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Far East Film Festival 2016: titoli di coda e tutti i vincitori

Samo Hung - Diario Day 9 - FEFF 18Gli ultimi titoli proiettati, Sammo Hung premiato alla carriera prima dell’anteprima del suo The Bodyguard, i vincitori: cronaca della giornata conclusiva alla kermesse di Udine

La giornata conclusiva del 18° Far East Film Festival è inevitabilmente vissuta sul gran finale dedicato a Sammo Hung: Lifetime Achievement Award e proiezione dell’ultimo lavoro che vede il ritorno alla regia del grande artista marziale dopo tantissimi anni.
The Bodyguard è un lavoro che stranamente è giunto ad Udine preceduto da un coro di critiche poco favorevoli e che invece regala tutto quello che c’è da aspettarsi in un film del genere, a partire da quello spirito hongkonghese intimo che a prima vista potrebbe sembrare un po’ annacquato, soprattutto per la sua ambientazione nell’estremo nord della Cina a due passi dal confine con la Russia. La figura del vecchio e leggendario agente speciale della sicurezza dell’esercito cinese un po’ imbolsito e acciaccato, con una precoce demenza incipiente è indubbiamente bella e a tratti commovente, ma il vecchio leone che vive da solo, sopraffatto dai rimorsi personali, è capace ancora di ruggire e far molto male quando deve difendere la sicurezza della sua piccola amica, figlia di un truffatore da quattro soldi, con cui passa le giornate: gangster locali e gangster russi feroci e spietati scopriranno come la forza e la tecnica del vecchio eroe sia ancora lungi dal venir meno. Francamente difficile chiedere di più a un film di genere come questo, arricchito da comparsate d’autore di vecchi amici di Sammo Hung e da almeno un paio di scene di combattimenti spettacolari.

The ForestLa giornata si era aperta col film thailandese The Forest del regista britannico Paul Spurrier trapiantato in Oriente: è un racconto che coniuga storie di fantasmi tipicamente thai al racconto di formazione di una ragazzina e di un maestro di un piccolo villaggio ai margini di una foresta che incute terrore. Il film, pervaso da una certa ingenuità tipica di alcune produzioni orientali, alla fine non è un horror e non è un dramma, semmai è uno spaccato sociale molto radicato nelle tradizioni, tra le quali quelle legate ai fantasmi sono le più sentite.

Destiny del regista cinese Zhang Wei è sicuramente una delle sorprese in positivo di questo festival. Storia incentrata su un ragazzino autistico e sulle estenuanti battaglie che i genitori devono intraprendere affinché fossa frequentare una scuola pubblica, Destiny è pellicola che si lascia egregiamente alle spalle toni furbetti e da facile presa, mostrando la vera e cruda realtà senza alcun compiacimento, una fotografia nitida su un problema sociale verso il quale in Cina probabilmente ancora non c’è una coscienza e una conoscenza sufficientemente solide.

Inside ManInside Men del coreano Woo Min-ho si inserisce a pieno titolo nella scia di quei film di genere di cui ormai la Corea è l’indiscusso leader: storie di politica, malaffare, brutalità che si abbraccia al gangster movie più classico. Il fulcro del film è infatti il racconto di uno scandalo nel quale sono coinvolti uomini d’affari e politici giornalisti e gangster al soldo del più feroce di contendenti. Tema non particolarmente originale, ma svolto con grande pulizia che possiede un buon ritmo e una quantità di efferatezze che piaceranno tanto ai cultori del genere.

La giornata conclusiva del FEFF, passato l’effetto Sammo Hung, è all’insegna della Corea: Sori: Voice from the Heart è una favola moderna nella quale drammi personali si intersecano con la fantascienza grazie ad un robottino piovuto da un satellite americano in avaria e caduto nel mare di Corea: metà C1-P8 e metà ET, la forza dell’intelligenza artificiale diventa l’ultima ancora di salvezza di un uomo che da dieci anni cerca la figlia scomparsa, e che casualmente ritrova su una spiaggia il piccolo robot, grazie alle sue capacità di saper attraverso il riconoscimento vocale  localizzare qualsiasi persona. Gli americani rivogliono il robottino segreto, i coreani vogliono carpirne i segreti e il protagonista vuole tenerlo con sé per la sua interminabile ricerca. Tematiche legate alla tecnologia unite al dramma personale concorrono a costruire questa favola amara moderna per un film che, però, nel complesso non lascia troppo il segno.

A Melody to RememberA fine giornata, poco più tardi dell’una di notte, si è tenuta la cerimonia di premiazione che ha visto trionfare il cinema coreano con A Melody To Remember di Lee Han, cui è andato il Gelso d’oro assegnato al pubblico (sotto trovate l'elenco dei premi). Per un bilancio su vincitori e vinti e sul FEFF 18 in generale vi rimandiamo all’articolo con le nostre conclusioni che sarà online a breve. Stay tuned!

 



AUDIENCE AWARD 2016
1. A Melody to Remember, di Lee Han, 2016 - South Korea (media voto 4,29)
2. Sori: Voice From The Heart, di Lee Ho-jae, 2016 - South Korea (media voto 4,25)
3. Mohican Comes Home, di Shuichi Okita, 2016 – Japan (media voto 4,15)

BLACK DRAGON AUDIENCE AWARD 2016
Mohican Comes Home, di Shuichi Okita, 2016 – Japan (media voto 4,20)

MY MOVIES AUDIENCE AWARD 2016
Bakuman, di Hitoshi One, 2015 – Japan




Video

Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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