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Extra serial: speciali, interviste e approfondimenti

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Anteprima Sense8

Andy e Lana Wachowski hanno scritto, diretto e prodotto insieme a J. Michael Straczynski Sense8, una serie per web TV (Netflix) che porta una ventata di innovazione al panorama seriale. In Italia sarà disponibile da ottobre

Dopo Cloud Atlas e Jupiter AscendingAndyLana Wachowski abbracciano il formato del serial TV che si confà niente male al loro stile un po’, come dire, affollato.
Sense8 (una delle serie con cui la piattaforma di streaming on demand Netflix sbarcherà sul mercato italiano a partire da ottobre) è una storia di fantascienza dove otto estranei in posti diversi del pianeta, di cultura ed esperienze completamente diverse, scoprono di essere connessi mentalmente ed emozionalmente.
Eccoli:
Sun (Bae Doona), donna d’affari e spietata kickboxer nel tempo libero è incastrata in un pasticcio famigliare a Seoul.
Capheus (Aml Ameen), autista di bus a Nairobi e fan di Jean-Claude Van Damme ha una madre che lotta contro l’AIDS.
Nomi (Jamie Clayton) è una donna transgender, blogger e hacker che vive con la sua partner Amanita a San Francisco.
Riley (Tuppence Middleton) è una DJ islandese a Londra con un talento per cacciarsi nei guai e con un passato misterioso.
Wolfgang (Max Riemelt), “esperto” di serrature e casseforti coinvolto con la malavita a Berlino e segnato da un padre violento.
Lito (Miguel Ángel Silvestre) è un attore di successo a Città del Messico che tiene segreta la sua relazione con un uomo.
Will (Brian J. Smith), ufficiale di polizia di Chicago, è ossessionato da un omicidio irrisolto nel suo passato.
Kala (Tina Desai) è una ricercatrice farmacista che sta per sposare l’uomo sbagliato a Mumbai.

Tutto comincia con una visione. Una donna, che come scopriremo si chiama Angelica (Daryl Hannah), si suicida in modo particolarmente drammatico in una chiesa abbandonata. Gli 8 non hanno idea di chi sia la donna, ma dopo la visione cominciano ad avere strane sensazioni di dislocamento e percezioni di esperienze estranee. Lentamente si accorgeranno di provare emozioni non proprie e capiranno di essere in contatto telepatico con un gruppo di coetanei sparsi per il pianeta. Impareranno più tardi di essere parte di una Cluster (un Circolo).
Detto questo non parlerò più della trama anche perché fino alla fine della serie rimarrà molto nebulosa e poco lineare. Forse è proprio la storia il punto più debole di Sense8, come se i Wachowski si fossero concentrati sui personaggi lasciando l’eventuale sviluppo della sceneggiatura ad un secondo tempo, ovvero dopo i risultati dei dati di ascolto e all’eventuale decisione di produrre una seconda serie, cosa che fortunatamente è successa.
Nonostante questo, il viaggio dalla prima puntata (l’unica un po’ lenta ma non desistete) alla dodicesima è letteralmente mozzafiato.
Quello che rende Sense8 estremamente godibile è fondamentalmente la presenza di personaggi quasi tutti molto ben delineati, che provano e condividono tra loro una serie di emozioni basiche, forti e riconoscibili: paura, amore, frustrazione, vergogna, eccitazione sessuale, è facile restarne totalmente invischiati.

Le loro storie e personalità si srotolano in maniera caotica in fronte allo spettatore che ha modo di conoscerli bene ed empatizzare.
Le scene di azione sono molto gustose, la varietà delle location e delle atmosfere ha ovviamente dato modo alla regia (anzi, alle regie di ognuno dei 9 paesi in gioco) di divertirsi con gli stili; una fantastica sparatoria in Messico, macchine silurate a Berlino, inseguimenti in bici sulle discese di San Francisco e l’immancabile tocco di arti marziali asiatiche con Sun/Bae Doona. Per non parlare degli sfondi: il Gay Pride di San Francisco, la processione per Ganesh a Mumbai, i night club di Londra, tutti rigorosamente reali e dal vivo.
Un aspetto intrigante (e inaspettato dai creatori di The Matrix!) è lo scarsissimo uso di effetti speciali e CGI. Quando i personaggi comunicano l’uno con l’altro a distanza o si condividono delle capacità, gli attori appaiono semplicemente vicino al personaggio con cui stanno comunicando o si scambiano posto. Quando per esempio Sun aiuta Capheus “prestandogli” la sua abilità al combattere, noi in pratica vediamo Sun che combatte al suo posto e così via. Un trucco elementare, tanto semplice quanto effettivo, evviva!
La serie ha molti riferimenti alla scena LGBT: grande attenzione ha calamitato il personaggio di Nomi, interpretato da un’attrice a sua volta transgender, e le scene di sesso sono piuttosto esplicite per gli standard di un serial TV. Sono storie piuttosto adulte, ma non capita spesso di vederle trattate in televisione con tale orgogliosa freschezza e onestà.
C’è qualche inevitabile caduta ogni tanto negli stereotipi etnici ed è stata molto criticata la scelta di far parlare tutti in inglese, ma non dobbiamo scordarci che stiamo parlando di televisione e non di un prodotto di nicchia. Inoltre a mio avviso l’uniformità della lingua rende bene l’idea di fluidità del contatto telepatico.

Sense8 è il tipo di serial che per tutto lo svolgimento può far dubitare se si tratti di un capolavoro o una gran baggianata. Il dilemma però resta irrisolto, la sentenza passa ora alla seconda serie e allo sviluppo della trama. Se la storia corale sarà altrettanto brillante come lo sono i personaggi e le loro microstorie, allora il verdetto sarà decisamente vincente. Io me lo auguro.





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Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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