Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaThe Party - Recensione (Festival di Berlino 2017)

The Party - Recensione (Festival di Berlino 2017)

Torna in Concorso al Festival di Berlino l'inglese Sally Potter a otto anni di distanza da Rage. Questo suo nuovo film è una commedia nera che racconta caratteri e pensieri degli inglesi pre-Brexit, spaesati e senza reali punti di riferimento sociali e morali

In una piccola casa londinese sta per iniziare una cena molto speciale. Janet e Bill attendono gli invitati. La prima in cucina, il secondo seduto catatonico sulla poltrona del salotto, attento solo a cambiare musica dal giradischi, passando dal blues alla salsa. Arrivano April e Gottfried, Martha e Jinny e poi Tom. Si festeggia l'elezione a ministro di Janet. A rovinare l'atmosfera frizzante e conviviale, rotta solo in parte dal nervosismo di Tom, sudato e concitato, ci pensa Bill che, seduto sulla sua poltrona, comunica alla moglie e a tutti i presenti che ha una malattia incurabile e che gli restano pochi giorni di vita. La tristezza invade la casa e soprattutto colpisce Janet che poco dopo è colpita dalla seconda sconvolgente notizia. Questa volta è Tom a dire a tutti che sua moglie Marianne è l'amante di Bill da anni. Sono tutti increduli e mentre Janet si consola con April in bagno, Tom picchia Bill e Martha e Jinny si lasciano andare a profonde confidenze. Il clima si inasprisce e sta per scoppiare fino a quando suona alla porta Marianne.
Il personaggio di Marianne è una sorta di Godot, che nessuno dei presenti invoca. Anzi in realtà non è proprio considerata, seppur sia l'elemento narrativo che fa esplodere la situazione. Sally Potter, regista inglese che sa come giocare con lo spettatore e la macchina da presa, costruisce infatti The Party come un climax ascendente di cattiveria e disperazione. Si parte dal grado zero che è la gioia per il nuovo incarico di Janet (interpretata da Kristin Scott Thomas) il coronamento della sua vita lavorativa: il clima conviviale poco dopo comincia a scricchiolare. Ci pensano la lingua tagliente di April (Patricia Clarkson) e quella del marito Gottfried (Bruno Ganz), ascetico e spirituale che vede senza motivo un bagliore di speranza in ogni uomo. Tom (Cillian Murphy) sconvolge definitivamente la felicità iniziale. Se da un lato le discussioni sugli orientamenti politici, tra liberal e progressisti, accendono gli animi, il nervosismo e la poca lucidità incrinano l'atmosfera messa in croce da Bill (un immortale Timothy Spall) e dalle sue rivelazioni sulla sua vita.
A descrivere ciò c'è la macchina da presa che si infila tra le vite, le espressioni, i segreti (le sniffate di Tom, i discorsi riservati tra Martha e Jinny) e restituisce allo spettatore un punto di analisi privilegiato, onnicomprensivo dentro la tensione. Un tale utilizzo della macchina da presa permette così di cogliere ogni minimo stato d'essere di questo pezzo di vita reale di poco più di ora che è The Party. La pellicola, infatti, narra una storia di finzione con le caratteristiche della quotidianità di ogni giorno in cui le reazioni umane appaiono vere, sorrette da un cast eccezionale, in una confezione che molto spesso vira verso l'ironia caustica, tagliente, brutale, insensata, feroce. Sally Potter ritrae, pertanto, una classe sociale inglese abbiente, annoiata e avvitata su sé stessa, che non sa guardare oltre il proprio il naso, imperniata su giochi di potere e rapporti di forza utilizzati solo per il gusto di provare un brivido. Ciò si evince dallo sguardo alienato di Bill, dagli scontri verbali tra April e Martha e da come il pensiero di Gottfried è ridicolizzato solo perché non allineato a quello comune.

The Party, dunque, è una pellicola intelligente e sottile, figlia della drammaturgia e dello spirito sarcastico di un altro narratore dei limiti umani, in particolare quelli inglesi, quale Harold Pinter, un lavoro che dietro il b/n nasconde la sua volontà di sapore antico, di passato, di riferimento a un modus vivendi e di pensiero che forse, per gli inglesi, sarebbe meglio abbandonare.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

  Vai alla scheda del film


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.