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Far East Film Festival 2017: incontro con Feng Xiaogang

Incontro con l’icona del cinema cinese Feng Xiaogang, premiato con il Gelso d’Oro al 19esimo Far East Film Festival. Un’occasione unica per ripercorrere le tappe di una lunga e prolifica carriera, in cui l’autore ha saputo intercettare spesso i gusti di pubblico e critica coniugando qualità e intrattenimento

Feng Xiaogang ha un rapporto speciale col Far East Film Festival: il regista vanta infatti una partecipazione quasi ventennale alla kermesse, iniziata nel lontano 1999 con Be There Or Be Square. Nel corso degli anni a Udine sono stati presentati molti dei suoi lavori, tra cui A World Without Thieves (2004), The Banquet (2006), Assembly (2007) e il grande successo commerciale If You Are the One (2008). Con Aftershock (2010), dramma sul terremoto di Tangshan, lo 'Spielberg cinese' ha conquistato un Audience Award, per poi tornare tre anni dopo con Personal Tailor (2013).
Questa diciannovesima edizione della rassegna ha rappresentato un duplice momento di celebrazione per il cineasta: prima della proiezione della sua ultima fatica I Am Not Madame Bovary, infatti, Feng ha ricevuto il Gelso d’Oro alla Carriera, mostrandosi visibilmente commosso durante gli applausi calorosi che hanno accompagnato la cerimonia. Si tratta di un riconoscimento importante, condiviso con la star del cinema hongkonghese Eric Tsang, l’altro grande ospite della manifestazione. Le due celebrità si aggiungono quindi alla ricca lista di premiati, tra cui figurano Joe Hisaishi, Jackie Chan, Sammo Hung e Johnnie To.

I Am Not Madame Bovary è arrivato al festival dopo l’enorme successo riscosso in patria: incassi ricchissimi al botteghino, grande consenso di critica e piazzamenti prestigiosi a rassegne internazionali come quelle di San Sebastián e Toronto. L’incontro con l’eclettico autore, che nella sua variegata carriera ha ricoperto anche i ruoli di attore e sceneggiatore, ha fornito l’opportunità di analizzare più nel dettaglio il suo lavoro, offrendo molti spunti di riflessione grazie anche alla presenza del suo storico produttore James Wang, Vice Chairman & CEO della Huayi Brothers Media Corporation.
Sicuramente uno degli aspetti più interessanti di I Am Not Madame Bovary è la scelta di adottare inquadrature dal taglio insolito (circolare o quadrato), alternate a seconda dell’ambientazione delle scene. Feng Xiaogang ha rimarcato come non sia stata solo una scelta stilistica puramente estetica: la protagonista rimane intrappolata in un circolo di avvenimenti che nascono da dettagli insignificanti, “come una piccola palla di neve che, rotolando, finisce col provocare una valanga”, ha spiegato il regista. Ed in effetti, l’opprimente realtà della provincia in cui si svolge parte dell’azione (che sembra soffocare anche lo spettatore oscurando una buona percentuale dello schermo) è contrapposta all’ottusità rigida e tetragona della burocrazia di Pechino, rappresentata con il formato rettangolare. L’autore ha sottolineato che “l’idea di circolarità è molto cinese, e costituisce inoltre un richiamo alle illustrazioni tipiche della dinastia Song”, le medesime visibili nel prologo del film. Si può considerare un approccio indubbiamente rischioso, soprattutto non conoscendo la reazione del pubblico a un’impostazione per certi versi abbastanza radicale. Ma anche in questo caso il cineasta ha sempre avuto le idee molto chiare: “Bisogna sperimentare per guidare il pubblico e non farsi guidare dal mercato, è un azzardo e confidi nella risposta del pubblico, ma se non provi non saprai mai”.

Il produttore James Wong ha vissuto in prima persona la difficoltà di coniugare libertà artistica e necessità di ritorno economico. La sua collaborazione con Feng, consolidata in sedici lungometraggi, dura da oltre venti anni. "E' difficile trovare esempi così longevi", ha dichiarato il produttore. "Il segreto forse sta nel fatto che la nostra collaborazione è cambiata negli anni assieme al mercato, senza che però sia cambiata la passione verso il cinema”. Wang ha ricordato che il sodalizio con il regista cinese è nato proprio grazie al comune amore per il loro lavoro, che ha fatto crescere entrambi nel corso del tempo. Tuttavia il mercato obbliga a delineare strategie solide che permettano di essere competitivi. Il CEO della Huayi Brothers ha confermato che la sua compagnia mira anzitutto alla qualità: “Venti anni fa c’era solo la difficoltà di fare buon cinema avendo riscontro sul mercato. Era difficile, ma non c’erano molti vincoli. Oggi la difficoltà è quella di non essere schiavi del mercato. Dopo anni di continuo sviluppo si sta tornando a una certa libertà artistica. Creatività e talento assicurano i risultati”.

