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Ken Loach alla ricerca di nostalgici del passato

Il titolo può trarre in inganno, vi spieghiamo per bene. Ken Loach è uno degli inguaribili romantici che usano ancora la pellicola invece che il digitale per i propri film. E fino a qua tutto bene, vale lo stesso ragionamento per chi ascolta ancora i vinili o li usa per farci i propri dischi. Non fosse che il regista deve aver capito di essersi messo in un problema ben più grosso, fastidioso e complicato di quanto pensasse. Ed ecco la richiesta di aiuto di Loach: persone e materiale che lo aiutino nel completamento di Jimmy’s Hall, la sua ultima fatica. Loach sta utilizzando insieme al suo montatore Jonathan Morris un dispositivo analogico per il montaggio finale (una macchina chiamta Steenbeck) che incorpora rulli di nylon. , ma è a corto di  di montaggio ha bisogno di montatori e di case di post-produzioni che lavorino ancora sul formato analogico, forse perché ha realizzato che da solo non ce la farebbe mai, o comunque non nei tempi previsti. Il regista ha previsto anche che questo sarà il suo ultimo lungometraggio e sembra non aver bisogno solo di supporto umano, ma di materiale vero e proprio! Risulta infatti come siano finite le sue scorte di pellicole cinematografiche numerate. Allo ScreenDaily ha infatti dichiarato: "Stiamo mettendo le scene insieme, ma abbiamo scoperto che uno o due dei gruppi che ci danno servizi di supporto hanno finito le scorte di pellicola e stiamo frugando in lungo e in largo nel mondo per trovare altro materiale identico per rendere al meglio il risultato finale". In particolare Loach è alla ricerca di 25, 30 roll di pellicola secca trasferibile da 13mm, sviluppata per il macchinario Acmade Film Edge Numbering. Ah, vi abbiamo detto che Loach lavora ancora con la Steenbeck? E' lui stesso ad ammettere che "le tecnologie di oggi sono incredibili ed aiutano tantissimo, ma con la Steenbeck, dopo che hai inserito 10 minuti di pellicola e ci hai lavorato, devi ri-arrotolare tutto a mano. In quei 2 o 3 minuti di tempo puoi riguardare il film mentre lo arrotoli, è una cosa piacevole. E' come se fosse una piccola pausa per pensare". Contento lui, contenti tutti! Se avete un po' di pellicola avanzata, perché non aiutate il buon regista? Vai alla scheda del personaggio    
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    Harry Potter incontra i Queen

    Una immagine di Radcliffe, Cohen e MercuryNo, non si tratta di un improbabile spin-off realizzato dalla Rowling, ma dell'ultima ipotesi per il protagonista della biopic su Freddy Mercury. Sappiamo tutti che Sacha Baron Cohen, per quanto fisicamente fosse perfetto per il ruolo, ha abbandonato il progetto a causa di una differenza di opinioni e di scelte artistiche. E' fresca invece l'indiscrezione del Daily Star, che sostiene sia stato proposto il ruolo di Mercury all'ex maghetto Harry Potter, Daniel Radcliffe. Una fonte pare infatti aver dichiarato che gli studios avrebbero detto a Radcliffe che se voleva, il ruolo era suo. Inoltre sono dell'idea che fisicamente ci possano essere molte similitudini, prima fra tutte l'altezza. Sebbene l'attore di Borat fosse, come tratti generici, molto più simile al leader dei Queen, è decisamente più alto di lui, mentre Radcliffe sarebbe molto più vicino all'altezza originale di sua maestà Freddy Mercury. L'attore di Kill Your Darlings, inoltre, è stato recentemente ammirato proprio in questa pellicola interpretare magistralmente il ruolo del poeta gay Allen Ginsburg, senza contare che, a conti fatti, sembra sappia cantare molto bene. Noi non siamo molto convinti della nuova scelta in realtà, Sacha Baron Cohen era decisamente una scelta migliore, ma la divergenza tra lui e i Queen, che volevano un film classificato per tutti mentre l'attore lo voleva 'R-rated' (gli under 17 sarebbero dovuti essere accompagnati da un adulto per godersi il film), sembra sia veramente insanabile. Staremo a vedere!              
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      Il fanmade di Judge Minty

      Una immagine di Judge MintyProbabilmente non uscirà mai un vero seguito di Judge Dredd, ma il regista Steven Sterlacchini ha deciso di creare un corto (nemmeno troppo visto che dura trenta minuti) fanmade su un Judge diverso, dal nome Minty. Torneremo a Mega City e seguiremo l'uomo, decisamente avanti con l'età, che per tutta la vita ha fatto il poliziotto combattendo la violenza nelle strade. Il filmato è sicuramente lungo e qualcuno potrebbe avere qualche problema con la lingua inglese, ma possiamo assicurarvi che ne vale la pena! Buona visione!                              
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        Basilisk, il corto

