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Bye bye Venezia 70: i 5 momenti migliori e quelli peggiori della Mostra

Un piccolo rendez-vous prima di lasciare alla storia la Mostra del Cinema di Venezia 2013. Personaggi, attimi, storie e momenti belli e brutti che hanno scandito la vita di questo grande e unico cinefestival

La Mostra del Cinema di Venezia 2013 è finita sabato 7 settembre. Tutti hanno abbandonato il Lido. Anche il direttore Alberto Barbera con un tweet ha lasciato Venezia, sancendo la fine di questa esperienza. Il tempo dei bilanci è al termine, i vincitori ci sono, le polemiche pure e gli allori sono stati sventolati. È, quindi, davvero il momento di mettere la parola fine e rimandare tutto al 2014.
Prima di dire basta, c'è, però, il tempo per un ultimo bilancio, per una piccola carrellata di momenti cinematografici (e non solo) che hanno reso affascinante e unica la Mostra del Cinema 2013.
Partiamo da situazioni, immagini, eventi meno gradevoli.


 

 

 

5. Il gruppo delle Femen. Sono sbarcate al Lido per accompagnare la presentazione del documentario fuori concorso Ukraine is not a Brothel di Kitty Green. Si sono presentate agguerrite in conferenza stampa e poi in topless al photocall con le loro scritte sul corpo. La sera hanno sfilato sul red carpet fasciate da abiti elegantissimi e splendidi, mostrando la loro bellezza, in barba alla loro battaglia contro la società sessista che sfrutta il corpo femminile. C'è qualcosa che non convince, considerando anche che nel documentario il loro capo, un uomo, afferma, si spera ironicamente, che ha fondato il gruppo per avere più successo con le donne. Mah!

 

4. La visione del film Les terrasses di Merzak Allouche. Nella nostra recensione abbiamo già evidenziato i motivi per cui questo film non convince. L'aggravante non risiede particolarmente nell'avergli affidato la chiusura, ossia l'ultimo ricordo del Concorso, ma nell'averlo selezionato.

 

3. La ristorazione al Movie Village nel cuore della Mostra. Sulla qualità del cibo al self service c'è poco da sindacare. Sulla loro varietà c'è molto da dire dal momento che per dodici giorni è stato proposto sempre lo stesso menù a prezzi davvero proibitivi. In particolare lo stand della pizza ha funzionato alla grande. Il personale esiguo faceva ciò che poteva con le risorse a disposizione. Gli ingredienti proposti erano ai limiti del commestibile e la cottura delle pizze a volte era inesistente dal momento che i forni erano spesso rotti. Chi dobbiamo ringraziare per questo disservizio?

 

2. Al punto numero due vogliamo menzionare due scene di un film in Concorso, così incomprensibili da essere davvero tutto tranne che belle. Sono due momenti di Tom à la ferme di Xavier Dolan. Nella prima i due protagonisti maschili, Tom, interpretato dallo stesso Dolan, e Francis (Pierre-Yves Cardinal), ballano in una stalla il Tango dei Gotam Project. Considerando che un attimo prima i due maschietti si sono ammazzati di insulti, pugni e schiaffi, questo momento, arrivato improvvisamente anzi preceduto da una sniffatina di coca, dovrebbe rappresentare il loro personale idillio. In realtà lascia molto spazio alla risata. La seconda scena vede protagonista Tom e Sara (interpretata da Evelyne Brochu). La donna, chiamata alla fattoria da Tom per porre finire alle angherie di Francis, si rende conto dello stato elevato di psicosi degli abitanti della casa e consiglia caldamente al protagonista di abbandonare al più presto questo luogo. Tom con occhi catatonici gli risponde: "Non posso andare, devo acquistare la mungitrice laser". Grasse e grosse risate in sala sono scaturite da questo piccolo attimo di follia domestica.

 

1. Il momento meno bello, meno affascinante, l'istante più triste si è consumato domenica 1 settembre, quando il Presidente dello Studio Ghibli, Koji Hoshino, ha annunciato in conferenza stampa che The Wind Rises di Hayao Miyazaki è l'ultimo film girato dal maestro. Il cinema perde un punto di vista e un creatore di immagini senza eguali. Possiamo almeno godere di questo suo ultimo capolavoro con gioia, serenità e un tocco di malinconia.


Si torna al sereno. Ecco i cinque momenti indimenticabili della Mostra di Venezia 2013.

 

5. Le lacrime di Ken Watanabe alla fine della proiezione in Sala Grande di Unforgiven di Lee Sang-il. Per cinque minuti lui e il cast presenti in sala hanno ricevuto il sincero e caloroso applauso del pubblico. L'attore giapponese è passato dal sorriso di soddisfazione alle lacrime di gioia per tanto affetto.

 

4. La battaglia del pene. In Moebius di Kim Ki-duk si assiste alla corsa folle di due ragazzi, entrambi evirati, verso un pene appena tagliato che sguscia dalla loro mani infilandosi tra le auto in corsa. Gli occhi sgranati, increduli e disperati degli attori sono al limite del grottesco e stemperano la tensione del film in maniera eccellente.

 

3. L'attore e regista cinese Jiang Wen, membro della giuria, che nella ultima notte della Mostra, sabato 7 settembre, indossando calzoncini, canotta e infradito in compagnia della moglie, si allontana dalla bolgia di gente elegantissima presente all'Hotel Excelsior intenta ad entrare alla festa di chiusura. Lo sguardo di Jiang Wen di sdegno e tristezza per la ressa è stato stupefacente.

 

2. Per festeggiare i 70 anni della Mostra del Cinema, l'organizzazione ha deciso di proporre prima delle proiezioni dei film in Concorso un filmato dell'Archivio Luce che riassumeva l'atmosfera, i vincitori e le star presenti al Lido delle prime 30 edizioni della Mostra. I filmati sono stati apprezzati per la loro simpatia e ironia ed è stato un tuffo in un passato cinematografico italiano roseo e brillante. Da segnalare i divi americani ripresi mentre prendevano il sole in spiaggia senza orde di fan inferociti attorno, la Coppa Mussolini, premio prettamente fascista, e Alberto Sordi, vero mattatore e prezzemolino della Mostra del secondo dopoguerra.

 

1. Il ricordo più bello è l'inquadratura finale di Stray Dogs, l'ultimo film di Tsai Ming-liang. L'immagine di un palazzo distrutto con appesa a un muro la stampa di un letto di sassi con in lontananza una montagna è l'ultimo fotogramma del cinema di un maestro che ha deciso di lasciare la macchina da presa e rinunciare a narrare, in maniera unica, le sue storie. Questa immagine ha il potere simbolico di rivivere negli occhi di chi l'ha osservata per giorni, settimane e forse per sempre.

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