Anderson è ormai unanimemente considerato un regista cult ed ogni sua nuova fatica attira un’ampia mole di attenzioni. Quest’ultimo lavoro, in particolare, si candida ad essere considerato come uno dei suoi capolavori assoluti. I pochi fortunati che hanno avuto l’opportunità di vederlo all’apertura della Berlinale non ne sono rimasti affatto delusi. In generale i commenti sono più che positivi.
Eric Kohn di IndieWIRE ha descritto la pellicola spostando l’attenzione sull’estetica ormai consolidata del regista : ”Nel corso degli anni Wes Anderson ha sviluppato un mondo eccentrico e lussureggiante e The Grand Budapest Hotel eccelle nell’esplorarlo”.
Secondo Todd McCarthy dell’Hollywood Reporter, però, il film rischia di non venire compreso a fondo dagli spettatori: “In un modo oltremodo accattivante la sensibilità e le preoccupazioni presenti nel film richiamano un’epoca precedente, più elegante e quindi il significato profondo del film rischia di volare alto sopra le teste degli spettatori”.
Più diretto Justin Chang di Variety, che ha definito il film come “una vivace e fantasiosa evocazione di un’epoca passata”. Edward Douglas di Comingsoon.net ha elogiato la pellicola presentandola come “uno dei film più ispirati di Wes Anderson, influenzato dal cinema classico tanto da mantenerne lo stesso senso dello stile e del ritmo”.
I commenti dei critici sono quindi piuttosto unanimi nel considerare il film assolutamente riuscito, divertente, delicato, e perfettamente rispondente all’atmosfera che il periodo storico d’ambientazione e i costumi volevano suggerire. Insomma, la voglia di correre a vederlo aumenta di ora in ora sperando che non si siano sbagliati tutti i critici presenti all’apertura del Festival di Berlino.

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