Programma Mostra del Cinema di Venezia 2017: la configurazione Barbera
- Scritto da Francesco Siciliano
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Il programma della 74esima Mostra del Cinema di Venezia (30 agosto-9 settembre 2017), presentato ieri al Cinema Moderno a Roma, conferma quella che è ormai diventata la ‘configurazione Barbera’. Giunto al sesto anno consecutivo alla guida del più antico festival cinematografico del mondo, dopo il suo ritorno al Lido nel 2012, il direttore ha infatti plasmato la Mostra dandole una fisionomia ben definita che, di anno in anno, si rafforza, mostrando alcuni elementi di indubbio successo ma suscitando anche qualche perplessità (che poi sarà sempre lo schermo a confutare o meno).
Dopo la bulimia e l’eclettismo dell’era mulleriana che lo ha preceduto, Barbera ha intrapreso una cura dimagrante per la Mostra, portandola da un lato a cercare di vincere la ‘guerra’ con le rassegne autunnali rivali (in primis Toronto) per sopravvivere mediaticamente e dall’altro a mantenere uno status di festival a trazione autoriale per non snaturarne il blasone di mostra internazionale d’arte cinematografica. Uno sforzo che ha rimodellato la Mostra, con il risultato di spostarne gli equilibri e di ripensarne le scelte in fase di selezione. Venezia 74 consolida un’idea di Mostra che non rinuncia al film di apertura di produzione USA (per la sesta volta consecutiva: quest’anno toccherà ad Alexander Payne con Downsizing), a una forte presenza del cinema americano, italiano e francese (che insieme occupano più di metà del Concorso: 13 titoli su 21) e ad alcune firme prestigiose che possano attirare l’attenzione anche dei cinefili più esigenti. Darren Aronofsky, il già citato Payne, Abdellatif Kechiche, Hirokazu Kore-eda, Samuel Maoz, Frederick Wiseman, Ai Weiwei e, fuori concorso, Takeshi Kitano, Abel Ferrara, William Friedkin sono i nomi che solleticano di più le nostre attese.
Ci sorprende la presenza in concorso di registi vicini al cinema di genere più votato all’intrattenimento puro, come i fratelli Manetti e Guillermo del Toro, ma Barbera ha speso parole di elogio per i tre. “Divertentissimo e pieno di citazioni il musical dei Manetti, mentre Del Toro ha firmato il suo film più bello degli ultimi 10 anni”, ha spiegato il direttore.
Un po’ perplessi anche per il numero di film italiani, ben quattro in concorso: troppi forse se consideriamo lo stato di salute del nostro cinema, senza contare che non ci troviamo al cospetto di gente come Garrone, Moretti, Sorrentino e Bellocchio, ma per Barbera sono il segno di un nuovo rinascimento, una sorta di new wave che, per stile e contenuti, è in grado finalmente di misurarsi con il mercato internazionale. Abbiamo fiducia nel direttore, ma non dimentichiamo che i titoli italiani sono quasi sempre una nota dolente alla Mostra: vedremo come andrà a finire questa volta…
Molto cinema americano punta su Venezia per iniziare il suo percorso di lancio verso una candidatura agli Oscar: è il caso soprattutto di Suburbicon, scritto dai fratelli Coen e diretto da George Clooney, che vanta una delle delegazioni più attese sul red carpet veneziano (oltre a Clooney, i protagonisti Matt Damon e Julianne Moore).
Partecipazione esigua dell’Asia: abbiamo già accennato ad Ai Weiwei e a Hirokazu Kore-eda (quest’ultimo era stato lanciato proprio da Venezia con Maborosi), ai quali si aggiunge in concorso Vivian Qu, con il suo secondo film Angels Wear White, che parla della condizione femminile in Cina, un ritorno al Lido per la regista dopo aver partecipato alla Settimana della Critica con la sua opera prima.Quella che disegna Venezia 74 è dunque una geografia molto elaborata, frutto di un attento assemblaggio di vari innesti, ma del tutto deficitaria per alcune cinematografie (pensiamo a quella africana, russa e dell’est europeo), con più di un sospetto che si voglia prediligere il rapporto con gli USA, nel tentativo di cavalcare l’ondata di entusiasmo (peraltro giustamente ricambiato Oltreoceano da studios e giornali) per la capacità di Venezia di intercettare i film americani che fanno incetta di nomination agli Oscar. Ecco, se c’è una cosa che frena i nostri entusiasmi della ‘configurazione Barbera’ per la Mostra, è la sensazione che lo sforzo per attrarre i film di richiamo americani nasconda l’impoverimento progressivo della proposta di altre realtà cinematografiche. Il dubbio è che, piano piano, Venezia stia diventando una vetrina piuttosto che continuare a essere una Mostra Internazionale. Forse perché, come confessato dal direttore durante la conferenza stampa, ci si sta abituando all’idea della stagionalità dell’evento, e cioè che il programma di Venezia sia determinato in gran parte dalla disponibilità dei film pronti durante il periodo di selezione (di solito da maggio a luglio). Ma senza un processo di scouting durante tutto l’anno che porti alla scoperta di nuovi maestri (cosa che è sempre stata nel DNA della Mostra) e senza la capacità di superare la concorrenza nel prenotare in anticipo alcuni lavori tramite un’attività di fine diplomazia (quest’anno in concorso a Cannes c’erano tre film dell’Est Europa, uno dei quali poteva far comodo a Venezia che ora si ritrova completamente scoperta su quel fronte), il rischio è che paradossalmente si continuerà, come succede sempre più spesso negli ultimi anni, a misurare la riuscita del lavoro di Barbera & Co. in base al numero di nomination o di Oscar che avranno conquistato i film americani passati al Lido.
