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Au Revoir l’Été - Recensione

Fumi Nikaido nel passaggio all’età adulta raccontato con mano leggera e calibrata da Koji Fukada: uscito nelle sale di Londra a distanza di più di un anno dalla premiere al Tokyo International Film Festival, Au Revoir l’Été è un film da (ri)scoprire

Per pochi giorni nei cinema di Londra è stato possibile vedere una piccola gemma di film che sicuramente avrebbe meritato più esposizione e attenzione.
Au Revoir l’Été di Koji Fukada è un film delizioso, semplice ma stratificato e visivamente accattivante. È una storia che racconta del passaggio all’età adulta, forse il tema più trito nella storia del cinema, ma il perfetto dosaggio di freschezza e familiarità ne soffia via la polvere.
Il titolo giapponese Hotori no Sakuko si traduce "Sakuko sul margine" e proprio questo è.
Sakuko (Fumi Nikaido) è una studentessa di 18 anni che ha appena fallito gli esami di ammissione all’Università e con la zia Mikie si reca per una breve vacanza di fine estate in una cittadina balneare. Entrambe sono in cerca di un po’ di tranquillità, Sakuko per studiare per la prossima sessione di esami e Mikie per lavorare ad una traduzione. Qui incontriamo Ukichi, ex moroso di Mikie, che dirige un hotel in paese, sua figlia studentessa Tetsuko e suo nipote Takashi che lo aiuta in albergo ed è un rifugiato, scappato da Fukushima dopo il disastro nucleare. Tutto come da copione, il sole, il mare, le corse in bici; man mano che la trama si dipana però Sakuko comincia ad accorgersi che nulla è come sembra e che le persone che la circondano nascondono dei lati opachi. L’Hotel dove lavora Ukichi è in realtà un Love Hotel dove si prostituiscono minorenni emaciate, Mikie ha una relazione con un professore universitario sposato che a sua volta non disdegna di sedurre le sue studentesse e persino Takashi che tutti compatiscono con paternalismo per la sua triste storia ha un punto di vista tutto personale sull’esilio che nessuno si è mai preso la briga di ascoltare.
Sakuko osserva e prende nota. In una divertente scena centrale del film i nostri personaggi sono a cena insieme per un compleanno e discutono di relazioni amorose passando in breve dall’imbarazzo alla furia, dal karaoke ai ceffoni, il tutto sotto gli occhi di una silente ma espressiva Sakuko.
Sakuko e Takashi sono al margine dell’età della disillusione e si aggrappano disperatamente a quel briciolo di fanciullezza rimasta in loro, formando un vincolo sincero e privo di ormoni. Come due bambini vanno in bici, giocano con i fuochi d’artificio e scappano di casa quando la pressione si fa insopportabile per poi tornare docilmente la mattina dopo.
Alla fine dell’estate Sakuko tornerà a Tokyo cambiata e niente sarà più come prima, ma la tranquilla fine del film senza inutili code o moralismi, ci urge che in fondo… c’est la vie!
Il titolo francese ci porge con il cucchiaio d’argento l’aggancio all’ispirazione rohmeriana, ma al di là dei luoghi comuni sul regista francese, la tranquilla cittadina balneare, le corse in bici, le cicale in pineta, e ventenni sognanti in prendisole pastello, il film è intrinsecamente giapponese nel modo in cui si confronta con certi temi sociali, con la colpa e la vergogna di un passato non troppo remoto e con i ruoli femminili. Il tutto tratteggiato con dialoghi onesti e naturali e con un garbo che ricorda molto il Koreeda di Still Walking.
Koji Fukada ha scritto e diretto questo film con mano leggera e calibrata e la scelta di un formato 4:3 invece di togliere millimetri allo spettatore non fa che aggiungere grazia e intimità alle immagini (sicuramente aiutato dall’era Instagram che ha affrancato il formato quadrotto).

Nel 2013 Au Revoir l’Été era stato presentato al Tokyo International Film Festival e mi auguro di cuore che Fukada continui a sfornare prodotti di altrettanta qualità!


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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