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Mrs. Fang - Recensione

Dopo quindici anni di carriera, un grande festival decreta il successo di Wang Bing: Mrs. Fang, Pardo d'Oro a Locarno, è lavoro che accanto al racconto della morte mostra la sua forte impronta umanistica nella descrizione della Cina che ha perso il treno del benessere

Dopo una interminabile serie di premi minori, finalmente Wang Bing ottiene un riconoscimento universale con il Pardo d’Oro come miglior lungometraggio al recente Festival di Locarno, una delle rassegne più importanti al mondo. Il premio giunge dopo quindici anni dal suo esordio con il monumentale Il distretto di Tiexi, ad oggi probabilmente ancora il suo lavoro più bello, e dopo una carriera che ha fatto di lui uno dei più grandi documentaristi viventi.
Mrs. Fang non è probabilmente il suo lavoro migliore in assoluto, ma come spesso avviene il riconoscimento da parte del grande festival giunge in ritardo a coronare comunque una carriera che ci ha regalato lavori straordinari.
Nato quasi per caso durante la lavorazione di un altro documentario, Mrs. Fang è opera dura, drammatica, nella quale la bravura di Wang si eleva a livelli di pura arte cinematografica: è il racconto degli ultimi giorni di vita di Fang, una donna di 67 anni affetta da Morbo di Alzheimer in fase terminale, rispedita a casa dalla struttura in cui era in cura perché dichiarata ormai incurabile e prossima alla fine. La casa della donna si trova in un piccolo villaggio di pescatori fluviali localizzato nello Zhejiang e la telecamera di Wang Bing si posiziona all’interno della tipica abitazione rurale, dove intorno al capezzale della donna si muovono parenti e compaesani in attesa della sua morte.
Mostrando il suo consueto e apprezzabile umanesimo, il regista alterna le immagini fisse sul volto della donna, ormai in stato catatonico, con quelle dei figli, dei parenti e dei vicini che si recano a farle visita, oltre ad un paio di escursioni fluviali al seguito dei pescatori. Se 'Til Madness Do Us Part (Feng Ai) era la faccia ufficiale, quella ortodossa delle condizioni dei malati di mente rinchiusi nella struttura statale, Mrs. Fang è il racconto intimo di un dramma famigliare, vissuto tra le quattro mura, in rapporto con la malattia e con la condizione dell’anziano nella Cina moderna.
Dando forza a quella larghissima fetta di popolazione esclusa dalla ondata capitalistica cinese e dal benessere delle aree urbane, il lavoro di Wang ci mostra macchine costose parcheggiate fuori case fatiscenti e dall’impronta rurale, cene consumate in strada e persone eternamente attaccate al cellulare: immagini che sembrano provenire da un’altra epoca di un Paese sempre più diviso in due e parodia della modernità. Ma soprattutto, accanto al suo attento sguardo sociologico, Wang getta sul piatto tutta la sua sensibilità intimistica e carica di umanità con la quale segue gli ultimi giorni di vita della 'protagonista': le interminabili e strazianti immagini del volto privo di espressione della donna che giace nel letto, avvolta in una sgargiante coperta, che inseguono il battito di una palpebra, l’occhio sempre più velato, le labbra progressivamente contratte quasi in un ghigno, il respiro affannoso, i piccoli movimenti delle mani che sembrano cercare qualcosa, rientrano in maniera straordinaria in una delle descrizioni della morte che si avvicina più belle e drammatiche del cinema.
Il cinema di Wang è osservazione neutra della realtà, è la macchina da presa che si fa invisibile, è l’immagine che arriva ad un passo dal cogliere l’ultimo respiro per poi allontanarsi dal letto di dolore in preda ad un impulso di pietà e di pudore, è il registrare i discorsi, la televisione perennemente accesa, i battibecchi, le dispute: è insomma un vero specchio della realtà, che non filtra nulla ma mostra senza mediazione e senza finalità pedagogiche.
Il cinema di Wang Bing conferma con Mrs. Fang la sua tendenza a mostrare con grande coraggio e verismo l’emarginazione creata dal nuovo corso della società: i soli 86 minuti dell’opera, durata inconsueta per un regista che ha sfornato lavori anche di 10 ore ed oltre, sono il concentrato di uno spaccato di una società rimasta indietro, che ha irrimediabilmente perso l’ultimo treno per l’arricchimento e che vive del suo cinismo, della sua rissosità, dei suoi legami famigliari e delle sue tradizioni ancestrali che lo smartphone e le automobili straniere non hanno minimamente scalfito.

Il volto apparentemente inespressivo di Mrs Fang agonizzante rientra di diritto in quella schiera di immagini indimenticabili che la macchina da presa di Wang Bing ha saputo scolpire nella memoria cinematografica, nello stesso modo in cui giusto dieci anni fa fece con quello di He Fengming che per oltre tre ore seppe tenerci con gli occhi incollati allo schermo durante il suo racconto.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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