Di seguito tutti i titoli di Venezia 74:
Concorso
Human Flow di Ai Weiwei
Mother! di Darren Aronofsky
Suburbicon di George Clooney
The Shape of Water di Guillermo del Toro
L’insulte di Ziad Doueri
La villa di Robert Guédiguian
Lean on Pete di Andrew Haigh
Mektoub, My Love: canto uno di Abtellatif Kechiche
Sandome no satsujin (The Third Murder) di Koreeda Hirokazu
Jusqu’à la garde di Xavier Legrand (opera prima)
Ammore e malavita dei Manetti Bros.
Foxtrot di Samuel Maoz
Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh
Hannah di Andrea Pallaoro, con Charlotte Rampling
Downsizing di Alexander Payne (Film d’apertura di Venezia)
Jia nian hua (Angels Wear White) di Vivian Qu
Una famiglia di Sebastiano Riso
First Reformed di Paul Schrader
Sweet Country di Warwick Thornton
The Leisure Seeker di Paolo Virzì
Ex Libris – The New York Public Library di Frederick Wiseman
Orizzonti
Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Napadid Shodan (Disappearance) di Ali Asgari (opera prima)
Espèces menacées di Gilles Bourdos
The Rape of Recy Taylor di Nancy Buirski
Caniba di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel
Les bienheureux di Sofia Djama (opera prima)
Marvin di Anne Fontaine
Invisible di Pablo Giorgelli
Brutti e cattivi di Cosimo Gomez (opera prima)
Ha ben dod (The Cousin) di Tzahi Grad
Ha edut (The Testament) di Amichai Greenberg (opera prima)
Bedoune tarikh, bedoune emza (No Date, No Signature) di Vahid Jalilvand
Los versos del olvido di Alireza Khatami (opera prima)
La nuit où j’ai nagé oyogisugita yoru di Damien Manivel e Igarashi Kohei
Krieg di Rick Ostermann
West of Sunshine di Jason Raftopouolos (opera prima)
Gatta Cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone
Undir trénu (Under the tree) di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson
La vita in comune di Edoardo Winspeare
Fuori Concorso – Eventi Speciali
Casa d’altri di Gianni Amelio
Michael Jackson’s Thriller 3D di John Landis
Making of Michael Jackson’s Thriller (1983) di Jerry Kramer
Fuori Concorso – Fiction
Our Souls at Night di Ritesh Batra – con Jane Fonda e Robert Redford (Leoni d’Oro alla Carriera)
Il signor Rotpeter di Antonietta De Lillo
Victoria & Abdul di Stephen Frears
La mélodie di Rachid Hami
Outrage Coda di Takeshi Kitano (Film di chiusura di Venezia)
Loving Pablo di Fernando León de Aranoa
Zama di Lucrecia Martel
Wormwood di Errol Morris (miniserie)
Diva! di Francesco Patierno
Le fidèle di Michäel R. Roskam
Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini
The Private Life of a Modern Woman di James Toback
Brawl in Cell Block 99 di S. Craig Zahler
Fuori Concorso – Non Fiction
Cuba and the Cameraman di Jon Alpert
My Generation di David Batty
Piazza Vittorio di Abel Ferrara
The Devil and Father Amort di William Friedkin
This is Congo di Daniel McCabe
Ryuichi Sakamoto: Coda di Stephen Nomura Schible
Jim & Andy: The Great Beyond. The Story of Jim Carrey, Andy Kaufman and Tony Clifton di Chris Smith
Happy Winter di Giovanni Totaro
Cinema nel Giardino
Manuel di Dario Albertini
Controfigura di Rä Di Martino con Valeria Golino, Filippo Timi
Woodshock di Kate Mulleavy e Laura Mulleavy, con Kirsten Dunst
Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero
Suburra – La serie (Le prime due puntate della prima serie italiana prodotta da Netflix)
Tueurs di François Troukens e Jean-François Hensgens
Venezia Classici – Concorso Documentari
Anos Luz (Light Years) di Manuel Abramovich
Evviva Giuseppe di Stefano Consiglio
La lucida follia di Marco Ferrari di Selma Jean Dell’Olio
L’utopie des images de la révolution russe di Emmanuel Hamon
The Prince and the Dybbuk di Elwira Niewiera
La voce di Fantozzi di Mario Sesti
This is the War Room! di Boris Hars-Tschachotin
Proiezioni speciali
La lunga strada del ritorno di Alessandro Blasetti (1962)
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Lievito madre – Le ragazze del secolo scorso di Concita De Gregorio, Esmeralda Calabria
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