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E se vivessimo tutti insieme?

scena-da-film-e-se-vivessimo-tutti-insiemeChi l’ha detto che la vecchiaia è una brutta faccenda? Il regista francese Stéphane Robelin con la sua commedia dai toni soffici e malinconici approfondisce il tema legato alla quotidianità, più o meno originale, di un gruppo di ‘nonnini’ con uno spirito molto più giovanile di tanti nipoti

Annie (Geraldine Chaplin) e Jean (Guy Bodis), Albert (Pierre Richard) e Jeanne (Jane Fonda) insieme a Claude (Claude Rich) sono un gruppo di vecchi amici alle prese con le insidie dell’età che avanza. Gli oltre settantenni, stanchi della solitudine che, per qualcuno di loro, rischia di concludersi nel triste epilogo di una casa di riposo, decidono di andare a vivere tutti insieme, come lo stesso titolo suggerisce. 
Con gli umori divisi tra gli entusiasmi di qualche reduce di quel maggio del 1968 e lo scetticismo di altri più ancorati alle (mal)sane vecchie abitudini, i coinquilini condividono le loro giornate in cui non mancheranno risate, malinconie e colpi di scena. 
Insieme a loro Dirk (Daniel Brühl), un dog sitter studente di etnologia che arriva dalla Germania e che diventerà osservatore dell’esperimento conviviale dei cinque amici. 
Il regista francese Stéphane Robelin con la sua commedia dai toni soffici e malinconici ha approfondito il tema legato alla quotidianità, più o meno originale, di un gruppo di ‘nonnini’ con uno spirito molto più giovanile di tanti nipoti. 
La passione rugosa non è un tema accattivante, anzi forse respingente perché, come dice Jeanne, gli anziani sono spesso visti come asessuati, come angeli. Ma non lo sono. Infatti questi signori attempati hanno l’energia vitale e le pulsioni amorose di cui non si è abituati ad ascoltare le confidenze.
L’opera prima di Robelin è sostanzialmente un buon lavoro, con un ritmo sapientemente gestito dall’inizio alla fine. Aiutato anche da un cast autorevole, trasmette una ventata di freschezza in un’età piena di pregiudizi. L’intrattenimento è garantito e sono rispettati i toni rilassati del genere che rappresenta, la commedia, pur trattando argomenti non facilmente digeribili come la malattia, la sofferenza della solitudine. 
Tutto permeato di uno spirito borghese, dalla caratterizzazione dei personaggi alle ambientazioni. Retaggio alleniano in salsa francese. Il mix, però, restituisce un contesto se non assolutamente credibile, comunque convincente. Si ragiona sempre in termini di utopia, seppure prossima alla sepoltura, ma pur sempre utopia. 
 
E se vivessimo tutti insieme? è una pellicola che proprio nel suo essere senza troppe  pretese, nel suo non andare oltre le righe – eccezion fatta per uno sbandamento accennato soltanto sul finale – difficilmente delude. 
 
 


 

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