Tutti pazzi per Rose (Festival di Roma 2012 - Fuori concorso)
- Scritto da Jlenia Currò
- Pubblicato in Film in sala
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Siamo nel 1958 in un paesino della bassa Normandia. Rose Pamphyle (Dèborah François) è un’adorabile ragazza di provincia di 21 anni dai modi impacciati e il destino segnato. Il padre, un burbero proprietario di un emporio che porta il suo stesso cognome, la vorrebbe vedere accasata con tanto di grembiulino da 'casalinga dell’anno'.
Ma Rose ha altri progetti e cerca impiego come segretaria a Lisieux. Il colloquio con Louise Echard (Romain Duris), un assicuratore trentaseienne, si rivela un disastro, ma lì Rose scopre di avere una dote insolita, è una scheggia a scrivere a macchina. Echard, da bravo ex sportivo con una propensione da coach, capisce il potenziale e accetta di affidarle l’incarico per cui aveva partecipato al colloquio a patto che si alleni per partecipare alle competizioni di dattilografia. Rose accetta ed è così che inizia un amore timido e irresistibile.
Una storia bizzarra quella proposta dal regista Régis Roinsard per il suo lavoro che partecipa alla settima edizione del Festival del Film di Roma nella categoria Fuori concorso. Il ritmo è incalzante, le ambientazioni e i personaggi hanno quella delicatezza che gli autori dalla ‘r molleggiante’ sono così abili a mettere in scena.
L’interpretazione di Déborah François è impeccabile. Difficile resistere alla tentazione di pensare a Audrey Hepburn con cui condivide lo stile e l’acconciatura, ma non i modi maldestri e il colore dei capelli. Il personaggio si incastra alla perfezione con il protagonista maschile di cui Romain Duris veste i panni. Il suo broncio scolpito nel viso non lo abbandona dall’inizio alla fine e contribuisce a creare quella distanza bramosa verso la giovane velocista dei polpastrelli.
La storia d’amore non ambisce certo ad avere toni verosimili, ma le dinamiche costruite non cedono allo stucchevole anche grazie alla bizzarra ambientazione delle gare dattilografiche. È una parentesi dichiaratamente fuori dal reale con personaggi un po’ stereotipati forse, ma che evitano di portarsi dietro un’etichetta di riconoscimento grazie alla sceneggiatura intelligentemente ironica.
Bérénice Bejo conferma il suo talento dopo l'interpretazione nel fortunato The Artist. Pur avendo un personaggio di secondo ruolo ma fondamentale non rischia mai di invadere lo spazio riservato ai due innamorati.