        Una immagine di BasiliskOggi vi vogliamo proporre un corto di una studentessa del quarto anno dello Sheridan College, Ami Thompson. Che la ragazza sia dotata di talento è quasi indiscutibile. Il corto appare magistralmente disegnato ed animato, frutto di una grande passione e ormai anche di una certa esperienza. La ragazza infatti è una tirocinante sia dello Studio Ghibli che della Disney. Di seguito trovate il video di Basilisk, il suo corto. Vi invitiamo a guardarlo e a dirci cosa ne pensate! Buona visione!                              
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          Un occhio a Mystica e Peter Dinklage

          Una immagine di X-MenBryan Singer colpisce ancora e come al solito lo fa' tramite Twitter. Il regista di X-Men: Days of Future Past al momento è impegnato ancora con le riprese della pellicola sui mutanti e si diverte a tenere informati i fan sullo stato dell'avanzamento del proprio lavoro con foto da lui scattate sul set. Oggi è il turno di Jennifer Lawrence che nel film avrà il ruolo di Mystica, mutante dall'identità ancora oggi sconosciuta sebbene nell'universo Marvel utilizzi spesso parecchi pseudonimi. Per quanto riguarda Peter Dinklage, il regista posta una foto di lui che istruisce il suo attore sulle scene che dovrà interpretare: Singer in tutto questo chiacchiericcio non ha ancora minimamente svelato alcun chè sul ruolo dell'attore di Game of Thrones, ma con tutte le probabilità interpreterà il ruolo di Puck, membro originario degli Alpha Flight. Eccovi le immagini!             Una immagine di Mystica           Una immagine di Peter Dinklage         Vai alla scheda del film      
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            Gli zombie si danno al parkour

            Una immagine di The flipping deadGirovagando in rete abbiamo trovato questo video su un gruppo di ragazzi che fa parkour. Cos'è il parkour? Trattasi di una disciplina metropolitana nata in Francia all'inizio degli anni '90 e che ha cominciato però ad essere apprezzata nel resto del mondo a distanza di diverso tempo. Gli atleti si cimentano in gare di corsa cittadina attraverso ostacoli come barriere architettoniche, vecchi edifici in disuso o parchi con strumenti appositi, il tutto corredato da un certo stile ed una propensione per le evoluzioni, vero e proprio marchio di fabbrica di chi pratica parkour. E perchè dovrebbe interessarci vedere qualche persona correre fra macerie saltando gli ostacoli con una capriola? Perchè il gruppo in questione si fa' chiamare The flipping dead, in parte come richiamo ad una mossa tipica della disciplina, il backflip, comunemente definito salto indietro con capriola. In parte è un omaggio alla famosa serie The Walking Dead: infatti i membri della crew sono tutti travestiti da... zombie! E sebbene facciano delle evoluzioni tali da spingerci a pregare che mai possano arrivare sulla terra zombie così veloci e potenti, il gruppetto di non morti non farà una splendida fine. Vi lasciamo il video, buona visione!                    
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              Qualcosa nell'aria

              scena tratta da qualcosa nell'ariaTrarre dal passato ,spunti per reagire al presente La cornice ,la casa del cinema di Roma, è quella giusta per presentare l'ultima opera del regista francese Olivier Assayas , “Qualcosa nell'aria” . La sala è gremita,il film ha già vinto il premio per la miglior sceneggiatura,firmata sempre da Assayas, al festival del cinema di Venezia ,la proiezione è appena terminata e si aspetta solo l'entrata in scena del regista e di due membri del giovanissimo cast che hanno preso parte al film. I protagonisti della conferenza prendono posto di fronte alla platea,il regista transalpino siede al centro del tavolo, è tranquillo ,sembra a suo agio,i due attori, la bella Carole Combes e il giovane Hugo Conzelmann ,siedono alla destra di Assayas e non nascondono ,in qualche gesto ,la giovane età e forse l'inesperienza di trovarsi ,per le prime volte, faccia a faccia con il pubblico. Il regista risponde alle domande in un buon italiano. La colonna sonora è una parte importante del film ,quasi inscindibile, è d'accordo? 0.Assayas:” Ho scelto personalmente le canzoni della colonna sonora,le ho individuate tra il sottobosco della musica folk inglese,per rappresentare degnamente quel periodo ,in cui la musica era un grande motore socio-culturale.  Parecchie canzoni sono sconosciute ai più,e sono rappresentative ,un po,' della mia giovinezza. Il tema della disparità tra uomo e donna è evidente in parecchi momenti del film ,cosa ne pensa ? O.A.:”Credo che proprio da quel periodo nacquero quelle che poi furono le battaglie femministe,diciamo che soprattutto nel mondo politico ,la donna aveva gli stessi rischi e la stessa cultura, ma non godeva della stessa importanza ed era sottovalutata o comunque non valorizzata quanto avrebbe dovuto. Carole Combes:” Io non interpretato il ruolo di Laure come un esempio di lotta femminista o di rappresentazione della donna del tempo,ma mi sono concentrata molto sul ruolo in se”. Nel film si afferma che l'arte è solitudine,lei condivide questa affermazione? O.A.:” Diciamo che la pittura o la scrittura sono arti solitarie,il cinema no,è un'arte corale ,in cui tante parti si uniscono e ho scelto il cinema ,nella mia vita, appunto perchè potevo usarlo come un modo per indagare l'esterno e un modo per esplorare il mondo senza chiudermi in me stesso”. Come mai la spinta propulsiva della politica e della società di quel tempo ,oggi si è persa ,lasciando spazio all'apatia? O.A.:”Negli anni settanta il militanza politica non era un fenomeno marginale ,ma rappresentava la maggioranza della società,i movimenti giovanili erano all'ordine del giorno e questo era anche una conseguenza storica,in quanto l'Europa era al centro della cronaca politica mondiale ,ancora in piena guerra fredda. Vai alla scheda del film  

