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Intervista a Shuichi Okita e Ryuhei Matsuda

Shuichi Okita - Ryuhei Matsuda - Intervista - Mohican Comes HomeConversazione con il regista e il protagonista di Mohican Comes Home, ospiti del 18esimo Far East Film Festival di Udine

La partecipazione al Far East Film Festival di Udine di Shuichi Okita con il suo nuovo film Mohican Comes Home era stata messa in rilievo già alla conferenza stampa di presentazione del programma da Sabrina Baracetti, direttrice della rassegna. Il regista e sceneggiatore Okita si è messo in evidenza soprattutto nel circuito dei festival con i suoi film dallo stile molto personale, come A Story of Yonosuke, The Woodsman and Rain e The Chef of South Polar. Film ambientati spesso in piccole comunità e popolati da personaggi timidi, strambi e con la peculiarità di trovarsi sempre leggermente fuori luogo. Mohican Comes Home non fa eccezione, e l’attore Ryuhei Matsuda dà una grande interpretazione di Eikichi, un figliol prodigo un po' particolare.
Okita e il protagonista del suo film erano inseparabili al festival. Matsuda viene da un’intera famiglia di attori: il padre, Yusaku Matsuda, molto noto in Giappone, scomparso prematuramente nell’89 (il pubblico occidentale lo ricorderà come uno dei 'cattivi' del film Black Rain), la madre Miyuki, recentemente in Still the Water di Naomi Kawase, infine il fratello Shota, che al FEFF transitò con il divertente Afro Tanaka.
Ryuhei è stato il giovane samurai di Gohatto, il leggendario Ren di Nana, la trasposizione della famosa serie manga, e recentemente è apparso in The Raid 2. Il suo viso enigmatico e scontroso sembra perfetto per questi ruoli di gangster o punk rock, ma in realtà si è mostrato molto disponibile e loquace durante l'intervista insieme al regista in occasione della premiere di Mohican Comes Home al Far East Film Festival.

Ero molto curiosa di incontrare Okita, curiosa di capire da dove uscissero quei personaggi così particolari e quanto della vita e del passato del regista fosse stato travasato nelle sue storie.
Il giorno dell’intervista, sfortunatamente per me, era stata organizzata una visita allo stadio dell’Udinese, pensata specialmente per Matsuda e Sammo Hung (giunto da Hong Kong per la cerimonia di chiusura del Far East), entrambi gran tifosi di calcio e questo ha fatto sì che per motivi di scarsa disponibilità di tempo le interviste singole programmate fossero raggruppate in un’unica intervista di gruppo con altri giornalisti. 
Intorno al divanetto della sala stampa c’è un’atmosfera rilassata in confronto al giorno prima, quando per fare le domande a Sammo Hung ci volevano i guantoni da boxe! Ci tocca una sola domanda a testa e c’è chi riesce a sprecarla subito con la domanda più banale che si possa fare ad un regista giapponese: ovvero quanto Yasujiro Ozu lo abbia ispirato e che rapporto ci sia con Viaggio a Tokyo. Okita mette subito in chiaro che più che una storia su figli e genitori il suo Mohican Comes Home è nato da un'osservazione del rapporto padre-figlio (Eikichi-Osamu nel film) e tutta la pellicola gira intorno a questo asse. Ci rivela poi che lui stesso come Eichiki si è spostato dalla campagna a Tokyo per realizzare le sue aspirazioni di lavoro e che quindi gli è molto caro questo tema della relazione tra figlio maggiore e padre.

Un'altra domanda al regista e al suo attore è quanto ci sia in Mohican Comes Home dei loro personaggi passati, tutti un po’ bizzarri, in particolare Yonosuke (A Story Of Yonosuke) per Okita e Ren (Nana) per Matsuda. Okita spiega che non aveva in mente Yonosuke al momento di scrivere Mohican Comes Home e che la grande differenza tra i due è che Eichiki è schivo e silenzioso perché è una persona che cerca di dimostrare le cose con i fatti più che con le parole (ci sono nel film vari episodi divertenti che illustrano queste pratiche dimostrazioni d’effetto di Eikichi per il padre). Anche Matsuda aggiunge che non ha utilizzato nulla di ciò che aveva sviluppato in passato per il personaggio di Ren (era un musicista punk rock in Nana) ma che è partito da zero seguendo la sceneggiatura di Okita, anche perché, sebbene siano entrambi musicisti, i due personaggi sono molto diversi.

