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Parkland - Recensione

L'assassinio di John F. Kennedy e le sue ricadute sulle persone che ne furono testimoni direttamente: al suo primo film da regista, Peter Landesman rilegge una delle pagine più buie della storia americana con un affresco corale fuori tempo massimo

Ha ancora senso nel 2013 riaprire una vecchia ferita come l'assassinio di John F. Kennedy di cui cinema e letteratura si sono già abbondantemente occupati nei modi più disparati? Sì, se si hanno nuovi spunti da mettere in gioco. Cosa che sembra mancare del tutto a Peter Landesman e alla sua opera prima Parkland.
Il film ripercorre gli istanti precedenti e quelli successivi all'assassinio di John F. Kennedy, ucciso il 22 novembre 1963 in Texas. E lo fa attraverso le ricadute che un evento così inaspettato e sconvolgente ebbe sulle persone che furono direttamente partecipi della tragedia. Seguiamo così sullo schermo una narrazione corale che coinvolge i medici e gli infermieri che cercarono di salvare la vita al Presidente Kennedy, gli agenti dei servizi segreti che furono incaricati di fare luce sull'attentato, un uomo di nome Abraham Zapruder che assistette in prima persona all'uccisione immortalandola con la sua cinepresa, fino ad arrivare alla famiglia di colui che fu ritenuto il responsabile dell'assassinio, ovvero Lee Harvey Oswald.
Landesman non cerca di fornire nuove rivelazioni sulla tragedia come ci si aspetterebbe da un giornalista d'inchiesta come lui lo è stato prima di sedersi dietro la macchina da presa. Si limita, piuttosto, a muovere la macchina da presa seguendo il flusso della narrazione, mettendo sempre al centro dell'attenzione i personaggi che rappresentano persone realmente esistite e le loro emozioni di fronte ad una circostanza straordinaria, quasi a voler far toccare con mano allo spettatore il clima di sconforto, sospetto e panico in cui sprofondò un intero Paese. Intento nobile, che però non basta a giustificare l'ennesimo film sull'assassinio Kennedy.

Se escludiamo la scansione ben congegnata degli eventi, la ricostruzione scenografica molto accurata e le interpretazioni di ottimo livello di alcuni attori (spiccano su tutte quelle di Paul Giamatti e Billy Bob Thornton), c'è poco altro che resta impresso del film. La sensazione è quella di un lavoro che arriva fuori tempo massimo, senza particolari pregi cinematografici.

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