth non sostiene la loro decisione e tanto meno fa la famiglia di Seretse e il suo popolo. Ma la più autorevole ostilità viene proprio dalla Gran Bretagna. Nel 1948, infatti, l’anno del loro matrimonio, il confinante e più potente Sudafrica, in pieno apartheid, aveva appena reso illegali le unioni interrazziali e pian piano emerge che il motivo principale dell’avversione a quest’unione è meramente economico. La ricchezza in minerali e pietre preziose del Sudafrica è abbastanza da terrorizzare la Gran Bretagna al solo pensiero di una eventuale rappresaglia e dipartita dal Commonwealth.
Ad impersonare tutta l’ostilità dell’Impero britannico, Asante ha inserito il personaggio di fantasia di Sir Alistair Canning (Jack Davenport) come rappresentante britannico per il Sud Africa e la sua spalla (Tom Felton), una coppia che con efficacia catalizza le antipatie ma che forse permette anche di glissare sul non-intervento di Winston Churchill in questa questione ed evita di portare in causa un personaggio che nel Regno Unito resta intoccabile.
La giovane coppia si ritrova separata per molto tempo, Ruth in Africa e Seretse a Londra e la loro storia ha vari colpi di scena che mantengono alta l’attenzione fino al lieto fine che non è un segreto ma un fatto storico.
La regia della Asante è accurata e sapiente nell’evitare di soffermarsi sulle sdolcinature in cui può scadere una storia alla 'principessa del popolo' (ricorda qualcuno?) e mantiene la narrazione commovente e appassionata. Non mancano momenti di sottile autoironia nella grande tradizione dell'humour britannico, come quando Ruth prova allo specchio il saluto regale con la manina alzata e nei sottotesti dei dialoghi apparentemente cortesi. Ma quello che rende il film valido e interessante, oltre alle tematiche ancora attuali, è la grande chimica tra i due attori protagonisti, che riescono a rendere la coppia credibile, appassionata e soprattutto complice. Rosamund Pike, oltre ad essere una grande attrice che viene dal teatro, è anche la English Rose per eccellenza ed è perfetta nel ruolo a cui dona una determinazione molto moderna. Production value altissima, dai costumi alla fotografia che contrappone una Londra dai toni del blu ai bellissimi paesaggi africani inondati di luce dorata. È un film che si pone decisamente negli standard degli Academy Awards.

Gli amanti del melodramma storico-romantico della tradizione britannica saranno pienamente appagati con A United Kingdom, per tutti gli altri resta un pezzo di storia di grande ispirazione che meritava di essere tirato fuori e raccontato con stile e passione.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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