Equals - Recensione (Venezia 72 - In concorso)
- Scritto da Francesco Siciliano
- Pubblicato in Film fuori sala
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Sarebbe sbagliato etichettare Equals (presentato in concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia) come il classico film confezionato su misura dei teenager. La presenza nel cast di due attori che hanno fatto breccia nei cuori dei giovanissimi (ci riferiamo ai protagonisti Nicholas Hoult e Kristen Stewart) e il genere di appartenenza (il dramma romantico in salsa futuristica) potrebbero indurre i più smaliziati a classificare il film come la solita love story pensata per arruffianarsi un pubblico giovane in cerca di buoni sentimenti. Equals non è nulla di tutto ciò: è un film che, pur con alcuni limiti, rivela una vena creativa non ripiegata su logiche prettamente commerciali.
Nicholas Hoult e Kristen Stewart interpretano rispettivamente Silas e Nia, due ragazzi immersi in una società austera e ipertecnologica (un ipotetico futuro distopico le cui redini sono in mano a un gruppo che si definisce Il Collettivo) che ha imparato a far a meno di qualsiasi legame tra gli individui: le persone non possono esternare i propri sentimenti, le unioni tra uomo e donna sono vietate, così come le gravidanze, tutti devono attenersi a una condotta pacifica e impassibile. Guai a manifestare un qualsiasi segno di emotività nel corso della vita quotidiana: chi sgarra viene sottoposto a un regime di riabilitazione a base di farmaci come se fosse affetto da un virus, con il rischio, in caso di mancata 'guarigione', di finire addirittura per essere internato o costretto al suicidio. Silas e Nia si osservano a vicenda sul luogo di lavoro: un giorno iniziano a piacersi e a sentire che sta accadendo qualcosa d'incontrollabile nel profondo del loro cuore: è amore. Ma come fare a tenere nascosta l'attrazione che provano l'uno per l'altra in una società cui non sfugge nulla? Insieme cercheranno di comprendere e accettare la natura del loro legame, provando a controllarlo e a viverlo lontano da occhi indiscreti. Come ogni storia d'amore che si rispetti, le cose andranno diversamente da come i due amanti hanno immaginato...
Se la storia di Silas e Nia si adagia su dinamiche convenzionali (la formula è quella che il cinema e la letteratura hanno declinato innumerevoli volte: due solitudini che si incrociano nel segno di un amore ostacolato da forze esterne), lo stesso non si può dire della messa in scena. La regia di Drake Doremus valorizza al massimo gli ingredienti del film: le geometrie claustrofobiche dell'ambientazione futuristica, l'alchimia perfetta tra i due attori protagonisti, la colonna sonora avvolgente che crea allo stesso tempo empatia e suspense. Le immagini puntano ad avere prima di tutto un impatto emotivo sullo spettatore, per indurlo a immergerlo nello spaesamento di scenari futuribili ma tremendamente realistici e a provare il senso di impotenza che assale i due innamorati nel momento in cui il loro amore sta per sbocciare. La superficie dello schermo diventa così come una calamita per lo sguardo dello spettatore, attratto da un mondo che sembra un incubo ad occhi aperti e da uno stato di trepidazione per le sorti di Silas e Nia. Tutto bene se non fosse che sotto la superficie si nasconde quasi il vuoto: scarsa la caratterizzazione sia dei personaggi che del contesto in cui si muovono, quasi come se Equals fosse il seguito di un altro film che abbiamo già visto.
Doremus si interroga dunque su ciò che ci rende umani, ovvero l'innato desiderio di amare e di essere amati, con una messa in scena mai banale, ma anzi suggestiva e ricercata, che ha il solo limite di dimenticare di dare una vera anima ai corpi levigati, diafani e soprattutto sensuali dei protagonisti.