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Bright Nights (Helle Nachte) - Recensione (Festival di Berlino 2017)

La Berlinale 2017 ospita un suo figlioccio, Thomas Arslan. Il regista tedesco porta nella Competition un dramma familiare gelido e pulsante, vivo e rigido come il paesaggio della Norvegia

Michael è un ingegnere di origine austriaca, residente a Berlino. Vive con la sua fidanzata, ha una sorella e una ex moglie da cui ha avuto un figlio ora adolescente, Luis. Nel giro di breve la vita dell'uomo è sconvolta dalla morte del padre, che viveva nel nord della Norvegia, dall'indifferenza della sorella nei confronti della notizia e dal trasferimento di lavoro della fidanzata per un anno a Washington. L'uomo decide di lasciarsi tutto questo alle spalle e partire per la Norvegia insieme al figlio, non solo per seppellire il padre, ma anche per cercare di instaurare un rapporto con il ragazzo. I due, così, si avventurano in una vacanza all'aria aperta nella terra dei fiordi. Prima in macchina, poi a piedi, padre e figlio vivono dissidi e contrasti, fino a domandarsi se davvero possono realmente volersi bene.
Le notti luminose del titolo scelto dal regista tedesco Thomas Arslan sono quelle norvegesi in cui il sole lascia lo spazio al buio per poco tempo, se non addirittura mai, irradiando di luce gli splendidi paesaggi di questa terra. Queste notti senza oscurità sconvolgono il protagonista Michael, interpretato da Georg Friedrich, il quale osserva come il figlio sia in grado di dormire senza provare nessun fastidio dalla luce. In queste notti insonni Michael si trova immerso nei suoi dubbi, incertezze, fragilità, pensieri, che lo pongono di fronte alla necessità di ricostruire la sua vita in poco tempo. Dopo la sepoltura del padre, il primo passo che il protagonista sente necessario è ricostruire il rapporto con il figlio maschio Luis, interpretato da Tristan Gobel, che non conosce e verso cui non sa come rapportarsi. A unire i due è lo stesso nonno o per meglio dire la scoperta da parte di entrambi della sua casa, ora abbandonata, entro cui il giovane Luis conosce un po' meglio il nonno, mentre suo padre, ripercorrendo il suo rapporto con il defunto genitore, comprende la necessità di legarsi al figlio.
Arslan permette allo spettatore di comprendere questa nuova necessità del protagonista scegliendo un impianto visivo e narrativo di carattere naturalistico. Le diverse sfumature offerte dai territori norvegesi, a tratti rigogliosi, a volte freddi, a volte nebulosi, sono così utilizzati dal regista per scandire le prassi dell'avvicinamento tra i due protagonisti. In questo modo la visione di Bright Nights si adatta e si muta a seconda di quanto suggerisce la storia. Per descrive, quindi, come il legame tra padre e figlio si sta inerpicando in un profondo percorso nebuloso, il regista tedesco sceglie di collocare la macchia da presa sul muso dell'auto, inquadrando così il percorso di un sentiero sterrato, senza fine, circondato dalla nebbia. Nel finale, inoltre, per metaforizzare il possibile avvicinamento tra padre e figlio, Arslan li filma mentre si rincorrono, perché in fuga l'uno dall'altro, sulla fertile e tenera terra norvegese che compromette la stabilità di ogni passo, seppur si riveli un morbido tappeto entro cui stendersi insieme alla fine della corsa.
Queste scelte registiche si accordano a primi piani in cui i volti dei protagonisti non sono mai tirati da emozioni forzate, ma seri e imperscrutabili, teneri e amichevoli a seconda dell'evoluzione del loro rapporto. Un tale impianto, inoltre, conferisce un buon rigore formale alla pellicola che non risulta mai troppo fredda, perché in accordo con i sentimenti pulsanti sotto una coltre di gelo dei protagonisti e con la mutevole natura. In questo modo la narrazione scorre senza mai essere banale e senza l'utilizzo di artefatti-squilli visivi e narrativi.

Arslan, dunque, filma lo scioglimento di un dramma famigliare in maniera credibile in cui le emozioni sono da intendersi come possibili processi emotivi.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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