Recensioni film in sala

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniIn salaGood Kill - Recensione

Good Kill - Recensione

Good Kill - 2014 - Film - RecensioneUn film sulla guerra chiude la selezione del Concorso della Mostra del Cinema 2014. Il tema è il logoramento dell'uomo nelle guerre di oggi condotte a distanza di chilometri attraverso l'uso dei droni. E' sul serio questo l'obiettivo del regista?

La guerra 2.0 si svolge a chilometri di distanza dall'obiettivo attraverso l'utilizzo di droni. Gli Stati Uniti hanno condotto i recenti conflitti in Medio Oriente bombardando e guidando le azioni delle truppe presenti sul territorio nemico utilizzando queste strumentazioni.
Rinchiuso in un piccolo hangar nel deserto del Nevada, fuori Las Vegas, c'è il Maggiore Thomas Egan che, insieme alla sua squadra, aziona missili e bombe su obiettivi sensibili, spesso anche civili, tra il Pakistan e lo Yemen. Thomas, però, vorrebbe tornare in volo sugli F-16, anche se la guerra non si combatte più con le strategie di una volta. Il suo malcontento sale e la sua vita si svolge regolare tra uccisioni a distanza, barbecue con gli amici e la delusione di non poter tornare a volare. Thomas decide, quindi, di dare una svolta a tutto questo e di cambiare la sua esistenza.
Andrew Niccol
prova con Good Kill a narrare la più stretta contemporaneità sulla guerra, ponendo in evidenza il suo aspetto più 'innovativo', ossia l'uso della tecnologia. I lanci dei missili, gestiti a distanza da postazioni che appaiono più come console di videogiochi, fanno perdere l'impatto partecipativo della guerra sull'uomo, seppur nella sua ripetizione seriale e meccanica, come dimostra nel film, e portano gli esecutori ancor di più all'interno della colpa. E' questo, però, l'obiettivo del film? Più che questo aspetto, la pellicola pare voler rivelare come la guerra sia logorante. Il regista per dimostrare questo si concentra sul volto di Ethan Hawke, il Maggiore Egan, sempre accigliato, bevitore incallito, scostante verso la moglie e la famiglia e spesso iroso tanto da rompere uno specchio a pugni. Queste azioni sono descritte con molta assolutezza e non sono anticipate da un'evoluzione del personaggio. In questo modo appaiono artefatte e finte e, così, la redenzione di Tommy dal suo ruolo di carnefice a distanza non risulta molto comprensibile. Quale pensiero o sentimento lega nel personaggio la delusione del mancato ritorno al volo con il rendersi conto della gravità tragica della sua esistenza?

L'obiettivo quindi di Niccol appare poco chiaro. Il regista, infatti, sembra più concentrato sull'aspetto tragico-empatico-fintamente emotivo della pellicola, in puro stile USA, che sulla possibilità di narrare la tragicità della guerra dal punto di vista dell'estremo logoramento umano dovuto in particolare a quella tecnologia che tanto aiuta e distrugge l'uomo.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 1

  Vai alla scheda del film
  Trailer del film


Video

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.