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Il segreto - Recensione

Il segreto di Jim Sheridan è lavoro in cui la sceneggiatura e lo sviluppo della storia offuscano la pur buona regia e l'eleganza formale. Rooney Mara e Vanessa Redgrave salvano la pellicola dal naufragio

Liberamente ispirato al pluripremiato romanzo dal titolo omonimo di Sebastian Barry, Il segreto di Jim Sheridan è il racconto ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale della travagliata vita di Rose, donna protestante nel cuore dell'Irlanda cattolica, accusata di infanticidio e ricoverata in un ospedale psichiatrico nel quale cinquanta anni dopo ancora è albergata.
Dovendo l'ospedale essere trasformato in un hotel, il caso della donna viene rivalutato dal Dott. Grene che ne deve decidere la destinazione. Attraverso la lettura dei pensieri scritti dalla donna sui bordi delle pagine della Bibbia e il suo racconto dei fatti reso al dottore e ad una infermiera che le si è affezionata, nei quali afferma a gran voce la sua innocenza, ancora dopo tanti anni, scopriamo come la giovane Rose sia stata vittima della grettezza, dei preconcetti, delle maldicenze e dell'intolleranza religiosa verso le quali lei si è sempre rifiutata di abbassare lo sguardo. La giovane Rose cerca di affermare se stessa in una società chiusa, dove alla donne non è consentito neppure guardare negli occhi un uomo, motivo per il quale la sua condotta è additata da tutti come sconveniente. La sua storia d’amore con un pilota della RAF, protestante, è il passo decisivo verso l’emarginazione anche perché fortemente alimentata dal prete cattolico del villaggio che mostra sentimenti contrastanti verso Rose.
Commenti alla fine del film, piuttosto risentiti, ci fanno sapere che lo spirito del testo è stato fortemente stravolto in favore di un finale stile soap opera. Di sicuro l'epilogo stona fortemente anche perché oltre che telefonato si costruisce sotto gli occhi in maniera troppo scontata.
Dal punto di vista formale Il segreto mostra una sfavillante eleganza e una buona regia che non sono però supportate da una sceneggiatura che mostra troppi lati deboli: anzitutto lentamente, ma inesorabilmente, la storia scivola nel facile melodramma, lasciando troppo in superficie ad esempio l’aspetto sociale e religioso dell’epoca che non riesce ad andare oltre alla semplice contrapposizione tra cattolici e protestanti. Inoltre il personaggio di Padre Gaunt, fulcro oscuro di buona parte della storia, è troppo caratterizzato nella sua meschinità personale alimentata dalla gelosia e dall’ossessione per Rose, risultando alla fine un poco credibile deus ex machina in favore di un ruolo da villain che ne sminuisce la figura nel contesto della storia.

Insomma alla fine il film di Jim Sheridan si salva dal naufragio soprattutto per la sua eleganza stilistica e per una regia che tiene in piedi con difficoltà la storia e soprattutto per le prove delle due attrici che interpretano il personaggio di Rose: Rooney Mara che sa regalare la giusta tenacia e la forza ad una donna animata da anticonformismo e soprattutto decisa a difendere la sua storia d’amore e una carismatica, grandissima Vanessa Redgrave che riesce a trasmettere soprattutto col suo sguardo la fiamma della passione che ancora brucia nella vecchia Rose.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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