                Cercasi amore per la fine del mondo

                Un film sulla fine del mondo, in cui i protagonisti si rendono conto di dover rimediare al tempo perduto, recuperando gli affetti più cari. I bravissimi Steve Carel e Keira Knightley stavolta non convincono, come del resto l’intera pellicola.Sarà capitato a molti di pensare a cosa succederebbe se il mondo venisse distrutto nel giro di poche settimane. Quale sarebbe la reazione delle persone se si venisse aUna scena del film sapere che un gigantesco asteroide di nome Matilda sta per colpire la Terra e mancano solo ventuno giorni alla fatidica data? Dodge Petersen è un uomo comune che si trova ad affrontare una situazione straordinaria: il mondo sta per finire e sua moglie Linda decide di lasciarlo. Preso dalla disperazione, sceglie di reagire in maniera passiva alla tragedia, fino a quando una lettera inaspettata e la sua vicina di casa, Penny Lockhart, non gli regaleranno di nuovo la gioia di vivere. Sono questi i temi affrontati nel film Cercasi amore per la fine del mondo, che uscirà nelle nostre sale il 17 gennaio.Certo, bisogna pur dare atto alla regista, Lorene Scafaria, di essere riuscita a rendere banale e flemmatico un argomento come la fine del mondo preannunciata in tv, che invece poteva essere raccontato in mille modi stuzzicanti e anche -perché no- ironici. D’altra parte, se si guarda al cast ci si aspetta una verve differente da attori apprezzati a livello internazionale, come Steve Carel e Keira Knightley. Per intenderci: dimenticatevi le espressioni esilaranti e le situazioni comiche di 40 anni vergine: il protagonista recita all’ombra di una partner scialba (la Knightley) che tenta disperatamente di interpretare una giovane artista all’apparenza nevrotica, dal passato difficile e con un’anima che mai nessuno prima era riuscito a scandagliare. Quello che si vede sono solo le faccette (ossessivamente ripetitive) dell’attrice e l’alone di tristezza che si affaccia di continuo nelle situazioni che i due affrontano. Quasi come se fosse vietato sorridere, o almeno provarci: ci pensa la sceneggiatura a farci sorbire innumerevoli pistolotti sull’importanza degli affetti veri, che tutti sembrano riscoprire soltanto a pochi giorni dalla distruzione della Terra. E ci fosse almeno la fotografia a risollevare un po’ la situazione! Il viaggio che i protagonisti compiono per poi alla fine scoprire di essersi innamorati reciprocamente (e chi se l’aspettava?) non fa godere lo spettatore di immagini o paesaggi incantevoli.A un certo punto si inizia a sperare che almeno arrivi un bel finale a sorpresa, ma niente: noioso dall’inizio alla fine. Vai alla scheda del film  

