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Far East Film Festival 2017: diario del Day 6

Il grande cinema hongkonghese del passato irrompe sugli schermi del Far East Film Festival, con la proiezione del restauro in 4K di Made in Hong Kong di Fruit Chan. La sesta giornata ha fatto registrare anche un interessante incontro con Feng Xiaogang e la proiezione di Extraordinary Mission di Alan Mak e Anthony Pun, Hamon: Yakuza Boogie di Syoutarou Kobayasi e Fabricated City di Park Kwang-hyun  

L'evento principale della sesta giornata del Far East Film Festival 19 è stato senza dubbio la presentazione della versione restaurata in 4K di Made in Hong Kong di Fruit Chan, con il regista e la produttrice Doris Yang presenti in sala, operazione di recupero cui il FEFF ha contribuito in maniera decisiva. Inutile dire che la proiezione è stata un autentico momento di grande cinema che ha anche commosso nel rivedere le immagini di uno dei capolavori assoluti della cinematografia di Hong Kong, capostipite dell'irruzione della problematica dell'handover nella cinematografia dell'ex colonia britannica. Quando il film sarà disponibile in DVD, finalmente potremo gettare via dai nostri scaffali le copie di infima qualità che abbiamo conservato per tanti anni sostituendole con un documento prezioso di grande fattura del Cinema.

Sempre con marchio Hong Kong e coprodotto dalla Cina, è stato proiettato Extraordinary Mission, diretto dal regista Alan Mak in coppia con Anthony Pun. Una storia all'apparenza classica di infiltrati ma che si discosta abbastanza dai canoni tipici del film d'azione di Hong Kong. La contaminazione con la cinematografia della Cina continentale ha condotto ad un prodotto dalla indubbia eccellenza tecnica e dalla forte carica spettacolare, imperniato sulla tematica della lotta alla droga, problema tra i più sentiti in Cina in questi anni. Il protagonista è un infiltrato all'opera nella cosiddetta zona del ‘triangolo d'oro’, alle prese con un potente narcotrafficante col quale esistono dei conti in sospeso da anni e che inevitabilmente dovranno essere saldati. La pellicola come film d'azione funziona e anche alcune tematiche legate ai personaggi sono ben costruite. Di certo però siamo più dalle parti dell'action movie di Dante Lam che da quelle di Infernal Affair, soprattutto relativamente al mood complessivo del film.

Feng XiaogangIl pomeriggio è stato occupato almeno in parte dall'interessantissimo incontro con Feng Xiaogang, accompagnato dal produttore James Wong della casa di produzione Huayi Brothers. Il regista cinese ci ha raccontato la scelta tecnica che lo ha portato ad usare vari formati di immagine per la realizzazione del film I Am Not Madame Bovary (proiettato ieri), del suo rapporto ormai quindicennale con James Wong e del loro modo di lavorare assieme, del momento di espansione impetuoso che attraversa la cinematografia cinese e del ruolo dei cineasti indipendenti. Feng ha inoltre dispensato consigli a giovani studenti di cinema cinesi in Italia e ha raccontato qualche aneddoto sulla sua attività, particolarmente gustoso quello riguardante la scelta di Fan Bingbing come interprete di scorta, visto che la protagonista designata doveva essere un'altra e ovviamente nessuno ha avuto il coraggio di chiedere chi fosse. Il regista ha infine annunciato che il suo prossimo lavoro uscirà probabilmente ad ottobre, racconterà la storia di alcuni artisti all'interno delle forze armate cinesi ed avrà una forte impronta autobiografica.

Hamon: Yakuza Boogie del giapponese Syoutarou Kobayasi è una commedia dalle tinte nere con buon ritmo e divertente che racconta la storia di una strana coppia alle prese con la yakuza: uno è un affiliato regolare, l'altro è uno sfaccendato che lavora ai margini della organizzazione malavitosa con la grande passione per il cinema. E sarà proprio il cinema attraverso un produttore truffaldino a mettere entrambi nei guai con la yakuza. Dialoghi divertenti, situazioni curiose e imprevedibili, ma anche una certa mancanza di continuità contrassegnata da alcune incertezze nello sviluppo narrativo, fanno di Hamon un buddy movie sui generis dal quale emerge un singolare concetto di amicizia.

Fabricated City del coreano Park Kwang-hyun è un ipercinetico e cybernetico racconto a metà strada tra il videogame e il fumetto. Il protagonista è un giovane dipendente da videogiochi che viene incastrato per lo stupro e la morte di una minorenne. Quella che è la sua squadra virtuale nel gioco online cui partecipa decide di trasferire il virtuale nella realtà e si organizza per dimostrare che il giovane è innocente, portando allo scoperto una macchinazione condotta da personaggi loschi. Film dal gran ritmo indubbiamente con scene d'azione a iosa improntate al fracasso più totale, ipertecnologia a fiumi, qualche riflessione sulla giustizia e sul potere dei potenti, fanno di Fabricated City un lavoro commerciale di buona fattura, di indubbia presa soprattutto tra l'audience più giovane.

Il nostro giudizio ai film visionati:

Extraordinary Mission

Hamon: Yakuza Boogie

Fabricated City



Video

Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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