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Almanya – La mia famiglia va in Germania

La locandina di Almanya - La mia famiglia va in GermaniaDalla Turchia alla Germania, andata e ritorno: le peripezie di una famiglia di immigrati in viaggio dalla patria di adozione a quella di origine. Al loro esordio nel cinema, le sorelle Yasemin e Nesrin Samdereli ci regalano una commedia etnica che ha sbancato i botteghini teutonici

Dopo una vita di sacrifici e di privazioni, Huseyin, patriarca di una famiglia emigrata in Germania agli inizi degli anni Sessanta, vuole fare ritorno nella sua città natale in Turchia. Il motivo che lo spinge a tornare nella terra natia è la visita ad una casa per le vacanze acquistata con i propri risparmi. L’uomo è intenzionato a portare con sé tutti i suoi familiari, tra cui la moglie, i figli ed i nipoti, ma quasi nessuno sembra aver voglia di seguirlo. Lo scetticismo iniziale lascia ben presto il posto al desiderio di riscoprire le radici nella patria di origine: la famiglia al completo si mette così in marcia verso la Turchia. Durante il viaggio i ricordi tragicomici dei primi anni in Germania si intrecciano ad una serie di rocambolesche (dis)avventure.  

Una immagine del filmA sorpresa campione di incassi in Germania con undici milioni di euro d’incasso al botteghino dopo una calorosa accoglienza al 61esimo Festival di Berlino, Almanya – La mia famiglia va in Germania è una commedia etnica on the road che, tra passato e presente, mescola variazioni su una storia di integrazione tra immigrati turchi e tedeschi puri.
Esordio dal sapore autobiografico delle sorelle di origini turche Yasemin e Nesrin Samdereli (rispettivamente regista e sceneggiatrice), il film conquista per una sua ironia insolita, ma nel divertire lascia anche spazio a riflessioni su come sia cambiata l’immigrazione in Europa negli ultimi quarant’anni. È istruttivo, interessante e divertente per come indaga, compiendo un salto temporale all’indietro, nelle pieghe di una integrazione culturale e razziale non certo facile, in una chiave di commedia corale, tra scene di vita turca, parodie della società tedesca e riferimenti ad un certo razzismo latente.
Se la riconciliazione familiare suona un po’ prevedibile, l’intreccio delle situazioni è ben orchestrato grazie a personaggi gustosi ed a un risvolto amarognolo disciplinato al sorriso. Il merito è anche di una compagnia di attori che non spreca una battuta o uno sguardo, indossando con naturalezza abiti ed acconciature antidiluviani.

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