Recensioni film in sala

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniIn salaDie Hard - Un buon giorno per morire

Die Hard - Un buon giorno per morire

Tanta azione e poca ironia: il quinto capitolo della saga Die Hard non sembra il più riuscito dei cinque, ma certamente piacerà ai fan dei film estremi d’azione, per il suo ritmo sempre sostenuto, anche se brilla poco per umorismo e originalità

Tempi difficili per i film d’azione, quelli in cui gli uomini duri sfoderano tutto il loro fascino a suon di mitra, in improbabili e interminabili sparatorie. A distanza di 25 anni dal primo Die Hard, Bruce Willis si ripropone ancora una volta come protagonista, nel quinto capitolo della saga, nel leggendario ruolo del detective della polizia John McClane, nonostante in America infuri la polemica sulla natura diseducativa o meno di pellicole che contengono tanta violenza. Ma il vecchio Bruce su questo glissa e rincalza, dichiarando apertamente che finché ce la farà fisicamente, continuerà a far sognare il suo pubblico con film come questo.
E in questo quinto capitolo, intitolato Un buon giorno per morire, con la regia di John Moore, McClane va a Mosca per rintracciare il figlio che non vede da tempo, Jack (Jai Courtney), ma rimane molto sorpreso quando all’arrivo scopre che il suo ragazzo lavora come spia governativa per proteggere un informatore, un tale Komarov. I McClane si trovano subito ad affrontare gravissimi pericoli e sono costretti a superare ogni contrasto per portare al sicuro Komarov e provare a fermare un crimine disastroso niente di meno che a Chernobyl.
Ancora tanta azione, scene di vita spericolata fino all’inverosimile, ma in effetti è questo il motivo del successo della saga che, pur a distanza di tanti anni, giustifica la presenza di un Bruce Willis 57enne come l’unica salvezza del figlio, abile ma ancora inesperto in tante cose. Ed ecco che in più di un’occasione, il protagonista risolve la situazione tutto da solo, dando al suo rampollo lezioni di scaltrezza e abilità nel maneggiare ogni tipo di arma. Dunque, non solo una storia di violenza pura, ma col risvolto positivo della famiglia che da disgregata finalmente si riunisce.

La componente principale dell’intera saga, l’ironia, è qui relegata a brevi scambi di battute, per giunta ripetitive e scialbe. La sceneggiatura è quasi inesistente e si riduce a una concatenazione di scene pericolose. Tanti complimenti agli stuntmen, ma per quanto riguarda i protagonisti non c’è molto da dire. Il film raggiunge la sufficienza per essere proposto agli appassionati del genere.

Vai alla scheda del film

 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.