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L'altro 11 Settembre

"Il mio film nasce dall'inquietudine collettiva che l'attacco alle Due Torri l'11 settembre 2001 ha lasciato in tutti noi. Quell'episodio ha costretto noi occidentali a prendere coscienza di una cultura che per secoli è stata a noi sconosciuta": Renzo Martinelli ci parla di Undici Settembre 1683, la sua ultima fatica, un epic-movie all'italiana su una battaglia che ha cambiato l'Europa e non solo

Uscirà nelle sale di tutta Italia l'11 aprile Undici Settembre 1683, con il suo voluto gioco di parole. Distribuito in circa cento copie dalla Microcinema, questo nuovo lungometraggio di Renzo Martinelli è un vero e proprio epic-movie all'italiana, che tra ricostruzioni storiche e battaglie digitalizzate, vuole proporre un legame etico religioso tra la data ben più conosciuta dei fatti del 2001 e la quasi sconosciuta vicenda sceneggiata da Valerio Massimo Manfredi.
Presenti alla conferenza stampa a Roma il regista, l'attrice Federica Martinelli ed Enrico Lo Verso. Grande assente F. Murray Abraham, che ha voluto che si proiettasse un suo piccolo intervento di quattro minuti: "Credo che questo film sia estremamente importante", ha detto l'attore. "Credo anche che Renzo Martinelli sia uno dei più grandi registi dei nostri tempi. Renzo parla del potere del bene oltre al potere del male. Penso che questo film sia importante per molti motivi, e il primo su tutti quello della potenza di uno solo e la forza del buono, oltre che la forza di avere fede".

Martinelli, quanto è costato produrre questo film? Ha riscontrato difficoltà nella co-produzione con una compagnia straniera?
Renzo Martinelli:
Il film è costato nove milioni di euro. Inizialmente pensavo di poter riunire le quattro nazioni che nel film sono coinvolte. Con la Polonia ci siamo riusciti, ma austriaci e turchi, pur essendoci arrivati molto vicini, non si sono convinti ad entrare nel progetto. E' un film complesso dal punto di vista post-produttivo. Ha 1400 inquadrature digitali, anche quelle banali in realtà non esistono dal vero, e sono riprodotte. Saremmo dovuti uscire il 31 gennaio, ma abbiamo posticipato per aspettare che il film avesse un aspetto 'proiettabile'. Abbiamo scelto una distribuzione che si potesse dedicare al cento per cento a questo film e per questo ringrazio Microcinema.

Che cosa l'ha spinta a voler raccontare questa storia?
R.M.
: Il mio film nasce dall'inquietudine collettiva che l'attacco alle Due Torri l'11 settembre 2001 ha lasciato in tutti noi. Quell'episodio ha costretto noi occidentali a prendere coscienza di una cultura che per secoli è stata a noi sconosciuta. Proprio in quel periodo, mentre giravo Vajont, mi è arrivato all'orecchio il nome di Marco Da Aviano e mi sono voluto documentare su questa figura religiosa.

Enrico Lo Verso, come si è confrontato con un personaggio così diverso dall'usuale?
Enrico Lo Verso
: Quando Martinelli mi ha proposto di interpretare Karà Mustafà, un po' lo temevo. Avrei dovuto fare un altro personaggio, Abul, che mi piaceva moltissimo, mentre passare all'antagonista guerriero mi aveva lasciato perplesso. Comunque anche per un attore era un'occasione ghiotta, e ho cominciato a confrontarmi con il personaggio. Effettivamente Karà Mustafà è venuto su caratterizzato a più livelli, con molte sfaccettature, e la regia gli ha dato modo di farlo emergere in modo diverso. Sembra strano, ma ho pensato a Ratzinger in parallelo con il mio personaggio: prima investito di un qualcosa che ha voluto per tutta la vita e poi ritirato per 'sconfitta'. Karà Mustafà alla fine è umano, non un personaggio da fumetto.

L'anello di congiunzione al femminile è quello di Lena, interpretata da Federica Martinelli, che è sposata ad un musulmano pur essendo cristiana, nonché sordomuta.
Federica Martinelli
: Lena è uno degli anelli di congiunzione fatto esclusivamente d'amore. Un amore puro che non ha niente a che fare con le differenze culturali che possono intervenire nel loro rapporto, anche per il fatto che lei in primis è una 'diversa', perché sordomuta. E' stata una bellissima sfida recitare in maniera 'amputata', mi sono preparata con l'aiuto di una ragazza che fa la logopedista e ho frequentato per mesi la scuola per sordomuti qui a Roma per prepararmi meglio.

Quanti documenti e materiali esistono su queste vicende e quanto vi siete preoccupati di essere fedeli storicamente a questa vicenda?
R.M.
: Siamo partiti da un romanzo, e da lì ci siamo allargati, con Valerio Massimo Manfredi, a tutti i libri che sono stati scritti su questo argomento, sia di parte occidentale che musulmana. Ci siamo resi conto che l'Europa che andavamo raccontando aveva analogie agghiaccianti con quella odierna: un'Europa che ha smarrito le proprie radici cristiane, stanca e debole. Questa presa di coscienza ha aiutato affinché il film avesse un'attualizzazione molto forte. Ovviamente mi sono concesso qualche licenza, ma credo sia legittimo per un autore inventare quando serve. E' un film sull'insensatezza delle guerre di religione, che è il senso profondo del mio lavoro.

Come vede la situazione di questa Europa debole che ci fa ritornare all'11 settembre del 1683?
R.M.
: Ritengo che si debba passare dallo scontro al confronto con le altre fedi, il che vuol dire ribadire con forza i propri valori e la propria identità in modo pacifico. Spero che questo nuovo Papa Francesco riesca a ridare orgoglio alla comunità cristiana. C'è una crisi di vocazione pazzesca, viviamo una sorta di apostasia di Dio, pensiamo di poter fare a meno di Dio, ma non è cosi. Il mondo cristiano deve recuperare l'orgoglio dei propri valori. Credo che questi valori vadano ribaditi in un confronto sereno con un'altra cultura.

Lei è davvero convinto che l'Europa in quanto tale possa riconoscersi nella matrice cristiana delle sue origini? Non è un pochino azzardato parlare di valori cristiani tout-court?
R.M.
: Disconoscere la matrice cristiana di questa Europa sarebbe folle. Vivo in Italia e cerco nei miei film di far riflettere su certi fatti, non devo salvare il mondo, non è il mio mestiere. Una riflessione sul mondo cristiano che ha smarrito i propri valori, penso che vada fatta. Sarebbe piu facile fare un thriller senza tanti problemi, ma non lo faccio.

Quali sono le difficoltà di realizzare un film epico nel 2013 in Italia?
R.M.
: Prima di tutto difficoltà finanziarie. Una volta messi insieme i soldi, il film va interamente disegnato e questo lavoro comporta mesi e mesi di progettazione, inquadratura per inquadratura. E' un film complesso soprattutto per l'aspetto registico e bisogna anche avere molto chiara l'idea del montaggio che si andrà a fare.

Lei è partito pensando ad una versione per la televisione o per il cinema?
R.M.
: Noi abbiamo scritto prima il film. Una volta soddisfatti della sceneggiatura, c'è tantissimo materiale per montare versioni più lunghe adattabili alla tv. Andrà in onda poi su Rai Uno.

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