Extra festival ed eventi: speciali, interviste e approfondimenti

Ti trovi qui:HomeFestival ed eventiExtra festivalLo sguardo della Settimana della Critica 2023

Lo sguardo della Settimana della Critica 2023

Presentato il programma della 38a Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma e parallela della Mostra del Cinema di Venezia che propone opere prime in grado di guardare e osservare lo stato di vita del mondo. Su quale sguardo si focalizza la selezione 2023?

E come sempre, è solo una questione di sguardo! Questa frase, semplicistica, riduttiva, un filo opportunista, seppur efficace e contenente un certo valore, ben si adatta al cinema. Ogni film può essere interpretato e capito attraverso il proprio sguardo, attraverso il modo in cui si guarda una pellicola. Ci sono in un film delle questioni che sono incontestabili, soprattutto in merito al linguaggio, però è lo sguardo personale, di ogni spettatore che può lasciare un segno nei propri occhi, nell’animo e nella memoria. Questo lo sa bene Beatrice Fiorentino, direttrice artista della Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma e parallela della Mostra del Cinema che lunedì 24 luglio ha presentato il programma della 38a edizione che si svolgerà dal 30 agosto al 9 settembre al Lido di Venezia, in concomitanza con la 80aMostra del Cinema di Venezia 2023. Queste le parole della Fiorentino: «Riportare lo sguardo al centro. Riappropriarsi del potere delle immagini e della responsabilità che deriva dall’atto di osservare attraverso un dispositivo di riproduzione. Cos’è il cinema oggi? È ciò che è sempre stato e ancora sarà, indipendentemente dai formati, dai supporti, dalla misura degli schermi e dai ripetuti allarmi sullo stato di crisi: una finestra sul mondo, indispensabile occasione di (ri)lettura oltre che di racconto, opportunità per esprimere un punto di vista. Talvolta personale, unico, talaltra riflesso di un sentire comune. È sempre, comunque, una questione di sguardo». Le sue parole sono chiare ed inequivocabili: il programma della SIC come ogni anno, anzi ogni anno sempre di più, diviene un momento di analisi cinematografica sul mondo, sulle questioni del mondo utilizzando e, quasi sfruttando a ragione, lo sguardo puro e incontaminato da logiche industriali, di 7+2 operanti del cinema, registi alla loro opera prima, desiderosi di iniziare la loro carriera. 

Alcuni dati, sempre utili. La Settimana internazionale della Critica è una sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) e composta da una selezione di sette opere prime in concorso e tre eventi speciali, tutti presentati in anteprima mondiale. La selezione è curata dalla Delegata Generale della SIC Beatrice Fiorentino con i membri della commissione di selezione Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni. I sette lungometraggi in concorso alla 38aSIC concorrono per il Gran Premio IWONDERFULL, assegnato da una giuria internazionale al miglior film in concorso e del valore di € 5.000; il Premio del Pubblico THE FILM CLUB, assegnato dagli spettatori in sala e dal valore di € 3.000. Il Premio Circolo del Cinema di Verona, assegnato da una giuria composta da soci under 35 del Circolo di Verona e destinato al film più innovativo della sezione. Il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, sponsorizzato dall’Hotel Saturnia di Venezia e assegnato da una commissione di critici iscritti al Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Infine, il premio più ambito, quello a cui la SIC da diversi anni concede i suoi film ossia il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” che è selezionato attraverso tutte le opere prime dei concorsi e assegnato quest’anno dalla presidentessa di giuria, Alice Diop. 


Ecco a voi le opere prime.
Sempre la Delegata Generale: «Sono film che raccontano storie “per tutti”, perfettamente calati nel presente, che non smarriscono il piacere per l’intrattenimento, ma non temono neppure di affrontare la sfida di una provocazione. L’atto della visione non è mai stato così politico». Bene, lo sguardo dei mestieranti del cinema selezionati non solo vuole osservare il mondo, ma lo vuole fare compiendo un atto politico, ossia denunciando, mettendo in evidenza, sottolineando, scrutando con spirito critico storture e pregi, difetti e direzioni corrette. 7 lungometraggi in concorso, un film di apertura e uno di chiusura, entrambi fuori concorso, e una proiezione speciale. Cominciamo con i film in concorso e capiamo come le parole della Delegata si adattano ai film. Il documentario About Last Year di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano e Morena Terranova parla dello spazio del corpo da intendersi come il luogo, i ballroom sorti in Italia negli ultimi anni, nel caso del film a Torino, in cui le tre ragazze protagoniste posso esprimersi attraverso il loro corpo senza giudizi e pregiudizi. Ciò gli permetterà di riconoscere la loro vita e lottare per essa. Uno sguardo indipendente, potremmo dire. Allo stesso modo è indipendente, fuori dalle etichette precostituite socialmente, lo sguardo di Julia Fuhr Mann, regista tedesca, con il suo film, tra finzione e documentario, Life is Not a Competition, But I’m Winning che indaga il mondo dello sport dalla parte degli esclusi. Questi sono la maratoneta trasgender e Annet Negesa, l’atleta che ha dovuto sottoporsi a chirurgia ormonale voluta dalle federazioni sportive internazionali. Oltre le regole, ci può essere solo lo sguardo utopico. Hoard di Luna Carmoon, è al contrario uno sguardo traumatico che si esprime nella storia di Maria lungo dieci anni dal 1984 al 1994, passando da una sensazione da brivido lungo la schiena, al dolore espresso dalla presenza di un uomo che le provoca un trauma famigliare. Anche Adam, protagonista dalla vita mediocre di Sky Peals di Moin Hussain, deve ricostruire un rapporto con il padre mai conosciuto che improvvisamente riappare nella sua vita. Ma a quale prezzo si può ricostruire un’identità e in che termini?