Ora si parla un po’ di musica, tema importante di Mohican Comes Home. Viene chiesto ad Okita di parlare del musicista Eikichi Yazawa, di cui il padre del film è un fan e del suo inserimento nella storia. Okita spiega che Eikichi Yazawa è un musicista e rocker molto famoso in Giappone, dagli Anni '70 ad oggi, ed è inoltre noto per avere dei fan matti di lui, quindi si è immaginato che fosse plausibile un personaggio come Osamu che nel suo ruolo di direttore e coach della banda junior di ottoni del paese si illude di far suonare loro dei brani del suo amato idolo per cercare di trasmettere un po’ della sua passione ai ragazzi. (Tra l’altro Eikichi Yazawa è di Hiroshima, quindi anche conterraneo di Osamu). I brani di Yazawa sono comicamente inadatti ad una banda di ottoni, ma Okita aggiunge anche che probabilmente questo dettaglio è un po’ difficile che venga percepito dal pubblico non giapponese. Matsuda allora ci spiega che una divertente scena del film dove Eikichi conduce la banda al posto del padre con comiche conseguenze, era stata strategicamente tenuta all’oscuro ai musicisti. I ragazzi, che non sono attori, bensì dei veri e propri membri della banda di ottoni del paese, non sapevano come sarebbe andata a finire la scena e questo per cogliere la loro più spontanea reazione alla stranezza che li aspettava. Un vero e proprio caso di 'buona la prima', anche se Okita confessa che tutto ciò lo aveva stressato un bel po’.

Quest'ultimo aneddoto si lega bene alla mia domanda. Okita fa uso nei suoi film di bei piani sequenza che hanno l’aspetto molto naturale, come se fossero lasciati alla spontaneità degli attori. Ma un piano sequenza richiede un gran controllo, quindi chiedo ad Okita che tipo di regista sia, ovvero un regista che lascia libertà agli attori o un regista che si attiene con severità al copione? E chiedo anche a Matsuda di darci il suo punto di vista. Okita conferma che, nonostante si attenga abbastanza rigidamente al copione e che un piano sequenza debba comunque essere motivato, a volte gli piace non dare il 'cut' e vedere come le cose si svolgano da sole e dove gli attori portino la sequenza, perché sicuramente la naturalezza si vede (questo si nota molto in A Story of Yonosuke). Nel caso di Mohican Comes Home è stato più attento perché una parte fondamentale del film, a noi sfuggita, era il dialetto della zona e bisognava essere molto attenti al copione.
Matsuda dice la sua. Ci racconta che si è attenuto rigidamente al copione in questo film perché il regista era molto preciso e dettagliato nel briefing e nelle spiegazioni di come volesse una scena e quindi non ha mai sentito il bisogno di prendere iniziative proprie.

Poi Okita viene sollecitato a spiegare meglio qualcosa che aveva accennato in precedenza sulle differenze culturali tra Giappone ed Italia. Il regista aveva notato che alcune situazioni comiche non erano state percepite dal pubblico italiano, e questo è normale, ma si era stupito soprattutto del contrario. Ci racconta come in particolare la scena della banda diretta da Eichiki al posto del padre avesse scaturito una reazione di risate molto fresche e spontanee in Italia, molto più che in Giappone, così come la scena in cui la famiglia di Eikichi incontra la chiassosa famiglia della fidanzata. Okita sembrava molto colpito e contento della inaspettata reazione italiana ed è facile immaginare che in Giappone la trasgressione di dinamiche sociali così formali venga accolta con risate a denti stretti mentre in Italia… che dire, noi ci sguazziamo in questo genere di commedia della trasgressione!
Matsuda conferma e aggiunge che questo film è impregnato di cultura giapponese e di dettagli forse poco comprensibili come gli accenni alla salsa Men-Tsuyu (una salsa che pare dia il 'sapore giapponese' a tutto) ma che è stata una bellissima esperienza essere a Udine e riuscire a vedere il film da un punto di osservazione diverso e quindi più oggettivo.

L’ultima domanda è come faccia Okita a trattare argomenti drammatici come la morte con un tocco così leggero e delicato, e come abbia preparato il suo attore a questo. Il regista con lapalissiana freschezza risponde che fare un film triste su un argomento triste sarebbe un po’ scontato. Mohican Comes Home non è una commedia vera e propria, ma la risata ha la sua importanza e il suo ruolo perché alleggerisce i momenti più pesanti. Inoltre la risata può nascere spontanea e liberatoria. Aggiunge: “Io non la forzo e affido totalmente allo spettatore la scelta se ridere o no”.
Matsuda ci dice di aver parlato molto di questo argomento prima di cominciare la produzione del film e che Okita gli aveva assicurato che non fosse sua intenzione fare un film troppo cupo. “Ci abbiamo lavorato insieme a questo fine, Okita è un regista straordinario per come sia riuscito a prendere il tema della morte e riproporlo in questo modo e questo perché lui ha guardato schiettamente questo argomento e affrontandolo è riuscito a creare l’opera come avete avuto modo di vederla”.
A questo punto ce li hanno strappati per portarli a vedere l’Udinese, che se ricordo bene ha perso malamente quel giorno! Karma?

Li abbiamo poi rivisti sul palco alla cerimonia di chiusura, vincitori del Black Dragon Award, contenti e frastornati. Mentre lasciavano il palco è stato annunciato anche il loro terzo posto del premio Audience Award e quindi sono stati ripescati e riportati su (come due buffi personaggi di un film di Okita, non avevano capito di aver vinto di nuovo). Matsuda allora ha afferrato il microfono e ha esclamato in Italiano: “Grande!”


Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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