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The Boy and The Beast - Recensione

Campione d'incassi in Giappone, il nuovo film di Mamoru Hosoda regala un'avventura ricca di azione che mette in secondo piano il tono intimista maggiormente presente nei suoi lavori precedenti. Un percorso di formazione narrativamente non del tutto soddisfacente, ma con dei personaggi capaci di creare un'empatia immediata con lo spettatore. Nelle sale solo per due giorni (10 e 11 maggio 2016)

I titoli di coda svelano, a chi non ne ha riconosciuto la voce, il cast dei doppiatori.  Dietro ai personaggi animati ci sono attori come Koji Yakusho, Shota Shometani, Aoi Miyazaki, Lily Franky. Nomi importanti del cinema giapponese. Il regista è d'altronde l'acclamato Mamoru Hosoda che con il successo del film La ragazza che saltava nel tempo si è conquistato l'attenzione degli appassionati di animazione. Da quello che resta il suo lavoro migliore son passati nove anni e altri tre lungometraggi, l'ultimo dei quali presentato alla Festa del cinema di Roma: The Boy and the Beast.
Al centro della storia Ren. Orfano di madre e lontano dal padre divorziato, scappa a nove anni dai tutori. Mentre vaga solo e disperato per le strade di Tokyo incontra una strana creatura di passaggio nel quartiere di Shibuya. Kumatesu, questo il suo nome, ha l'aspetto di un orso e arriva da un mondo parallelo abitato da esseri antropomorfi liberi dal demone dell’oscurità che invece alberga nel cuore degli umani. È alla ricerca di un apprendista e lo trova proprio in quel bambino che ribattezza Kyuta.
Allievo e maestro. Percorso di formazione. Classico apparentemente, ma con un carattere bilaterale che dona alla storia un pizzico di originalità e nello stesso tempo diverte e commuove per il caratteraccio dei due. Anche se spesso urlano e litigano, scoprono un legame di cui entrambi avevano un vivo bisogno. Imparano l'uno dall'altro. Ad aprirsi, a comunicare, a superare la solitudine. Il discorso va ben oltre l'apprendimento delle arti marziali, che d'altronde costituiscono nel mondo orientale un valore di educazione anche dello spirito. Alla trasmissione della conoscenza delle tecniche di combattimento si lega quella della conoscenza dei libri, dello studio che Ren/Kyuta scopre tornando nel mondo degli umani grazie all'incontro con Kaede. Una nuova possibilità per il protagonista che si ritrova a un certo punto a dover scegliere tra due mondi. Sviluppo simile a quanto accadeva nel precedente film di Hosoda, Wolf Children, che già proponeva anche il doppio aspetto bestialità e umanità. Altro elemento importante della trama è quello relativo al lato oscuro degli umani, la bestia che c'è in ognuno di noi e alla quale non bisogna lasciar prendere il sopravvento nonostante tutte le paure, le insicurezze, le ansie, la rabbia. Usa la metafora della balena, di Moby Dick, per affrontare l'argomento. In modo però non completamente riuscito. Risolvendo tutto con l'azione, il film perde quel carattere più poetico e adulto che ne avrebbe fatto un film più maturo. In questo senso con il suo dinamismo, i combattimenti The Boy and the Beast è probabilmente il lavoro di Hosoda con il maggior appeal per il pubblico più giovane. Shonen per usare una caratterizzazione giapponese. E non sorprende che il lungometraggio sia stato campione d'incassi in patria.

Con il suo meccanismo giocoso e fantastico, The Boy and the Beast regala una visione piacevole e a tratti emozionante, con dei personaggi che creano subito empatia con lo spettatore, ma si rivela narrativamente non del tutto soddisfacente. Almeno in certi passaggi chiave del film. Difetti che si possono perdonare, pur aspettandosi di più da un autore di sicuro talento che viene indicato da tempo come erede della grande animazione giapponese, alla ricerca di un nuovo faro dopo il ritiro dei maestri dello Studio Ghibli.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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