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Remember - 2015 - Film - Recensione - Atom EgoyanNella storia di un uomo si nascondono verità e bugie. Il problema è se il confine tra questi due elementi si confonde. Atom Egoyan parla di Olocausto in una caccia all'uomo per gli Stati Uniti di oggi. Solo alla fine si capirà quanto è vera o falsa la vita del protagonista

La vita del vecchio ebreo Zev è ormai alla sua conclusione. Da poco è rimasto vedovo, soffre di una forma grave di demenza senile e vive in una casa di riposo. Qui alloggia insieme a un suo vecchio amico, Max, che ha conosciuto nell'esperienza più brutale della sua vita: l'internamento nel campo di concentramento di Auschwitz. Una sera l'uomo gli affida una lettere al cui interno è illustrata una missione: Zev deve trovare, girando per gli Stati Uniti, l'aguzzino che nel campo uccise le loro famiglie. L'uomo accetta e si dirige da ogni individuo che corrisponde al nome attuale dell'ex ufficiale della SS. Alla fine il vecchio e stanco Zev giunge a destinazione. Vittima e carnefice si confrontano ed emerge una verità davvero sconcertante.
Spesso ci si domanda come affrontare l'analisi di un grave e importante avvenimento storico. Quale sensibilità è più adeguata, quale punto di vista è meglio proporre e che tipo di parole e immagini utilizzare. Se si considera che l'episodio in questione è la macchia dell'Olocausto, la questione si complica ulteriormente, non solo perché si tratta dell'evento storico più importante e analizzato, ma anche perché la verità dei superstiti di quegli atroci anni è a rischio estinzione per questioni anagrafiche. Il regista di origine armene Agon Egoyan ha optato per un punto di vista che non solo coniuga la presenza di due superstiti, Zev (Christopher Plummer) e il suo amico Max (Martin Landau), ma che racconta anche l'eredità dell'Olocausto da un interessante punto di vista. Il presupposto è il concetto di distruzione che si può trasformare in autodistruzione, perché generata dalla responsabilità delle azioni dell'uomo. Ciò, inoltre, provoca nell'uomo il desiderio di dimenticare la verità, così da diventare portatore di una memoria distorta. Il personaggio di Zev incarna esattamente questo pensiero in quanto, nonostante il numero tatuato sul braccio, la sua appartenenza alla religione ebraica è in realtà depositaria di una consapevolezza che non esiste. L'uomo rappresenta la storia falsa, non vera, quella che si è voluta dimenticare perché troppo macchiata dall'orrore. Ecco perché l'anziano, secondo Egoyan, soffre di demenza senile e quindi è continuamente dimentico di ciò che gli accade.
Remember si focalizza, dunque, su ciò che rappresenta il personaggio principale. In quest'ottica si giustifica la regia di Egoyan, il quale si accosta al protagonista nel suo girovagare per gli Stati Uniti. Il regista lascia che il volto sofferente e affannato di Plummer spieghi il suo stato d'animo, senza ricorrere a dialoghi o riflessioni personali. Zev è in mano alla missione di Max da cui non può esimersi, nonostante i molti incidenti di percorso, perché è l'unica cosa che vuole ricordare. Quando, quindi, nella parte finale, la regia di Egoyan scompare, è per lasciare spazio alla parola e alla verità in essa contenuta, così da smascherare la storia falsata che l'anziano porta con sé. Il limite estremo di questo impianto è, dunque, l'autodistruzione.

Nonostante la struttura linguistica e narrativa sia valida, l'unica eccezione da portare alla regia è il repentino cambio di sentimenti e storia del finale, che disorienta e colpisce esattamente come la potenza di una nuova e lacerante consapevolezza.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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