I Am Not Madame Bovary
è anche una robusta prova di scrittura, grazie all’adattamento del romanzo dello scrittore Liu Zhenyun, che ne ha curato la trasposizione. Feng ha evidenziato il suo rapporto privilegiato con lo sceneggiatore: “E' un amico. Il suo romanzo è umoristico, e io apprezzo come qualità l’humour”. Con un colpo di teatro degno di uno dei suoi lavori, il regista ha poi salutato fra il pubblico Liu Yulin, figlia di Zhenyun, in concorso al festival con la sua opera prima Someone To Talk To, basata proprio su una sceneggiatura del padre. Il cineasta ha scritto in prima persona molti dei suoi lungometraggi, spesso in coppia con l’altro suo storico partner Wang Shuo, e ha così chiarito meglio il suo ruolo nel processo creativo di stesura dello script: “Ho bisogno di comunicare, parlare. Wang Shuo preferisce scrivere assieme. Liu Zhenyun, invece, ama il confronto ma poi si ritira per elaborare il tutto da solo. Inoltre preferisce visitare personalmente i posti in cui ambienta le sue storie. Sicuramente questa è la parte creativa più divertente e che apprezzo maggiormente, dopo arriva la fase delle riprese in cui sei costretto a confrontarti con una montagna di problemi da gestire e risolvere”.

L’eclettismo di Feng è emerso anche dalle dichiarazioni sulle sue incursioni come attore. “In passato ho fatto per i miei amici diversi camei. In Mr. Six, invece, ho amato particolarmente la sceneggiatura. Il cinema cinese ha sempre preferito le storie ai personaggi, ma in quel caso c’era una caratterizzazione che ho subito amato. Avrei voluto dirigere io, ma poi mi hanno proposto quel ruolo. Ho sentito talmente mio il personaggio che ho accettato. Comunque preferisco fare il regista, ormai non ho più l’età e le forze per pensare di fare entrambi”. La sua conoscenza diretta del mondo della recitazione ha contribuito senza dubbio al successo dell’interpretazione della protagonista di I Am Not Madame Bovary, la star Fan Bingbing, chiamata a sostituire un’altra attrice nella definizione finale del cast. Si è trattata della seconda collaborazione fra i due, a distanza di quasi quindici anni dal precedente Cell Phone (2003), periodo durante il quale la diva ha guadagnato una fama enorme in Cina. L’autore ha però messo subito in chiaro il suo approccio rigoroso. “Ho dato queste condizioni a Fan Bingbing per poter prendere parte al progetto: nessun altro impegno, nessuna vacanza durante le riprese, prove ogni giorno, una retribuzione per lei più bassa e in linea con il budget. Lei ha accettato senza esitazione. Le mie imposizioni erano un messaggio per rendere chiaro il fatto che il ruolo della protagonista non poteva basarsi sulla bellezza o sulla fama. Alla fine credo che ciò abbia influito positivamente sulla sua interpretazione, e che sia stato riconosciuto e premiato il suo sforzo professionale”.

Feng non ha risparmiato poi critiche alla società odierna, parlando della satira corrosiva verso la Cina contenuta nel suo dramma. “C'era preoccupazione per via della censura, ma alla fine non ha influito sul montaggio finale. Ogni mio film crea problemi a James Wang, ma non ha mai avuto blocchi dovuti alla censura. Come cineasta non è solo un problema di libertà di espressione, bisogna anche valutare le esigenze produttive. Quindi su alcune cose si può scendere a compromessi, mentre su altre è necessario rivendicare le proprie esigenze artistiche. Io sono un sostenitore del taoismo della moderazione: occorre collaborazione sulle cose importanti, tralasciando quelle minori”. James Wang ha confermato tale approccio, ricordando che il regista è anche spesso co-produttore di molte pellicole: “Xiaogang ha una grande professionalità nella gestione del budget. Per Assembly voleva addirittura meno risorse, ma la compagnia ci teneva a fare un investimento adeguato affinché il tutto fosse fatto in modo opportuno”.

In fase di chiusura Feng ha ricordato con un po’ di nostalgia i suoi esordi nel mondo del cinema. “All’inizio sono stato assistente scenografo e produttore, ma non credevo di diventare regista. Però amavo la vita sul set, in particolare viaggiare per visitare le location. Ho iniziato a confrontarmi con i registi, spesso indispettiti dalle mie intromissioni con cui cercavo di suggerire il mio punto di vista. Alla fine ho capito che volevo fare quel mestiere. Adoro la libertà del lavoro di scena, e non potrei mai svolgere mansioni da ufficio”. Questa esperienza autobiografica dovrebbe confluire nel suo prossimo film Youth, attualmente in post-produzione e pronto ad uscire in Cina forse ad inizio ottobre: “Narra l’esperienza comune di oltre venti anni nell'esercito di due amici, uno scenografo e uno scrittore. L’esercito è un ambiente particolare, che mi ha segnato. Forse non è così bello come appare nel film attraverso il filtro dei ricordi, ma rappresenta la mia gioventù. Volevo realizzarlo da tempo, e il risultato finale è dettato anche dall’età in cui l’ho portato a termine. Mi è sembrato come tornare indietro nel tempo”.
Prima di concludere l’incontro c’è stato anche il tempo di lasciare un consiglio prezioso ai giovani che si avvicinano al mondo del cinema: “Scegliete le storie che amate, che sentite vostre. Questo conta più di ogni altra cosa”.



Simone Tricarico

Pensieri sparsi di un amante della Settima Arte, che si limita a constatare come il vero Cinema sia integrale riproduzione dell’irriproducibile.

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