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Creepy - Recensione

Creepy - 2016 - Film - RecensioneDopo il poetico e malinconico Journey to the Shore, una storia d’amore sconfinante nel soprannaturale, Kiyoshi Kurosawa ritorna al genere horror con Creepy, un film inquietante ma leggermente maldestro

Quest’anno un’intera giornata del Far East Film Festival di Udine è stata dedicata al genere horror. Il più anticipato dei film del Psycho Horror Day era Creepy, il nuovo lavoro del prolifico regista giapponese Kiyoshi Kurosawa che, grazie al successo internazionale di alcuni suoi film di genere, come Cure e Pulse, è stato etichettato in modo un po’ riduttivo come maestro dell'horror.
La parola Creepy del titolo è una sensazione un po’ più complessa della paura, è qualcosa di molto inquietante che si insinua strisciando tra le pieghe della nostra coscienza ed è sicuramente appropriata a questo film.
La storia comincia con un prologo di un anno prima.
Koichi Takakura (Hidetoshi Nishijima), un detective giovane e sicuro di sé, è alle prese con l’interrogatorio di un pericoloso serial killer, ma qualcosa non va come dovrebbe: il serial killer sfugge al controllo della polizia con conseguenze drammatiche e Takakura resta ferito nella vicenda.
Un anno dopo ritroviamo Takakura che ha lasciato il lavoro in polizia, insegna criminologia all’Università e si è appena trasferito a vivere in un tranquillo quartiere periferico con la moglie Yasuko (Yuko Takeuchi) e il bel cane Max.
Yasuko, appena finito il trasloco, si reca a bussare alle case accanto con cioccolatini e tanta voglia di presentarsi e iniziare bene il rapporto con il vicinato, ma le sue buone intenzioni sono ignorate dagli scontrosi vicini. Uno in particolare, Nishino (Teruyuki Kagawa), più che scontroso sembra essere particolarmente volubile, un giorno maleducato e l’altro cortese, lasciando Yasuko spiazzata e diffidente. Nishino vive alla porta accanto con una moglie malata e una figlia adolescente molto evasiva.
Nel frattempo Takakura viene contattato da un suo vecchio collega in polizia per aiutarlo a chiudere il caso irrisolto di un’intera famiglia scomparsa improvvisamente qualche anno prima, lasciando indietro solo la figlia minore Saki (Haruna Kawaguchi) traumatizzata a schiva. Takakura - che evidentemente sente la mancanza dell’azione - accetta e comincia ad interrogare la figlia degli scomparsi e ad ispezionare la casa ormai deserta della famiglia svanita nel nulla. Proprio a questo punto inquietanti somiglianze tra il luogo dell’indagine e il proprio vicinato fanno scattare qualcosa nella mente deduttiva di Takakura e da qui il film comincia a discendere verso le tinte più cupe, in un'escalation che molto avanti nel film si tinge di vero e proprio horror.
Creepy è fedele al suo titolo per buona parte dello svolgimento, instillando un sentimento di leggero malessere e disagio man mano che i personaggi si fanno conoscere. Il problema però è che il cuore della storia non è ben supportato dal contorno. Tutto quello che ruota intorno ai personaggi principali diventa gradualmente sempre più sciatto nello svolgimento. Mentre i fatti salienti accadono nel microcosmo del vicinato, le reazioni del mondo esterno, della polizia, dei conoscenti sono così ingenue da lasciare perplessi a dir poco. Questo indebolisce molto la storia rendendola un po’ irreale, ma anche troppo poco irreale. Probabilmente sarebbe stato meglio andare nella direzione opposta e dare al tutto un carattere più surreale.

Sicuramente c’è molta allusione alla cultura del Giappone moderno, alla grande riservatezza che sfocia spesso, soprattutto nelle città, in indifferenza e diffidenza verso gli altri, addirittura tra coniugi.
Ciò non toglie che le mie aspettative sono rimaste un po’ deluse nel complesso, anche se nei particolari ci sono delle vere perle del brivido, incluso il sorriso di Nishino.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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