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Nuits blanches sur la jetée - Recensione

The Open Reel porta in Italia il nuovo lavoro di Paul Vecchiali, presentato allo scorso Festival di Locarno. Il regista francese interpreta e propone le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij nella visione più pessimista e tragica del testo. L'amore può davvero cambiare la vita di un uomo e la speranza che nutre può essere realmente il motore per una rinascita?

Un uomo cammina lungo il molo di notte. Immerso nei suoi pensieri intravede una donna vittima di un'aggressione da parte di un anziano. L'uomo riesce a strapparla dalle mani dell'attentatore e insieme cominciano a parlare. I due si confidano, parlano del loro passato, dei loro affetti, delle loro vite e soprattutto parlano di amore. L'uomo sente crescere dentro di sé un bisogno emotivo e viscerale nei confronti della donna sempre più forte, al punto di aiutarla a scrivere una lettere d'amore alla persona che ha sempre amato. Per quattro notti i due si incontrano. La loro unione però è minacciata dal passato della donna, ma soprattutto dall'animo cupo e poco speranzoso dell'uomo.
Nuits blanches sur la jetée, ultimo lungometraggio del cineasta francese Paul Vecchiali, presentato in Concorso al Festival di Locarno 2014, prende in esame le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij, senza però farlo nell'ottica degli adattamenti diretti precedentemente da Luchino Visconti e Robert Bresson. Il punto di vista di Vecchiali, infatti, non propone al centro della sua indagine la speranzosa ricerca amorosa dell'uomo, bensì il suo pessimismo, la sua sconfitta di fronte all'impossibilità di amare che si trasforma quasi in un sacrificio. Ciò è chiaro fin dall'inizio della narrazione, quando Fëdor, il protagonista, interpretato da Pascal Cervo, dialoga con un anziano, Vecchiali stesso (riprendendo un dialogo da Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij) parlando del concetto di cattiveria, di dolore emotivo, fino ad affermare che a lui piace provocare dolore negli altri in quanto così lo sente proprio. Successivamente Fëdor incontra Nastacha (Astrid Adverbe) attraverso cui in quattro notti scopre quanto il suo cuore può ancora provare un'emozione forte. Vecchiali, però, come detto, non si accontenta di questa visione. Il regista abbandona la figura di un protagonista travagliato nei sentimenti, per descriverlo come una presenza assente, con un tono di voce che a volte scompare direttamente dall'audio e il cui sguardo è disilluso. Fëdor è freddo e rassegnato, non è in grado di piangere, né tanto meno di lasciarsi avvolgere dalla positiva gioia che a tratti esprime Natacha, come ad esempio nella scena del ballo, usata dal regista come elemento di stacco da una narrazione incardinata su riprese notturne, in cui la donna conclude la sua danza sola in quanto Fëdor non riesce a condividere il momento.
In questa visione cupa e triste sembra quasi che Natacha sia una proiezione di una flebile speranza di rinascita del protagonista. Ciò è suggerito dal carattere etereo della donna, rossa di capelli, bianchissima di pelle, con indosso vestiti leggeri che si contrappongono ai pesanti, scuri, profondi abiti dell'uomo mimetizzati con la notte. Il personaggio di Natacha è, così, da intendersi come l'ultimo anelito della mente e dell'animo di Fëdor che si sacrifica per lei, riavvicinandola al suo grande e desiderato amore che appare nella scena finale, lasciando così il protagonista circondato dalla sua amica oscurità. Vecchiali muove così la macchina da presa con movimenti che formano una croce e riempie gli occhi di Cervo di una pesante rassegnazione perché il protagonista sta andando incontro alla sua definitiva sconfitta in cambio della concessione alla donna di nutrire il suo reale amore. 

Nonostante sia girato quasi totalmente di notte e sia impostato per la maggior parte sul dialogo tra i due protagonisti, Nuits blanches sur la jetée (disponibile sulla piattaforma di video on demand The Open Reel dal 10 settembre) stimola la visione perché lascia che la parola del testo di Fëdor Dostoevskij liberi tutta la sua potenza espressiva e il suo valore archetipico.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Video

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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