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Wednesday 04:45 - Recensione (London Film Festival 2015)

Wednesday 04:45 è un film di genere noir classico che è un po’ troppo classico e un po’ poco noir

Per il suo secondo film il regista greco Alexis Alexiou sceglie il genere noir e decide di ambientarlo negli anni del picco della crisi economica greca, un passato molto vicino, in cui l’accumularsi dei debiti ha trasformato molte storie e vite di uomini ordinari in veri e propri scenari da incubo. Ma questa premessa da sola non è abbastanza per farne un film solido.
Stelios (Stelios Mainas) è un uomo di mezza età che possiede e gestisce con competenza e passione un jazz club con musica dal vivo ad Atene. Stelios ha aperto questo club per seria e onesta passione per quel genere musicale e nei precedenti 17 anni ha fatto di tutto per restare a galla. Ma il jazz non è un genere per tutti, i clienti scarseggiano e come dirà uno dei personaggi più avanti: ”Il jazz è per negri e intellettuali francesi, e poi non si balla con il jazz”. Gli avventori sono affezionati e stimano Stelios, ma la stima non paga i conti e le bollette. Come scopriremo presto, Stelios ha preso soldi in prestito per un bel po’ di anni da un boss mafioso detto Il Rumeno e ora che gli servono altri soldi il boss vuole invece tutto indietro. Stelios è alle strette, ha due giorni di tempo per trovare il denaro da restituire al rumeno mellifluo e spietato. Se fallirà, Il Rumeno si prenderà il locale.
Parallelamente a questa stressante scadenza Stelios deve cercare di tenere insieme una famiglia che si sta frantumando, una moglie ed un figlio che dopo anni di quell’assenza tipica dei proprietari di locali notturni lo considerano quasi un fantasma. Ma c’è da dire che in piena tradizione noir Stelios non è uno stinco di santo e la moglie non è da biasimare.
Nelle 48 ore concessegli dal Rumeno Stelios vagherà nella vana speranza di recuperare piccoli crediti, in giro per una città rabbiosa come lui e in debito come lui.
Il film è diviso in capitoli scanditi dal tempo che passa e che cominciano tutti con languide vecchie canzoni greche, molto belle ma che verso la fine pesano un po’.
Questa è la storia un po’ esile che tiene in piedi Wednesday 04:45. Tutto il film è costruito intorno all’atmosfera da noir classico, così classico che molto presto discende nel cliché. Si susseguono scene notturne, luci al neon, jazz club (ma davvero esistono ancora?), umori insonni, sangue dal naso (uno dei sintomi più evidenti di stress, cocaina e film banali) e ancora sfocature, slow motion, pioggia, pioggia in slow motion.
Ci sono varie piccole storie parallele che però quasi non toccano la vicenda principale e non hanno una funzione se non forse riempitiva. Piccole ossessioni ricorrenti come quella misteriosa dei lacci delle scarpe slacciati di cui il padre di Stelios lo rimproverava da piccolo. Forse i lacci slacciati sono una memoria collettiva greca? O una grande allegoria della disordinata situazione socio-economica greca? Chi può dirlo …
Il film è ben confezionato, le prestazioni degli attori sono buone (unica faccia nota a noi è Adam Bousdoukos di Soul Kitchen) e la fotografia è perfettamente consona all’umore del film. Il sound design gioca un ruolo importante nel sottolineare lo stress e il nervosismo del protagonista, ma manca un po’ di senso della misura. Tutti i suoni di sottofondo sono amplificati e ripetuti, gocce d’acqua nel lavabo, il tic toc costante delle quattro frecce ad ogni fermata, il bip bip che avverte che la cintura non è inserita, tacchi di scarpe sul marmo… tutto molto stilizzato ma bisogna ricordarsi che questo è un film di quasi due ore e due ore di bip, tic e toc manderebbero al manicomio persino un francescano. A volte sottrarre è meglio che aggiungere!

Questo eccesso di stilizzazione ed effetti umorali è la rovina di questo film poiché la suspense che accumula e costruisce non è seguita da un finale adeguatamente esplosivo o quantomeno interessante. E il caso di dire tanto rumore per poca sostanza.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 2

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Video

Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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