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Truman - Recensione

Truman - Recensione - Film - 2015L'ultimo lavoro del catalano Cesc Gay è un racconto sulla morte, sull'amicizia e sui legami costruito con intelligenza su atmosfere da commedia e da dramma: Truman scava nel profondo dell'animo umano con delicatezza e con doloroso silenzio

I cinque premi ottenuti nel recente gala che assegnava il Premio Goya nelle categorie più importanti (miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura, migliore attore protagonista e non protagonista) suggellano l’annata segnata da premi e consensi riscossi da Truman del regista catalano Cesc Gay, tra i quali la prestigiosa Conchiglia d’Oro assegnata al Festival di San Sebastian 2015 alla coppia di attori, sebbene il film non abbia avuto a livello di botteghino un successo altrettanto notevole.
Il lavoro di Cesc Gay è una intelligente e intensa storia raccontata con i canoni della commedia, ricca di umorismo, e del dramma che non esce mai da binari misurati. E' proprio il contrapporsi equilibrato di queste due atmosfere a regalare al film il giusto tessuto connettivo per raccontare una vicenda drammatica e profonda, uno squarcio nell’animo dei protagonisti, nelle pieghe più nascoste.
Tomas lascia l’innevato Canada per approdare nei vicoli carichi di nobiltà di Madrid dove va a trovare l’amico di una vita Julian. Il soggiorno sarà di soli quattro giorni, un viaggio per vedere forse per l’ultima volta l’amico malato di cancro che ha maturato la decisione di smetterla con chemioterapie e controlli in ospedale per aspettare con serenità la fine. Tra i due c’è un legame profondo, antico, di fratellanza e di complicità e Tomas spera attraverso questo di convincere Julian a prendere le giuste decisioni, ma per quest’ultimo c’è solo la volontà di sistemare anzitutto il suo amato cane e le poche cose rimaste in sospeso, tra cui la notizia da dare al figlio che vive in Olanda. Da un lato c’è la cugina Paula, preoccupata per le sue condizioni, dall’altra Tomas che, sebbene giunto in Spagna per cercare di convincere l’amico a non prendere decisioni avventate, nei pochi giorni di permanenza a Madrid sente di poter abbracciare totalmente le scelte di Julian, in mezzo c’è la morte da affrontare con lo spirito più sereno possibile cercando di sistemare tutto, servizio funebre compreso.
Seguiamo nei quattro giorni i due amici in vari momenti (il tentativo di far adottare il cane ad una coppia di lesbiche con figlio adottato, l’ultima visita in ospedale dal medico curante, la scelta della bara, il viaggio ad Amsterdam) nei quali tra dialoghi spesso carichi di umorismo, diverbi, sguardi e silenzi carichi di sincero dolore, si capisce che anche se sappiamo che la morte sta arrivando è comunque una sorpresa, di fronte alla quale non c’è pianificazione che tiene. La sorte finale del cane Truman è l’ovvia ma ben riuscita conclusione dei quattro giorni che i due amici trascorrono insieme nella consapevolezza che il legame d’amicizia può regalare sempre qualcosa che aiuta ad affrontare i momenti importanti della vita.
Truman non è solo un film che parla della morte e del patetico tentativo dell’uomo di affrontarla come fosse un appuntamento qualsiasi; più di questo è un racconto sull’amicizia, sui legami affettivi, sulla solidarietà, descritto con misura e senza deragliamenti emotivi eccessivi. Il breve periodo che vivono assieme Tomas e Julian è l’epilogo di un rapporto di amicizia nel quale non sono necessarie parole, sono sufficienti gli sguardi e i silenzi che lasciano parlare il cuore e che infondono dolore e disperazione profonde, essenziali.

Cesc Gay costruisce due personaggi molto belli ed efficaci, vividi, nei quali i sentimenti, nonostante siano sepolti negli spazi più profondi dell’anima, emergono con grande potenza a fortificare una amicizia virile in grado di mostrare il suo volto più tenero e complice.
A dar forza ai due personaggi di Tomas e Julian, già di per sé ottimamente tratteggiati, concorrono anche le prove rispettivamente di Javier CamaraRicardo Darin che uniscono intensità e misura in maniera mirabile. Due prove che giustamente hanno ricevuto numerosi riconoscimenti per lo spessore che concorrono a costruire intorno ai due protagonisti.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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