Love is a Gun, debutto alla regia dell’attore taiwanese Lee Hong-chi, parla di riapparizioni famigliari, questa volta però nelle tinte del noir cupo, rabbioso e pieno di dolore. Sweet Potato, il protagonista, rilasciato dalla prigione, deve rifare i conti con il suo passato e soprattutto con il “boss”, ma il ragazzo non vuole lasciare agli altri la speranza di decidere del suo futuro. La traccia del dolore, di uno sguardo che vuole inquadrare la realtà di molte situazioni di vita non piacevoli, si ferma su Malqueridas di Tana Gilbert, un documentario sulle madri detenute nel Cile di oggi. Le immagini e di conseguenza il trauma doloroso che queste donne devono subire nel vedere i loro figli crescere lontane da loro, è mostrato con le immagini che loro stesse hanno girato con i cellulari, vietati, in prigione. The Vourdalak di Adrien Beau, è, infine un viaggio tetro nella terra dei morti viventi assetati di sangue, quella dei Vourdelak, di un giovane marchese. C’è lo sguardo straniante, alienante, c’è la sofferenza e il dolore, il trauma e la ricerca di identità ed esistenziale che accomuna questa pellicola, girata in 16mm, alle altre. Il meccanismo è noto: mostrare qualcosa, anche di terrificante, per parlare di altro. Anche questo significa fare un cinema politico. 

Il film di apertura della SIC è God is a Woman di Andrés Peyrot, un documentario che parla del cinema stesso. Un lavoro di antropologia visiva sul popolo Kuna del regista francese Pierre-Dominique Gaisseau, ritrovato dopo che le bobine del girato del 1975 erano state perse. La visione porta a una riflessione, qual è la responsabilità nel fare cinema? Il film di chiusura, invece, è Vermin di Sébastien Vaniček, un film sociale girato nella marginalità delle banlieue in cui un’invasione di ragni velenosi costringe alla sopravvivenza gli abitanti di una palazzina. Il significato di quei ragni è racchiuso nello sguardo di chi guarda. Infine, Passione critica, la proiezione speciale realizzata in collaborazione con la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e con le Giornate degli Autori, è un documentario di 60’ di Simone Isola, Franco Montini, Patrizia Pistagnesi con l’intento di studiare il rapporto tra critica e autori nella storia del cinema italiano in relazione con la storia del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, sin dal suo atto di fondazione nel 1971. 

La SIC non finisce qui. SIC@SIC, Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica, una collaborazione tra Cinecittà e la sezione, ottava edizione, propone una selezione di cortometraggi di registi italiani, da intendersi, ogni anno sempre più, come un guardare avanti e scommettere sempre su queste corte visioni. Al centro dei corti selezionati ci sono le inquietudini del presente nelle forme non dissimili dai lungometraggi selezionati dalla SIC: la tendenza a forme di narrazione ibrida o non-fiction, il dialogo tra spazio e individuo, la connessione circolare tra passato e presente, la centralità dell’immagine. 7 corti in concorso, più il corto di apertura, Incontri di notte di Liliana Cavani, Leone d’oro alla Carriera 2023 della Mostra del Cinema, e quello di chiusura, Tilipirche di Francesco Piras, i quali sette concorrono per Il Premio al Miglior Cortometraggio offerto da Frame by Frame e consistente in servizi di post-produzione per il prossimo cortometraggio del regista premiato; il Premio alla Migliore Regia offerto da Stadion Video e consistente nella realizzazione dell’edizione inglese sottotitolata per il prossimo cortometraggio del regista premiato; il Premio al Miglior Contributo Tecnico offerto da Fondazione Fare Cinema e consistente nella partecipazione all’edizione 2024 del Corso di Alta Formazione Cinematografica in Regia “Fare Cinema”. Inoltre dopo l’anteprima a Venezia, il dipartimento Promozione Internazionale Cinema Contemporaneo di Cinecittà offrirà ai cortometraggi presentati in concorso a SIC@SIC varie opportunità di promozione a livello internazionale attraverso una serie di iniziative e festival. I 7 corti selezionati sono: De l’amour perdu di Lorenzo Quagliozzi; Foto di gruppo di Tommaso FranginiIt isn’t so di Fabrizio Paterniti Martello; La linea del terminatore di Gabriele Biasi; Las memorias perdidas de los árboles di Antonio La Camera; Pinoquo di Federico Demattè; We should all be futurists di Angela Norelli.

Crediti fotografi: ufficio stampa The Rumors


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.