                  La scoperta dell'alba

                  Surreale, forse troppo. Il secondo film di Susanna Nicchiarelli racconta una storia che passa attraverso il viaggio nel tempo che compie una bambina per provare a cambiare un passato difficile da superare. Grande prova di recitazione per Margherita Buy,  ancora una volta nell’accoppiata vincente con l’ex compagno Sergio Rubini.Una scena del filmChe Margherita Buy sia una delle attrici migliori dell’attuale panorama cinematografico è cosa nota e indubbia; che assieme a Sergio Rubini formino una coppia ben collaudata da anni (se non altro a livello artistico) è altrettanto vero; che ad impreziosire un cast, oltre a questi due attori, ce ne siano altri di altrettanta bravura come Lina Sastri e Renato Carpentieri va benissimo: ma non è abbastanza per apprezzare fino in fondo un film come La scoperta dell’alba. Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Veltroni, il lungometraggio di Susanna Nicchiarelli (co-protagonita nei panni della sorella della Buy) la giovane regista alla sua seconda fatica dopo Cosmonauta, parla di due sorelle rimaste senza il padre a causa delle brigate rosse. Nel 1981 il professor Mario Tessandori viene raggiunto da sette colpi di pistola e muore nel cortile dell’Università sotto gli occhi di tutti e tra le braccia dell’amico e collega Lucio Astengo. Dopo poche settimane quest’ultimo scomparirà nel nulla ed esattamente trent’anni dopo le due figlie, Caterina e Barbara (alias Buy e Nicchiarelli) affronteranno i motivi della scomparsa del padre. Il tutto, grazie a un fenomeno inspiegabile: Caterina torna dopo tanti anni nella villetta al mare della famiglia, lì ritrova un vecchio telefono a rotella che inspiegabilmente dà ancora il segnale libero e prova a telefonare al vecchio numero di casa, riuscendo a mettersi in contatto con se stessa da bambina e aprendo in questo modo una sorta di ponte spazio-temporale con il passato.Sicuramente una trama del genere è molto più adatta ad un romanzo e nella trasposizione cinematografica perde un po’ di quella magia originale. Ci sono diversi passaggi molto lenti, anche se l’ironia di alcuni personaggi, in primis Sergio Rubini, fa da contrappeso.Il film, che uscirà il 10 gennaio, è prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema e ha avuto inoltre il sostegno della Regione Lazio. Il tema del terrorismo è un ottimo spunto per raccontare una storia drammatica in modo non convenzionale, ma in questo caso, diciamolo, la regista si è fatta prendere davvero un po’ troppo la mano dal desiderio di fare un viaggio nel tempo. D’altra parte, chi non ha mai desiderato almeno una volta nella vita di tornare indietro per cambiare le sorti di una situazione tragica, o solo per semplice curiosità? Vai alla scheda del film  

                    Django Unchained

                    Anche stavolta Tarantino non delude. Django Unchained è un film che in quasi tre ore non annoia mai ma anzi ci tiene col fiato sospeso per le sorti dei protagonisti, alle prese con un mestiere difficile, quello di cacciatori di taglie, che li condurrà verso un’avventura affascinante e mozzafiato.Una scena del filmL’attesa è quasi terminata. L’ultima fatica di uno dei registi più apprezzati non solo in America ma anche nel nostro Paese sta per arrivare nelle nostre sale: Django unchained uscirà il 17 gennaio e non potrà che rispondere in maniera più che positiva alle aspettative dei fans di Quentin Tarantino. Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo Di Caprio: non sono solo i già premi Oscar protagonisti a rendere la pellicola spettacolare, ma la passione – che qui sembra quasi sublimarsi – per un genere tanto caro al regista, quello degli Spaghetti Western. Il titolo stesso, infatti, si rifà a una vecchia pellicola del 1966 interpretata da Franco Nero, attore nostrano che anche qui vediamo in un cameo.Django Unchained è ambientato negli Stati Uniti del 1858, due anni prima della Guerra civile. Il protagonista Jamie Foxx interpreta Django, uno schiavo che incontra il dottor King Schultz (alias Christoph Waltz), il cacciatore di taglie di origine tedesca. Schultz è sulle tracce dei fratelli Brittle, noti assassini, e solo l’aiuto di Django riuscirà a riscuotere la taglia che pende sulle loro teste. Il medico, un uomo apparentemente senza scrupoli, ma che alla fine dimostra di avere un suo codice d’onore e anche una grande sensibilità, assolda Django con la promessa di renderlo libero una volta catturati i Brittle, vivi o morti. Il successo dell’operazione induce Schultz a liberare Django e i due uomini scelgono di non separarsi, anzi partono alla ricerca dei criminali più ricercati del Sud. Affinando le vitali abilità di cacciatore, Django resta concentrato su un solo obiettivo: trovare e salvare Broomhilda (Kerry Washington), la moglie che aveva perso tempo prima, a causa della sua vendita come schiava.Il film non manca sin dall’inizio di una connotazione ironica che, pur arrivando a punte estreme anche nelle scene più cruente, fa da leit motiv all’interno della narrazione. Anche in questo, come in altri film del regista (ad esempio Kill Bill) c’è uno sfoggio di conoscenza e utilizzo più che consapevoli di generi cinematografici differenti: il western (uno dei preferiti in assoluto di Tarantino), ma anche il drammatico e il romantico.Le aspettative, ne siamo certi, non verranno deluse. Dunque, non c’è che da mettersi comodi, restando sempre pronti a imprevisti e colpi di scena, a gustarsi un film che non è un puro e semplice esercizio di stile, ma rivela attaccamento e cura verso un tema molto delicato e non facilmente narrabile senza cadere nell’ovvio o nel melenso. Vai alla scheda del film  
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